283 pagine, quasi quattro mesi di camera di consiglio,per la sentenza depositata sabato 9 luglio e che pone fine al penultimo capitolo della ventennale guerra di Segrate. Penultimo perchè ci sarà un ricorso in Cassazione da parte di Fininvest, anche se il provvedimento relativo al risarcimento sarà esecutivo da subito. La corte d’appello civile di Milano, ha stabilito che la Fininvest dovrà risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 560 milioni di euro. Rispetto alla sentenza di primo grado del 2009 del giudice Mesiano, che aveva sancito un risarcimento di 750 milioni di euro, l’attuale provvedimento prevede dunque uno sconto di circa un quarto, con una riduzione di 190 milioni.
I giudici milanesi hanno tenuto conto, come spiegano nel dispositivo, della sentenza passata in giudicato che sancì la corruzione del giudice Metta,vicenda per la quale però Berlusconi fu poi definitivamente prescritto. La corte inoltre ha fatto proprie le valutazioni di una consulenza tecnica, ordinata oltre un anno fa, per verificare «se fra giugno 1990 e aprile 1991, epoca della spartizione della Mondadori, fossero intervenute variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio tra le parti»: quesito al quale i consulenti hanno risposto calcolando una riduzione del valore delle aziende attorno al 18,8%.
Sempre la corte spiega l’entità della revisione della sentenza di primo grado osservando anche che la Cir di De Benedetti non subì alcun danno di immagine imprenditoriale nella cosiddetta ‘battaglia di Segrate’. Né per i giudici, dall’esito della sentenza che sancì il passaggio alla Fininvest della casa di Segrate, la famiglia de benedetti avrebbe subito il riflesso di un’immagine da ‘perdenti’. Ed è questo uno dei motivi che ha portato appunto allo ‘sconto’ nella quantificazione del risarcimento dovuto da Fininvest a Cir per la vicenda del lodo Mondadori.
Una guerra dunque ventennale. Ricostruiamo la vicenda fin dalle sue origini, con le radici ben piantate nella Prima Repubblica.
Siamo alla fine degli anni Ottanta, la Mondadori è il più importante gruppo editoriale italiano, controlla libri e riviste, e i quotidiani la Repubblica e Finegil. Nel 1988 la Cir di Carlo De Benedetti e la famiglia Formenton sanciscono un patto per uno scambio di azioni che viene tenuto segreto agli altri soci, tra cui la Fininvest. Nel 1990 i Formenton denunciano però il patto per inadempienze di De Benedetti, chiedendo l’intervento di un collegio arbitrale.
E’ il famoso lodo: gli arbitri, a maggioranza, il 20 giugno danno ragione alla Cir. Formenton non ci sta, impugna il lodo davanti alla Corte d’Appello di Roma. In questa causa entra anche la Fininvest, ormai alleata dei Formenton, con altri soci. La Corte annulla il lodo e il 29 aprile 1991 si giunge alla spartizione, con la mediazione dell’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, incaricato da Andreotti e voluto da Carlo Caracciolo, socio principale di De Benedetti. La Mondadori dei libri e delle riviste alla Fininvest, il resto a De Benedetti. La Finivest, che ormai controllava l’intera Mondadori, non si mostrò per nulla entusiasta di quella spartizione, di fatto imposta dalla politica, che fu invece accolta con grande favore da De Benedetti, il quale ottenne Repubblica, l’Espresso e i quotidiani Finegil, testate dal forte impatto economico e soprattutto politico.
Nel 1995, nella fase finale dell’inchiesta Mani pulite, la Procura di Milano, con la dottoressa Boccassini, inizia indagini su Berlusconi e l’avvocato e parlamentare Cesare Previti, dopo le dichiarazioni di Stefania Ariosto, che aveva parlato di una presunta corruzione del giudice Metta, relatore nella causa d’appello sul lodo. Va ricordato che il collegio che annullò il lodo, oltre che da Metta, era composto da altri due magistrati, mai coinvolti in alcuna inchiesta. E i due giudici confermeranno anni dopo anche al giudice civile Raimondo Mesiano di aver trattato in modo approfondito la questione e di aver deciso in pieno accordo.
Nel 2000, cinque anni dopo, Berlusconi, Previti e Metta vengono prosciolti. Nel 2001 Berlusconi viene assolto per prescrizione e la Cassazione confermerà. Previti, Metta e altri imputati nel 2003 sono condannati dal Tribunale di Milano, ma nel 2005 la Corte d’Appello li assolve. Un anno dopo la Cassazione annulla la sentenza e rinvia alla Corte d’Appello che condannerà Previti e Metta e rimanderà al giudice civile per la liquidazione del presunto danno subito da Cir nella spartizione.
Nel 2004 la Cir chiede alla Fininvest 500 milioni di euro, che raddoppiano con rivalutazioni e interessi. La Fininvest sostiene che quella che annullò il lodo fu in ogni caso una sentenza giusta, che la transazione avvenne a valori di mercato, che la Cir non subì alcun danno e che quindi nulla le è dovuto. Ma nell’ottobre 2009 Mesiano la condanna a pagare a Cir 750 milioni di euro. La Fininvest ricorre in Appello, nel 2010 la Corte di Milano dispose una perizia, che dimezzò il presunto danno a circa 450 milioni di euro. Una perizia che la Fininvest contestò duramente.