Nacque nel 951 a Ravenna ed egli proveniva da una delle famiglie nobili del luogo: suo padre era Sergio degli Onesti, un duca che aveva abbastanza influenza nel mondo politico di quel periodo. San Romualdo non diede mai problemi alla sua famiglia e la vocazione religiosa sembrava non essere presente nella sua vita. Il futuro santo non pensava affatto alla vita religiosa fin quando, all’età di vent’anni, egli venne sconvolto da un fatto famigliare che gli fece cambiare completamente la concezione della vita. Suo padre, infatti, perse la vita a causa di una disputa col cugino: questo fatto sconvolse talmente tanto san Romualdo che, preso dalla disperazione per la scomparsa del padre, decise di vivere una vita di solitudine e per questo motivo egli decise di farsi monaco. Inizialmente, la vita di questo tipo sembrava non essere adatta al suo modo di fare: sacrifici, penitenza e preghiera non facevano altro che rendere san Romualdo quasi insofferente e poco felice di dover vivere una vita del genere. Per questo motivo, dopo un anno, egli decise di recarsi presso un eremita, ovvero Marino, il quale viveva a Venezia in completa solitudine: il modo di fare dell’uomo lo colpii a tal punto che, san Romualdo, capii che quello era il suo futuro, ovvero seguire una vita da eremita, priva di ogni tipo di divertimento e dedicata interamente alla preghiera di tipo solitario. San Romualdo si sentiva però cristianamente incompleto: egli sentiva che, nella sua vita, mancava un elemento che gli permettesse di autodefinirsi come uomo del Signore: per tale motivo, dopo aver convinto un giovane eremita, decise di intraprendere un lungo viaggio che lo condusse in Spagna. Il giovane san Romualdo imparò, dai monaci ed eremiti che vivevano in tale paese, la vera vita cristiana: rimase talmente affascinato che, per dieci anni, egli decise di rimanere in tale paese, anche se la sua casa e l’assenza delle persone a lui care gli pesarono parecchio. Per tale motivo egli decise di tornare in Italia, dove decise di vivere come eremita nella città di Ravenna. Dopo diversi anni di solitudine, ed aver deciso di non divenire abate della città, san Romualdo iniziò a rimproverare ripetutamente alcuni monaci, cosa che gli fece attirare le antipatie degli altri monaci.
Egli venne infatti mandato via da un monastero, visto che venne definito come bellico e sempre pronto a criticare il prossimo, cosa non ammessa dai monaci. Per tale motivo, ed anche perché si vergognava di tale situazione, san Romualdo decise di ritirarsi in una grotta, dove visse in maniera solitaria per diversi anni. Quando si ammalò, egli venne accolto in un’abbazia a Fabriano ma, anche in questo caso, il suo carattere e modo di fare solitario non fecero altro che allontanarlo dalle altre persone, cosa che gli fece trascorrere gli ultimi giorni della sua vita in totale solitudine. San Romualdo perderà la vita attorno al 1023: la città di Ravenna, ancora ad oggi, decide di tributargli un ricordo per il suo modo di fare che non faceva altro che rispettare, in maniera precisa, alcuni degli insegnamenti previsti dalla Bibbia. Il suo modo di fare non gli permise di essere riconosciuto come santo subito, e per questo motivo anche le celebrazioni iniziarono seicento anni dopo la sua morte, quando le sue opere e la voglia di cambiare la vita dei monaci vennero completamente rivalutate dal mondo ecclesiastico.
San Donato viene invece celebrato in Francia, dove egli fece costruire un monastero che, tutt’ora oggi, riporta il suo nome: egli fu un esempio di vita per tutti i monaci francesi, che seguirono alla lettera i suoi consigli per poter migliorare, sotto ogni punto di vista, la loro vita.