Una nuova versione sul delitto di Isabella Noventa sarebbe emersa da una lettera scritta da Manuela Cacco all’amica parrucchiera Loredana Sanavia. A riportare le sue parole è sempre il settimanale diretto da Andrea Biavardi, Giallo. La tabaccaia veneziana ha ammesso di aver commesso un errore imperdonabile: “Si è vero, ho sbagliato, ma ho sbagliato per amore, solo per amore”. Poi però, lascia intendere che sia lei che l’amato Freddy Sorgato non c’entrino nulla con l’omicidio di Isabella Noventa. “Chiedo perdono per quello che ho fatto, ma oltre che amare e mettere il giubbotto non abbiamo fatto altro”, ha poi aggiunto nella missiva all’amica. Con queste parole la Cacco vuole attribuire tutte le responsabilità a Debora Sorgato? Le successive parole scritte alla parrucchiera riguardano ancora una volta l’uomo in merito al quale dice di amare da matti: “Lo amerò fino alla fine dei miei giorni, perché al cuore non si comanda”, ha chiosato.
In vista del sempre più atteso rinvio a giudizio a carico del “trio diabolico” accusato del delitto di Isabella Noventa, emergono le parole che Manuela Cacco ha riservato al suo diario nel corso di questi mesi di detenzione. Lettere mai inviate al suo amato Freddy Sorgato, parole di odio ed insulti alla segretaria uccisa, per la quale non prova alcun dispiacere ma anche parole di terrore e dichiarazioni inquietanti in merito a Debora Sorgato. Possiamo riassumerlo così il diario di Manuela Cacco, ora sotto sequestro e che potrebbe fare ulteriore luce sul quadro nel quale sarebbe maturato il delitto di Isabella Noventa. Oltre ad essere rimasta terrorizzata e ad averla definita una “insensibile”, nel suo diario Manuela Cacco ha rivelato molto di più, stando a quanto reso noto dal settimanale Giallo. La tabaccaia rivolge un pensiero a Gianluca, figlio di Debora: “Penso a quanto sta soffrendo. Ma Debora un cuore ce l’ha?”, si domanda la Cacco. La donna rivela poi come, poco alla volta, abbia iniziato a realizzare quello che avrebbe fatto la sorella di Freddy. “Ho solo in mente il tuo viso sotto shock. Stranito, bianco cadaverico”, scrive rivolgendosi all’autotrasportatore con la passione per il ballo. Ma Manuela non dimentica soprattutto il volto di Debora Sorgato, descritta come una “mitraglia” mentre raccontava quanto commesso “tutta sorridente”, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Del corpo di Isabella Noventa non si hanno notizie da oltre un anno: dopo il suo delitto avvenuto in circostanze che ad oggi restano misteriose, non si conosce il destino del suo cadavere. Ed i fratelli Sorgato, Freddy e Debora, insieme a Manuela Cacco, non sembrano avere alcuna intenzione di rivelare la verità. Non solo il corpo: il giallo di Isabella Noventa mancherebbe anche di un movente. Alcune informazioni su chi abbia ucciso materialmente la segretaria giungono dalle intercettazioni in carcere. Dopo quelle audio e video nelle quali Freddy Sorgato evidenziava il suo desiderio di proteggere la sorella Debora, emergono ora quelle di Manuela Cacco. Dichiarazioni, le sue, contenute in un diario tenuto in carcere ed ora nelle mani degli inquirenti, nel quale la donna descrive Debora Sorgato con parole dure. “Ha perso Giuseppe (l’ex compagno, nonché maresciallo dei Carabinieri), tutto questo ne è valsa la pena? Ha perso tutto con il suo silenzio, per cosa?”, si domanda la Cacco nelle pagine del suo diario. Tra le righe emerge come il movente del delitto non sia poi così forte da essere giustificato con la morte della segretaria 55enne, sebbene nei suoi confronti la tabaccaia veneziana non abbia mai nascosto il suo profondo odio.
I tre presunti responsabili del delitto di Isabella Noventa, la segretaria 55enne di Albignasego, sono in attesa di conoscere la decisione del gip in riferimento al loro rinvio a giudizio, chiesto dal pm. Manuela Cacco, il suo ex amante Freddy Sorgato e la sorella di quest’ultimo, Debora, potrebbero quindi presto essere imputati nel processo sull’omicidio volontario premeditato e sull’occultamento di cadavere di Isabella Noventa, uccisa in circostanze ancora misteriose la notte a cavallo tra il 15 ed il 16 gennaio di un anno fa. Nel frattempo, sono emerse nuove clamorose indiscrezioni sulle indagini portate avanti in questi mesi dagli inquirenti, i quali lo scorso ottobre sono entrati in possesso di un documento importante, dal carcere della Giudecca di Venezia, dove è dentuta dal febbraio scorso Manuela Cacco. L’ex tabaccaia veneziana ha affidato alle pagine del suo diario tutti i suoi pensieri, aventi come destinatario unico Freddy Sorgato, l’uomo con il quale ha avuto una relazione e del quale ammette di essere ancora innamorata. Nel diario sequestrato sono emerse tutte le lettere che la donna non avrebbe mai inviato all’autotrasportatore ed ex fidanzato di Isabella Noventa, destinando alla povera vittima solo parole di profondo odio, insulti e spesso totale distacco. A riportare alcuni stralci di queste missive è stato il settimanale Giallo. In una delle tante lettere, Manuela Cacco ha ammesso di aver perdonato spesso Freddy Sorgato, anche quando soffriva per Isabella Noventa. “Io che ti aspettavo perché comunque sapevo che tornavi sempre da me, eri mio. Lei era un giocattolo per ripicca”, scriveva l’ex tabaccaia. La Cacco, tuttavia, a distanza di diversi mesi non è riuscita a perdonarsi, né a giustificare la messinscena del giubbotto realizzata dalla stessa dopo il delitto di Isabella. “Non riesco a capire perché ho accettato di mettermi il giubbotto”, scrive la donna, che non riesce a nascondere il profondo odio nei confronti della vittima. In merito alla messinscena, Manuela ricorda come proprio questo avrebbe rappresentato il venir meno dell’accordo che la stessa aveva preso con Freddy e Debora Sorgato, ovvero quello di non raccontare nessun particolare sull’omicidio della segretaria. A tradirla, stando alle sue parole contenute nel diario, sarebbe stata proprio la paura. “Mi odio per questo. Ho trasgredito a quello che tu mi dicevi ‘Tieni duro’. Ma non ce l’ho fatta. La mia forza di combattere si è annientata. Mi sono spaventata. Non sono stata brava”, scriveva ancora la Cacco. Nessuna parola di pentimento o dispiacere, invece, ha mai destinato alla sola vittima di questa drammatica vicenda che, dopo un anno, resta ancora avvolta nel mistero.