Nonostante le parole di Kim Jong-un, che ha di fatto posticipato a data da destinarsi l’annunciato attacco nucleare a Guam, il rischio che una Terza Guerra Mondiale abbia inizio proprio sull’isola è vivo più che mai. Non può essere un caso, infatti, che alle ore 12:25 locali due stazioni radiofoniche, una musicale e una cristiana, abbiano diffuso un’allerta di pericolo per delle non meglio precisate minacce provenienti dall’esterno. Inutile dire che il primo pensiero sia corso alla minaccia nucleare proveniente dalla Corea del Nord: tuttavia a Guam non si è diffuso il panico. Come dichiarato dal funzionario locale Dee Cruz al New York Times:”Guam è passata attraverso dei super-tifoni, un terremoto di magnitudo 8.2, allerte tsunami – tutto ciò che può minacciare questa piccola isola – e tendiamo a rimanere calmi in situazioni come questa. Non sto dicendo che guardiamo in faccia il pericolo e lo sfidiamo a fare il peggio; però sappiamo cosa dobbiamo fare per prepararci”. (agg. di Dario D’Angelo)
USA, NUOVA MINACCIA DALL’IRAN
Se da un lato lo stallo nello scontro mondiale tra Usa e Corea del Nord rileva una sorta di soddisfazione dopo le ultime ore di estrema minaccia per eventuali missili contro l’isola di Guam, il rischio di un nuovo fronte globale con Trump sempre protagonista scoppia in questo giorno di Ferragosto e arriva direttamente dall’Iran. «Se vogliono tornare all’esperienza delle sanzioni e della coercizione, in poco tempo – non mesi o settimane, ma entro giorni o ore – torneremo alla precedente situazione», minaccia il presidente Rohani alla comunità internazionale e al rivale americano. L’Iran chiede l’immediata cessazione delle sanzioni e delle provocazioni di Trump contro lo stato iraniano, altrimenti riattiveranno il programma nucleare “stoppato” dopo anni di trattative con un accordo firmato da Obama e dall’Unione Europea. «il mondo è stato testimone del fatto che gli Usa, in aggiunta ad un costante e ripetitivo tradimento delle loro promesse sull’accordo nucleare, hanno ignorato alcuni altri accordi globali e hanno dimostrato ai loro alleati di non essere un buon partner o un negoziatore affidabile», ha concluso Rohani.
MATTIS, “FAREMO FUORI EVENTUALE MISSILE CONTRO GUAM”
I venti di Terza Guerra Mondiale non calano d’intensità neanche dopo le parole di Kim Jong-un, il leader della Corea del Nord che ha momentaneamente allontanato l’ipotesi di un attacco all’isola americana di Guam riservandosi di osservare prima il “folle e stupido comportamento degli yankee”. In ogni caso, come riferisce l’Ansa, il segretario alla Difesa statunitense Jim Mattis ha tenuto a precisare che i sistemi di rilevamento missilistico e di tracciamento degli Stati Uniti possono sapere con estrema rapidità se una testata lanciata da Pyongyang è diretta o meno verso il suolo americano. Il riferimento è al sistema di difesa THAAD, incaricato di intercettare le minacce provenienti dal cielo. Mattis al riguardo ha ostentato sicurezza, forte degli ultimi positivi test, dicendo che se un vettore lanciato dalla Corea del Nord venisse considerato diretto a Guam “lo faremo fuori”. Il segretario alla Difesa Usa ha poi aggiunto:”Se sparassero contro gli Stati Uniti, questo potrebbe portare alla guerra molto velocemente. Sì, si chiama guerra se ci sparano”. (agg. di Dario D’Angelo)
KIM, “PRIMA OSSERVO LE STUPIDE MOSSE USA”
