Si è svolta questa mattina la nuova udienza del lungo processo a carico di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Nell’ultimo atto prima della sentenza che sarà resa nota il prossimo 1 luglio, ci sono state le repliche delle varie parti. A prendere la parola è stato il pm Letizia Ruggeri che dopo aver parlato a lungo della prova regina del Dna, in conclusione di replica e rivolgendosi alla Corte ha chiesto la revoca dell’ordinanza con la quale venivano ammesse le riprese televisive della lettura della sentenza. E’ quanto emerso dal sito Blitz Quotidiano, che riporta come tale richiesta sia stata giustificata dal “clima avvelenato” che si è venuto a creare nel corso del dibattimento, sebbene non siano stati fatti dei riferimenti specifici. “Credo, invece, che non vi siano problemi per quanto riguarda le registrazioni audio”, avrebbe poi aggiunto il pm Ruggeri.
Il processo che vede alla sbarra Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio, è ormai alle sue battute finali. Oggi, nell’ambito dell’ultima udienza prima della sentenza, si sono svolte le repliche e le controrepliche delle parti e il pm Letizia Ruggeri è tornata nuovamente a parlare del Dna, la “prova regina” contro il presunto assassino di Yara. Quello rinvenuto e che avrebbe permesso di incastrare Massimo Bossetti sarebbe stato definito “intero, nucleare e perfetto”, come riporta RaiNews.it. Non sarebbe dunque contaminato, come più volte contestato – anche in occasione dell’arringa conclusiva – dalla difesa del muratore di Mapello in carcere da due anni. Il pm Ruggeri ha quindi voluto chiarire anche l’aspetto relativo alla mancata corrispondenza tra il Dna nucleare e quello mitocondriale ribadendo che si è arrivato a Bossetti “attraverso il Dna nucleare che è l’unico in grado di identificare un soggetto specifico. Con l’intervento del pm Letizia Ruggeri – che avrebbe avanzato la richiesta di ergastolo a carico di Massimo Bossetti – cadrebbe del tutto la tesi della difesa dell’imputato per la quale il campione di Dna fosse contaminato e il test non ripetibile.
Sono trascorsi due anni esatti dall’arresto di Massimo Bossetti, l’uomo ora a processo per il delitto di Yara Gambirasio. Era esattamente il pomeriggio del 16 giugno 2014 quando il carpentiere di Mapello fu prelevato dai Carabinieri di Bergamo dal cantiere nel quale lavorava non prima di un vano tentativo (ancora inspiegabile) di fuga. Due anni dopo, ad accusare l’uomo dell’omicidio della tredicenne di Brembate resta ancora la prova regina del Dna, quella prova tanto contestata nella lunga arringa durata ben due udienze e che si è conclusa una settimana fa esatta, quando a parlare è stata la difesa dell’unico imputato. Ed anche l’arresto è stato oggetto di critiche da parte della difesa del carpentiere, come riporta BergamoNews.it. Durante la requisitoria in aula, infatti, uno degli avvocati difensori di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, definì l’arresto “da film”, parlando di “tantissimi uomini delle forze dell’ordine impegnati inutilmente. Probabilmente solo per dei selfie ricordo, come se Massimo Bossetti fosse un trofeo di cui vantarsi”. Dal giorno del suo arresto, tuttavia, il presunto assassino di Yara Gambirasio ha sempre sostenuto con forza la sua innocenza ed estraneità ai fatti ed ha continuato a sostenere questa linea udienza dopo udienza delle oltre 40 che hanno costituito il lungo processo. “Non confesserò mai e poi mai”, ha ribadito Massimo Bossetti ed anche la sua difesa gli ha consigliato di farlo, se realmente innocente come dice di essere. Oramai siamo giunti alle battute finali e proprio oggi andrà in scena il penultimo appuntamento prima di tornare in aula in attesa del verdetto. Nella giornata odierna, presso il Tribunale di Bergamo si consumeranno le repliche e le controrepliche delle varie parti. L’attesa, tuttavia, è tutta concentrata sulla data del primo luglio, quando dopo le parole dello stesso Massimo Bossetti la Corte si riunirà in camera di consiglio per decretare la sentenza che, nei peggiori dei casi (per l’imputato) prevede la condanna all’ergastolo, come richiesto al termine della sua requisitoria dal pm Letizia Ruggeri.