Nell’ultimo periodo – specialmente dallo scorso 14 di dicembre – si fa un gran parlare attorno al neo-introdotto test salivare che le forze dell’ordine possono utilizzare nei normali controlli stradali per verificare l’uso di sostanze stupefacenti da parte del conducente del veicolo: una norma abbondantemente discussa e che ha causato una vera e propria spaccatura netta – ma ci torneremo tra qualche riga – tra sostenitori e detrattori e che di fatto non rappresenta una novità dato che si tratta di strumenti già in uno alle forze dell’ordine da parecchi anni; anche se prima delle modifiche al Codice della strada fortemente volute dal Ministro dei Trasporti Matteo Salvini il test salivare non era quasi mai presente nelle auto delle pattuglie stradali.
Partendo dal principio, è bene ricordare che la modifica del Codice è andata semplicemente ad eliminare la necessità di accertare lo stato psicofisico alterato del conducente per sottoporlo al test salivare, omologandolo – insomma – a quanto già succede per i test con l’etilometro e rendendo più semplice (ovviamente previa verifica della positività) comminare le sanzioni: queste sono rimaste inalterate e prevedono la sospensione della patente da 1 a 2 anni, il divieto di conseguirla nuovamente per almeno 3 anni, la decurtazione di 10 punti, il pagamento di una sanzione tra i 1.500 e i 6mila euro, la confisca del veicolo di proprietà e l’arresto da 6 mesi ad un anno.
Concretamente, il test salivare – che funziona in modo del tutto analogo a quelli per il coronavirus ai quali ci siamo abituati in epoca pandemica – altro non è che un tampone che viene inserito nella bocca del conducente per prelevare un piccolo campione di saliva e scoprire grazie ai reagenti presenti nel test stesso se ha assunto cannabis, cocaina, oppiacei, anfetamina, metanfetamine o ecstasy; il tutto nell’arco di pochi minuti e – dicevamo prima – senza la necessità che la pattuglia abbia un legittimo e fondato sospetto sull’alterazione del conducente.
Test salivare per l’uso di droghe: tutto quello che c’è da sapere sul nuovo Codice della strada
Dopo aver effettuato il test salivare in strada, gli agenti di pattuglia a fronte di un risultato positivo provvederanno alla temporanea sospensione della patente e preleveranno altri due campioni salivari da inviare al laboratorio forense di Roma per un secondo e più preciso controllo: a fronte di una conferma dell’esito positivo si procederà a comminare le sanzioni che abbiamo evidenziato prima, mentre se l’esito fosse negativo allora la patente verrebbe riabilitata.
Di importante da sottolineare ci sono altri due aspetti: il primo è che il test salivare va considerato un ‘precursore‘ e – dunque – il conducente non si può sottrarre alla verifica (pena vedersi comminata comunque l’intera sanzione), mentre in assenza di questo resta ferma la necessità di un ragionevole motivo per procedere ad un test più invasivo – ovvero delle urine o del sangue – che può essere di mero tipo sintomatico, oppure di guida spericolata (e qui rientrano anche gli eventuali incidenti commessi) o – ancora – legato alla presenza in macchina di un noto spacciatore o di precedenti a carico del conducente.
Le criticità del test salivare per rilevare le sostanze stupefacenti assunte
Come anticipavamo in apertura, sono molte le critiche mosse a questo nuovo uso del test salivare con molte associazioni antiproibizionistiche che lamentano il fatto che la positività salivare sia rilevabile anche parecchi giorni dopo l’assunzione di droghe (secondo studi dalle 22 alle 96 ore, in base alla sostanza) e anche dopo il superamento degli effetti alteranti, rendendola di fatto una norma che mira a proibire e punire l’uso di stupefacenti più che l’effettiva pericolosità alla guida.
Similmente, nella norma che introduce l’uso del test salivare mancano delle clausole di salvaguardia per gli utilizzatori di cannabis ad uso terapeutico (che se positivi, verranno puniti in modo del tutto analogo a chi la usa a scopo ricreativo), così come secondo alcuni – ma per ora non c’è nulla di realmente testato – il rischio è di falsi positivi anche a fronte dell’uso di determinati farmaci; e – non da meno – anche chi è stato soggetto al fumo passivo in determinate condizioni potrebbe risultare positivo pur essendo del tutto lucido e pur non avendo mai usato direttamente droghe di nessun tipo.