Non sopporto Donald Trump. Mi infastidisce già fisicamente, mi disgusta il taglio di capelli, quel biondo finto che sa di tinto lontano un miglio, il volto rubizzo, l’imponenza di un corpo che sembra dilatare l’ego, come la rana di Esopo. Penso sia volgare, superficiale, rozzo. E non gli affiderei alcuna responsabilità pubblica, meno che mai in campo militare e in politica estera.
Detto questo, non è l’incarnazione del male, alcune cose che proclama, pur malamente, sono perfino giuste e vere, ed è ovvio che non mi riferisco alle intemerate sul cacciare gli immigrati dal paese. Parlo di politica estera ed economica. Ma benché io mai potrei dargli il mio voto, per le sue idee e per una repulsione, ripeto, a pelle, istintiva, non sopporto l’ipocrisia che da mesi tenta e riuscirà ad azzopparlo.
Il filmato di ieri, balzato fuori da ricerche accurate del Washington Post (a due giorni dal confronto con la candidata avversaria, of course), dovrebbe essere il colpo finale: si mostra per quel che è, un penoso donnaiolo che purtroppo acchiappa tra oche scodinzolanti ad annusare il suo denaro. Spartirei le colpe della stupidità, della maleducazione, del disprezzo delle donne in parti eque, tra lui e le oche, se si può dire. Ma pur sforzandomi, se si può dire, non vedo il dramma di un candidato alla Casa Bianca che si spacci per un casanova, e blateri tronfiamente che con le donne basta un bacio e poi gli fa fare tutto quel che vuole. Dipende dalle donne, appunto, e non vedo cosa questo c’entri con la guida di un paese.
L’America vive un rigurgito di moralità? Difficile dirlo, basta leggere i giornali. Abbiamo fior fior di presidenti del glorioso partito democratico che scodinzolavano dietro più e meno famose attrici, determinandone a volte i destini di disperazione e di morte, abbiamo il consorte dell’attuale loro candidata che si intratteneva con le stagiste sotto la scrivania della stanza ovale e tuttavia non sono stati giudicati come presidenti per le marachelle sessuali, per la loro infedeltà coniugale, per l’indubbio scarso rispetto delle donne che hanno avuto a loro disposizione, oggetti da usare e nient’altro.
Gli araldi dello scandalo, quando loro conviene, li abbiamo conosciuti anche a casa nostra: non votiamo da tre anni perché un capo del governo è stato abbattuto dal gossip sulla sua vita privata, e il fatto che fosse indecente non spiega la sua caduta. Sappiamo che ben altri erano i motivi, altro che Ruby. Non mi è mai piaciuto Berlusconi, ma non essendo sua moglie o il suo confessore ho sempre pensato che le oscenità di cui era protagonista non c’entrassero molto con le sue responsabilità di governo, sempre che non mettessero a rischio la sicurezza del paese.
Se si può dire, non mi piace che il candidato a guidare il più potente paese al mondo sia privilegiato perché di sesso femminile, con tutta la propaganda a senso unico sull’indifferenza sessuale, dopo decenni di campagne, Hillary in testa, sull’assoluta parità tra uomini e donne. Appunto, e allora? Vinca il migliore, altro che quote rosa. Non mi fido della Clinton perché donna di potere, donna di omissioni e bugie, donna forte, e stimabile per la sua tenuta, in ambito familiare. Ma non era il caso di difendere il marito a scapito delle sue amanti. E il fatto che sia donna non mi tranquillizza sulla presenza Usa in medio Oriente, sulla lotta con l’Isis, non dimentico la tragica e fatale guerra sbagliata in Libia.
Insomma, se si tratta di descrivere il candidato unfit, ce ne sono due, non uno solo. Se si può dire. Perché le grancasse suonano a senso unico, da mesi e mesi, e l’unanimismo cui ci stiamo abituando in ogni settore, in questo paese, dilaga anche quando ci occupiamo dei casi altrui. No, Trump non è spacciato per le sue bassezze sulle donne. Semmai sarà bocciato per il suo basso profilo, per le sue mancate risposte ai bisogni reali della gente, per l’inesperienza, l’impreparazione e la scelta dubbia dei collaboratori. E Hillary non è perfetta perchè gira in gonnella: non lo è per più ragioni, e poiché sarà eletta, così dicono le profezie guidate, speriamo corregga il tiro, cammin facendo. Si cambia, si cambia, per fortuna o purtroppo: anche Obama appena eletto è stato insignito dl Nobel per la pace, lo ricordiamo? Si cambia.