Non esiste handicap seppur grave che fermi il desiderio di vita, di salvare quella del prossimo, di impedire che le più fondamentali forme costitutive del nostro essere umani siano negate o cancellate. In una epoca storica dove l’handicap è sinonimo di vita sprecata, inutile, non funzionale agli obbiettivi della moderna società dove ogni essere umano deve essere produttivo ed efficiente, la storia di Lexie, una ragazzina americana di 9 anni malata di paralisi cerebrale, costretta sulla sedia a rotelle, incapace di parlare, considerata incapace di capire, dimostra il contrario. E’ successo qualche giorno fa come riporta il sito aleteia.org, mentre la mamma di Lexie e la nonna stavano cucinando una torta per il compleanno della bimba, improvvisamente muovendosi come può e facendo versi con la bocca ha cominciato a indicare la porta che dà sulla piscina di casa.
BAMBINA CON PARALISI CEREBRALE SALVA IL FRATELLINO
In quel momento la nonna si è accorta che con loro non c’era Leeland, il fratellino di Lexie di un anno. Il flash mentale è stato immediato: le due donne si sono precipitate fuori della porta indicata dalla bambina e hanno visto il bimbo sull’orlo della piscina, sul punto di gettarsi in acqua. Se Lexie non avesse indicato loro quello che aveva visto, il piccolo sarebbe caduto in acqua e annegato: è stato salvato dalla sorella cerebrolesa. L’istinto di sopravvivenza e per la vita altrui l’ha fatta dare l’allarme. La madre ha poi detto che non era mai successo prima che il bambino aprisse la porta del patio e se la chiudesse alle spalle. Adesso nella sua città Lexie è un eroe: il sindaco è venuto apposta a casa sua a darle una onorificenza mentre la polizia cittadina la inviterà presto a una festa in suo onore. “Non è necessario essere in grado di camminare e parlare e avere tutti i sensi funzionanti. Puoi ancora farti sentire, e puoi ancora aiutare. E sì, lei gli ha salvato la vita” ha commentato la nonna. L’atto eroico di Lexie ha guadagnato elogi sui social media, facendo eco ai sentimenti di sua nonna: mai sottovalutare i contributi di qualcuno a causa di una disabilità.