E’ una Debora Sorgato del tutto diversa rispetto a quella emersa nell’ambito dell’inchiesta e del processo sul delitto di Isabella Noventa. A rivelare alcuni interessanti retroscena di quanto avviene in carcere è PadovaOggi.it, che riprendendo i quotidiani locali parla di Debora come una vera e propria “detenuta modello”. La donna, come sappiamo, è accusata ed attualmente a processo per l’omicidio volontario premeditato di Isabella Noventa, al pari del fratello Freddy e dell’amica Manuela Cacco. Dal 16 febbraio 2016 è nel carcere di Verona dove si sarebbe già guadagnato il rispetto delle altre detenute, assumendo un ruolo di leader. Dopo essersi guadagnato un posto come cuoca nella mensa del penitenziario, Debora Sorgato sarebbe stata anche testimone di nozze tra due detenuti stranieri. La sua posizione di forza se la sarebbe guadagnata sin da subito, non a caso la difesa di Manuela Cacco, nel corso dell’ultima udienza, avrebbe messo in risalto le presunte minacce ricevute dalla sua assistita da parte di terze persone ma che vedrebbero proprio Debora artefice. Per questa ragione l’amica sarebbe stata trasferita nel carcere di Venezia al fine di evitare un confronto con la Sorgato il quale sarebbe potuto tramutarsi in tragedia.
Le attuali udienze del processo sul delitto di Isabella Noventa, sono dedicate alle difese dei tre imputati. Ad aver aperto il primo appuntamento, lo scorso martedì, è stato l’avvocato Alessandro Menegazzo, difensore di Manuela Cacco, il quale ha avanzato al giudice la richiesta di assoluzione in favore della sua assistita. A sua detta, la tabaccaia di Camponogara sarebbe stata un mero “pupazzo” nelle mani di Freddy e Debora Sorgato, per i quali il pm Falcone ha chiesto la condanna all’ergastolo. Insomma, il ruolo della Cacco sarebbe stato decisamente inferiore o meglio, del tutto esterno rispetto alla fase omicidiaria vera e propria. Per il suo avvocato, dunque, andrebbe scagionata per non aver ucciso Isabella Noventa e per non aver saputo quali fossero gli intenti degli altri due indagati. Una posizione che andrebbe a scontrarsi con la madre della vittima, l’anziana signora Ofelia, la quale ha di recente commentato con estrema rabbia la richiesta di condanna a carico della donna.
Secondo il pubblico ministero, a differenza dei fratelli Sorgato, Manuela Cacco avrebbe avuto un ruolo differente nel delitto della segretaria di Albignasego. Per tale ragione, congiuntamente alla collaborazione intravista nella donna sin dal giorno del suo fermo non solo con gli inquirenti ma anche con lo stesso pubblico ministero e poi in fase di incidente probatorio, sarebbero stati richiesti solo 16 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio volontario e per lo stalking a scapito della 55enne. “Dopo tutto quello che ha fatto alla mia amata Isabella, sia da viva che da morta, il solo pensiero che per lei sia stata chiesta una condanna così lieve mi fa stare male”, ha tuonato la madre della vittima sulle pagine del settimanale Giallo.
Il dolore per la perdita così atroce dell’amata figlia, sta letteralmente consumando l’anziana madre, la quale ha ribadito la grande ingiustizia rispetto al trattamento riservato a Manuela Cacco. “Quella donna malvagia, al pari dei fratelli Sorgato, tra qualche anno sarà fuori dal carcere”, ha commentato la mamma di Isabella Noventa, incerta su quanto riuscirà ancora a sopravvivere con questo fardello sul cuore. Ciò che fa ancora più rabbia alla donna, è sentir dire dal difensore della Cacco che la tabaccaia sia estranea al delitto della figlia. A finire nel duro sfogo della signora Ofelia, consumata dal cancro e dal dolore, è soprattutto Manuela Cacco, l’unica del trio ad aver potuto tirare un sospiro di sollievo di fronte ad una richiesta di condanna davvero esigua rispetto all’uccisione di Isabella Noventa. Sebbene per gli inquirenti la donna non abbia partecipato concretamente alle fasi dell’uccisione della 55enne e abbia collaborato dando un contributo alle indagini, per la madre della vittima anche lei avrebbe delle importanti responsabilità.
“Isabella si sentiva perseguitata da lei”, ammette oggi l’anziana donna. A sua detta, la segretaria uccisa sapeva bene chi si celasse dietro le lettere anonime e le telefonate contenenti insulti e minacce. “Isabella non era stupida e aveva capito che dietro alle minacce c’era Manuela”, ha aggiunto la madre. “La Cacco era l’incubo di mia figlia”, ha poi proseguito, rivelando come per la segretaria proprio la tabaccaia, insieme a Debora Sorgato, rappresentassero il vero pericolo.