Kim Jong-un ci ripensa, per ora. Prima di dare il via alla Terza Guerra Mondiale lanciando missili verso l’isola americana di Guam, come annunciato alcuni giorni fa, il dittatore della Corea del Nord ha deciso di osservare “un altro po’ il folle e stupido comportamento degli yankee”. Le sue parole, riportate dall’agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna e citate dai media internazionali, sono state pronunciate a margine di un’ispezione al comando della Forza strategica a capo delle unità missilistiche della Corea del Nord:”Per disinnescare le tensioni e prevenire il pericoloso conflitto militare nella penisola coreana – ha detto Kim- è necessario che gli Stati Uniti facciano innanzitutto scelte adeguate e le traducano in azioni, in quanto hanno compiuto una provocazione con l’introduzione di enormi attrezzature strategiche nucleari in prossimità della penisola”. Il leader di Pyongyang è stato comunque messo al corrente dei dettagli del piano di lancio missili verso Guam, “ha esaminato il progetto per lungo tempo” e “ha discusso” con gli ufficiali del comando, giungendo alla conclusione che la Corea del Nord è pronta a lanciare i missili in qualsiasi momento. (agg. di Dario D’Angelo)
COREA DEL SUD VUOLE LA PACE
Terza guerra mondiale? Quando alla fresca nomina da presidente della Corea del Sud, in pieno scontro da terza guerra mondiale tra Usa e Nord Corea, Moon Jae-in aveva osato dire, “sono convinto che bisogna dialogare per trovare un accordo e una via diplomatica con i “cugini” di Pyongyang”, lo avevano guardato un po’ come un matto, un visionario. Eppure il presidente cattolico – elemento non da sottovalutare per capire la completa diversità rispetto ai poteri corrotti del recente passato a Seul – ha cercato di tenere fede alla promessa e lentamente sta cercando di convincere Onu, Russia, Cina e soprattutto Stati Uniti a riprendere in mano l’arma “atomica” della diplomazia per provare ad evitare il peggio. «Chiedo al Nord di fermare immediatamente tutte le provocazioni e le minacce, evitando che la situazione peggiori», ha detto ancora ieri Moon Jae-in, ricordando però anche agli alleati di Washington come sia interesse primario la pace, «Non ci deve essere più guerra sulla penisola coreana. Al di là degli alti e bassi che dobbiamo fronteggiare, la situazione nucleare della Corea del Nord deve essere risolta pacificamente. Sono certo che gli Stati Uniti risponderanno alla situazione attuale con calma e responsabilità in una posizione che rispecchia in pieno la nostra». In una recente dichiarazione rilasciata a Radio Vaticana, anche il presidente della Conferenza Episcopale Coreana, mons. Hyginus Kim Hee-joong, aveva ricordato con urgenza la vera priorità dell’intera Penisola: «Se la pace non si afferma in modo definitivo nella Penisola coreana finirà la pace in tutta l’Asia del Nord-est e la Penisola coreana diventerà polveriera pronta ad esplodere e a far scoppiare un’altra guerra. Noi abbiamo bisogno di un trattato di pace e non solo di una tregua». E l’obiettivo di Moon finora pare andare esattamente in questa ardita e speranzosa “scommessa” di pace.
PENTAGONO, “GUERRA SOLO SE FALLISCE DIPLOMAZIA”
Le parole che arrivano dagli Stati Uniti sono ancora una volta molto dure riguardo la situazione in Corea del Nord, anche se rilevano una netta e decisa volontà di risolvere il tutto a livello diplomatico, per il bene (e gli interessi) di tutti. Secondo infatti il capo dello stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, Joseph Dunford, l’opzione di guerra mondiale scatterà soltanto nel momento in cui fallirà la diplomazia e le varie mosse lanciate da Onu, Usa, Cina e Corea del Sud. Avviene tutto durante l’incontro di ieri con il neo presidente di Seul, Moon Jae-in: «Le opzioni militari arriveranno solo se gli altri sforzi falliranno” con il regime di Kim Jong-Un». Il responsabile militare del Pentagono è giunto nel suo tour asiatico decisivo, tra Corea del Sud e nei prossimi giorni che Cina e Giappone: il “tavolo” delle trattative per trovare una soluzione tra Washington e Pyongyang viene affidato di fatto a questi incontri e ai prossimi voluti fortemente da Trump e dalle Nazioni Unite. «L’esercito Usa continuerà ad appoggiare gli sforzi dei Paesi per risolvere la questione della Corea del Nord attraverso la diplomazia e le misure economiche», conclude il capo di stato maggiore americano.