Si è tenuta oggi, in Corte d’Assise d’Appello di Torino, l’udienza del processo a carico di Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste e condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per il suo omicidio. Oggi, i giudici della corte si sarebbero dovuti esprimere sulle richieste di ulteriori perizie avanzate nel corso della passata udienza dalla difesa dell’ex vigile del fuoco imputato. Come rivela Repubblica.it, tutte le richieste sono state respinte. Nel dettaglio, gli avvocati di Michele Buoninconti avevano chiesto che venissero autorizzate quattro nuove perizie utili a dimostrare la totale innocenza del proprio assistito rispetto al delitto della moglie avvenuto nel gennaio di tre anni fa. Per i giudici, tuttavia, le nuove consulenze e che lasciavano ipotizzare, tra le altre cose, la possibilità di riesumare la salma della povera Elena Ceste, non sono state ritenute “assolutamente indispensabili” al fine di giungere ad una loro decisione in merito al caso, respingendo così le richieste anche perché il rito abbreviato – procedimento scelto da Buoninconti – non permette una nuova integrazione delle prove.
A tre anni dalla morte di Elena Ceste, l’attesa per l’udienza di domani del processo d’appello al tribunale di Torino che vede imputato Michele Buoninconti, è elevatissima. Già durante la prima udienza dello scorso 18 gennaio, tenutasi a porte chiuse, come riportato da La Repubblica erano moltissime le persone, tra curiosi e conoscenti, in attesa fuori dall’aula. L’interesse mediatico nei confronti della vicenda di Elena Ceste si basa anche sulle molteplici apparizioni dello stesso Buoninconti, che soprattutto nella trasmissione di Rai Tre, Chi l’ha visto, è intervenuto più volte rivolgendo diversi appelli per ritrovare la donna. Tra le persone che hanno atteso l’esito della prima udienza vi era anche Sandra Rosella militante dell’ex Comitato “Giustizia per Elena Ceste”, che ha commentato:”In realtà non la conoscevamo ma la sua storia ci ha colpito molto. Siamo stati ai suoi funerali, alla messa di trigesima. Abbiamo notizie dei suoi quattro ragazzi che vivono con i nonni. E’ una vicenda che abbiamo sentito anche nostra e in questo modo vogliamo fare sentire la nostra vicinanza a Elena e la sua famiglia”.
La decisione del Tribunale di Torino su Michele Buoninconti, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste fa arriverà domani, mercoledì 25 gennaio 2017. Come spiegato da urbanpost.it, la difesa del vigile del fuoco ha adottato una strategia volta ad effettuare un supplemento di perizie rispetto a 3 punti fondamentali. Il primo approfondimento richiesto al giudice riguarda il cellulare dell’imputato, e mira ad analizzare con precisione le celle telefoniche agganciate dal telefono di Buoninconti dopo la sparizione della moglie; il secondo supplemento richiesto vuole indagare invece sull’esame autoptico, che a detta della difesa dell’imputato presenterebbe alcune incongruenze, come dimostrato dal non aver segnalato la frattura del coccige, che secondo i legali del pompiere attesterebbe la caduta accidentale della vittima nel canale dove poi è stata ritrovata; l’ultima richiesta riguarda invece il terriccio rinvenuto sui vestiti di Elena, che Buoninconti sostiene invece di aver ritrovato, piegati e in perfetto ordine, per terra davanti al cancello della sua abitazione.
Lo scorso 18 gennaio è iniziato il processo d’Appello a carico di Michele Buoninconti, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste e di aver poi occultato il suo cadavere. Un caso che torna al centro della cronaca, dunque, a distanza di tre anni esatti dal delitto, avvenuto il 24 gennaio 2014. Un omicidio che per la Corte d’Assise è stato addirittura premeditato un anno prima e che vede come movente i tradimenti della donna, la promessa di non ricadere in tentazione e la scoperta di Michele Buoninconti, tre giorni prima dell’uccisione della moglie, di altri messaggi scambiati tra Elena Ceste ed un amico. Condannato a 30 anni di carcere in primo grado, l’uomo ha sempre respinto le accuse e la sua difesa, anche in Appello, ha fatto di tutto per dimostrare come Elena Ceste sia morta a causa di una caduta accidentale nel canale del Rio Mensa, il luogo in cui il suo cadavere è poi stato ritrovato a distanza di alcuni mesi. Per tale ragione nel corso dell’udienza della scorsa settimana la difesa di Michele Buoninconti ha chiesto una serie di nuove perizie al fine di dimostrare la morte accidentale di Elena Ceste e l’innocenza del proprio assistito. Come rivela La Stampa, lo stesso imputato avrebbe detto al suo avvocato, Enrico Scolari, di credere nei nuovi elementi raccolti dai suoi legali. L’avvocato Scolari, nell’udienza scorsa, rivolgendosi al presidente della Corte d’Assise d’Appello, Fabrizio Pasi, aveva asserito: “Non ripetiamo un caso Cucchi, quando 11 anni dopo si scoprono sul suo corpo due vertebre fratturate! Date l’ergastolo a Buoninconti, se è colpevole, ma con indagini fatte bene, tecnicamente ineccepibili”. Pasi si è riservato di decidere e la sua decisione arriverà solo mercoledì prossimo, 25 gennaio. In attesa di conoscere la sorte del dibattimento con rito abbreviato e che ora in tanti considerano una scelta errata, ha detto la sua sul caso anche la criminologa Roberta Bruzzone, affrontando i retroscena della vicenda sulle pagine del settimanale Giallo. Come sappiamo, i legali di Michele Buoninconti, nei motivi di appello hanno insistito in particolare sulla lacunosità della consulenza tecnica medico-legale disposta sui poveri resti di Elena Ceste. Per tale ragione hanno chiesto di effettuare nuovi accertamenti che in caso di autorizzazione dovrebbero essere svolti sulle carte già prodotte dopo la prima autopsia sui resti della donna. “A mio avviso è improbabile che possa essere disposta una nuova autopsia sul corpo o meglio, su quanto resta del corpo di Elena”, ha commentato la Bruzzone. Per la difesa del presunto assassino della donna di Costigliole d’Asti, ci sarebbe una frattura che avrebbe potuto impedire a Elena Ceste di rialzarsi dopo la caduta. “Ho esaminato la consulenza medico-legale e ritengo spieghi in maniera approfondita il tipo di lesioni ossee che sarebbero alla base della richiesta di approfondimento avanzata dai legali dell’imputato”, ha spiegato la criminologa. Roberta Bruzzone su questo punto non avrebbe dubbi: “Credo sia dunque improbabile che venga riaperto il dibattimento su questo punto nell’ambito di un nuovo processo”. Ricordiamo che la difesa di Michele Buoninconti ha anche chiesto una perizia sui movimenti del proprio assistito la mattina della scomparsa di Elena Ceste, ma anche questo punto, secondo le parole dell’esperta, per l’accusa e per il giudice di primo grado è alla base dell’impianto accusatorio. “Ritengo si tratterà di un processo piuttosto rapido all’esito del quale verrà confermata la condanna a 30 anni di reclusione emessa dal gup”, ha chiosato Roberta Bruzzone. La decisione giungerà solo il prossimo 25 gennaio.