Alta tensione a San Foca, in Salento, per una manifestazione di protesta contro il Tap (Trans Adriatic Pipeline). Ma cos’è? Si tratta di un’opera che porterà il gas dall’Azerbaigian alla Puglia, più precisamente dal giacimento di Shah Deniz II fino alle coste pugliesi, attraverso Turchia, Grecia e Albania. La costruzione del tunnel del gasdotto è considerata importante per rendere indipendente l’Unione europea dal punto di vista energetico da Ucraina e Russia, ma il progetto, che coinvolge le acque del mare Adriatico per un centinaio di chilometri e per un chilometro e mezzo pineta, dune, spiaggia e mare, sta scatenando la protesta dei cittadini pugliesi, contrari all’espianto degli ulivi sul tracciato dove dovrebbe sorgere il tratto del gasdotto.
Le comunità toccate da questo tracciato lamentano compensazioni inadeguate per gli espropri e in particolare problematiche di natura ambientale: attorno alla campagna di Melendugno, in provincia di Lecce, devono essere abbattuti 1900 ulivi e si parla anche di gravi conseguenze dal punto di vista idrogeologico. L’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia e la Prefettura hanno permesso, però, al Ministero dell’Ambiente di dare il via libera alla realizzazione del gasdotto Tap nel Salento: «Il ministero non ha fatto altro che seguire degli studi scientifici che vanno avanti da anni e che hanno dato esito positivo», ha dichiarato il ministro Gian Luca Galletti a La Repubblica. Di diverso avviso è il sindaco di Melendugno, secondo cui quella di oggi è una giornata triste per la Puglia: «Da cinque anni questa opera è incompatibile con il nostro territorio. Non solo per l’eradicazione degli ulivi ma per il rischio idrogeologico», ha dichiarato Marco Potì, che ha attaccato il governo per le cariche di questa mattina tra polizia e attivisti, a cui era presente.
C’è poi chi lo considera un investimento poco lungimirante dal punto di vista ambientale e rischioso anche da quello economico: secondo un breve rapporto pubblicato dalle ong Counter balance e Banktrack, il progetto non sarebbe conforme all’Equator principles, leggi internazionali per la gestione del rischio ambientale legato a grandi progetti infrastrutturali. La Tap, come riportato da LifeGate, violerebbe diversi principi: le valutazioni ambientali e sociali, gli standard applicabili in materia ambientale e sociale, il coinvolgimento degli stakeholder e i meccanismi di governance. Della Tap si è occupata anche Report con un servizio che si è focalizzato sugli affari tra l’Italia e l’Azerbaigian.