Ancora una svolta nel caso di Serena Mollicone, la giovane di Arce rivenuta cadavere all’età di 18 anni nel bosco dell’Anitrella nel giugno 2001. Dopo quanto emerso dalla perizia medico-legale che avrebbe consentito di fare chiarezza sul delitto della giovane a 16 anni di distanza, giunge oggi un nuovo colpo di scena. Gli indagati per la morte di Serena salgono a quattro e l’ultimo nome sarebbe quello di un carabiniere. Ne dà notizia il quotidiano Il Messaggero dopo la notifica dell’avviso di garanzia all’uomo con l’ipotesi di reato di concorso in omicidio volontario. Nella mattinata di oggi, il militare sarebbe stato interrogato ma avrebbe deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Oltre al neo indagato, altri tre nomi sarebbero connessi al delitto Mollicone: l’allora maresciallo dell’Arma, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna, tutti accusati di omicidio e occultamento di cadavere. Circa un mese fa, presso la procura di Cassino era stata depositata la perizia medico-legale secondo la quale la ferita riportata dalla 18enne sul cranio sarebbe compatibile con il segno di rottura rinvenuto sulla porta della Caserma dei Carabinieri di Arce. Qui Serena si era recata per denunciare uno spaccio di droga. Un anno fa era stata eseguita la riesumazione del corpo della giovane ancora oggi a disposizione degli inquirenti che sperano di fare totale chiarezza sul giallo. L’iscrizione nel registro degli indagati di un nuovo nome rappresenta un altro importante passo in tal senso.
IL DELITTO: CORRELAZIONE CON LA MORTE DEL CARABINIERE TUZI?
Era il primo giugno 2001 quando della giovane Serena Mollicone si persero le tracce per poi essere rinvenuta, dopo due giorni, senza vita in un boschetto, con mani e piedi legati ed una busta di plastica sulla testa. La morte della ragazza era stata correlata nel corso delle indagini a quella di un carabiniere, Santino Tuzi, il quale nel 2008 aveva detto ai magistrati: “Serena quel giorno è entrata in caserma”. Poco dopo il militare fu rinvenuto cadavere nella sua auto, ucciso da un colpo di Beretta partito proprio dalla sua pistola di ordinanza. Un altro giallo ancora irrisolto, ma che aveva contribuito a stabilire una presunta pista da seguire, rafforzata ancora di più dopo le consulenze medico-legali delle ultime settimane e che hanno stabilito una compatibilità tra lo sfondamento della porta e la frattura cranica. Fino a pochi mesi fa, gli scenari oggi al vaglio degli inquirenti sarebbero stati impensabili ma la possibilità di giungere finalmente ad una svolta definitiva appare sempre più palpabile.