Caso Ilva di Taranto, si sta arrivando allo scenario finale, in un senso o nell’altro. Con una clamorosa iniziativa i responsabili dell’azienda hanno infatti deciso ieri di chiudere la maggior parte della fabbrica, lasciando a casa da un giorno all’altro circa 5mila dipendenti. Sono rimasti a lavorare in pochi, lo staff e i dipendenti delle officine. Immediata è scattata la reazione degli operai che hanno proclamato sciopero e occupazione, anche nella sede di Genova dell’Ilva. Gli operai di Taranto sono stati lasciati a casa con l’ordinanza di effettuare le ferie, in quanto l’azienda ha fatto sapere di non essere in grado di fornire ammortizzatori sociali o altre misure di sostegno. E l’ultimo atto della guerra in corso con la magistratura di Taranto che ha disposto da tempo la chiusura dell’azienda per inquinamento, al che i vertici hanno sempre risposto dichiarando che l’Ilva da tempo ha effettuato ogni bonifica e di essere in regola. Diversi dirigenti e responsabili sono stati messi in stato di arresto domiciliare o fermo, mentre il vicepresidente del gruppo Riva Fire che ha in mano l’Ilva, Fabio Riva, si trova all’estero con una ordinanza di custodia cautelare. Indagato anche l’ex segretario di monsignor Benigno Papa che fino allo scorso gennaio fu arcivescovo di Taranto, così come anche l’attuale sindaco Ippazio Stèfano. Una situazione dunque drammatica, peggiorata dal fatto che il fermo dell’azienda si ripercuote anche sull’indotto: secondo gli esperti i posti di lavoro a rischio sono circa ventimila. Con i lavoratori si schierano i sindacati Fiom, Fim e Uilm mentre Susanna Camusso ha condiviso l’idea di occupare la fabbrica. Giovedì poi ci sarà a Roma una manifestazione con sciopero di otto ore dell’intero gruppo Ilva. Mario Monti ha fatto sapere di voler intervenire con un decreto apposito da approvare nel prossimo consiglio dei ministri :si vorrebbe dare cogenza all’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, concessa dallo stesso governo per l’insediamento industriale di Taranto e di fatto messa in discussione dai magistrati. Il ministro dell’ambiente ha spiegato che l’Aia è un provvedimento con la stessa forza di una legge. “L’Ilva deve avviare il risanamento la situazione che si è creata rappresenta un ostacolo aggiuntivo a questo percorso” ha detto. Monti intende anche incontrare Napolitano per discutere del caso.
Tutto è comunque sottoposto alla pronuncia del tribunale del Riesame a cui ha fatto ricorso l’Ilva contro l’ultimo pronunciamento della magistratura: fino ad allora gli impianti rimarranno chiusi, dice sempre l’azienda.