Si è tenuto oggi l’interrogatorio di Sabrina Misseri, l’accusata principale nel processo per l’uccisione di Sarah Scazzi. Un interrogatorio che ha visto la giovane negare in maniera decisa qualunque interesse affettivo nei confronti di Ivano Russo. Che è invece l’impianto base dell’accusa: la gelosia di Sabrina nei confronti della cugina Sarah, anche lei innamorata del ragazzo, avrebbe fatto scattare il raptus omicida, con la copertura successiva della madre Cosima. Anche lei agli arresti, la donna oggi, al contrario della figlia, si è rifiutata di deporre in aula. Il tutto mentre la difesa presentava ben 49 lettere scritte dal rispettivamente marito e padre Michele in cui si autoaccusa della morte di Sarah. Ilsussidiario.net ha chiesto un’opinione a Ilaria Mura, che ha seguito il caso fin dall’inizio, che ammette come la confusione sia ancora tanta: “Ci sono dati oggettivi, tecnici, che fanno propendere verso l’accusa nei confronti di Sabrina, ma rimane un dato di fatto la personalità oscura e ambigua di Michele Misseri. E’ impossibile al momento capire se il padre ha cercato di coprire le colpe della figlia o viceversa”. Secondo Ilaria Mura, i tre personaggi della famiglia Misseri (padre, figlia e moglie) sono tutti quanti coinvolti in qualche modo, hanno sicuramente pasticciato: “Ci sono elementi tali che fanno pensare che la pubblica accusa, al di là del movente della gelosia, abbia in mano delle prove schiaccianti. Come ad esempio il fatto che in un determinato momento decisivo per il caso, quando cioè viene uccisa Sarah, il cellulare di Cosima si sarebbe attaccato a una rete che si aggancia solo se si va nel garage”. Non solo. Secondo Ilaria Mura tutto il modo in cui le due donne hanno gestito la vicenda fin dai primi momenti fa venire dei sospetti: “Questa agitazione iniziale, le ricerche così confusionarie, Sabrina che cerca di depistare le indagini lanciando dei sospetti sul padre di Sarah. E poi Michele Misseri che dice che l’ha uccisa con una corda ma che poi ha bruciato questa corda, mentre invece l’autopsia parla di una cintura come arma del delitto. Cintura che trovi non in un garage ma in una abitazione”. Insomma, ci sono ancora troppi punti oscuri ma in mezzo a questi risalta la figura ambigua di Michele Misseri: “Zio Michele appare, dal mio punto di vista, come il tipo di uomo perverso, certo un po’ campagnolo come personalità, ma dai lati oscuri e inquietanti. Sappiamo bene che tipo di esistenza avesse condotto: non sarebbe da escludere che abbia voluto vendicarsi di come la moglie e la figlia lo avevano sempre trattato. Poi si è reso conto che il gioco era più grande e ha detto la verità. Ma è anche strano che uno uccida una ragazza per un trattore, lo scatto d’ira che lui ha usato come giustificazione per l’omicidio”. Rimane il fatto che per l’accusa lui è solo il semplice esecutore della volontà delle due donne di casa: “Sì, ma come fa un padre, nell’immediatezza dei fatti, ad accusare la figlia? Secondo me o è vero quello che ha detto nella seconda deposizione quando accusa la figlia oppure si è messo a giocare, come ha giocato con tutti, senza rendersi conto del danno che faceva. Un triangolazione del male? In sostanza, Misseri vuole assolvere se stesso, la moglie e la figlia. Mi verrebbe da definirlo un mascalzone. Che le due donne si presentino malissimo generando dei sospetti è vero, ma lui non convince”.
Per Ilaria Mura è un sospetto che non si placa: “Mi dà realmente l’idea del maniaco sessuale ossessionato da Sarah. Un tipo del genere non può inventare che ha stuprato un cadavere: o lo hai fatto davvero o non lo hai fatto”. La questione dunque rimane aperta: “Hanno pasticciato malamente tutti e tre. Il punto è se è lui a coprire Sabrina o viceversa. Un delitto orribile maturato in un ambiente depresso, dal punto di vista morale e culturale”.