Padre Graziano, accusato dell’omicidio di Guerrina Piscaglia e di averne fatto sparire il corpo, nel corso dell’intervista rilasciata a Il Corriere di Arezzo ha risposto anche alle insinuazioni di chi da tempo sostiene che il corpo della casalinga di Ca’ Raffaello non può essere ritrovata perché “è stata mangiata”. Padre Gratien si indigna dinanzi ad un’ipotesi di questo genere:”C’è tanto pregiudizio. Anche tra gli uomini di legge. E non pensano a quello che in passato gli italiani hanno fatto davvero in certi Paesi: quello sì, è cannibalismo”. Padre Graziano si è detto convinto che Guerrina, di cui non si hanno notizie dal primo maggio di 3 anni fa, possa essere in realtà ancora viva:”mi domando, ma perché il 2 maggio quando viene avvistata Guerrina a Novafeltria, nessuno va a controllare, né loro né i carabinieri? Dovevo farlo io?”. Domande che per i giudici del primo grado non sono bastate ad evitare una condanna a 27 anni di reclusione per il parroco di origini congolese, che adesso spera di ribaltare la sentenza nel processo di secondo grado che avrà inizio probabilmente dopo l’estate. (agg. di Dario D’Angelo)
Il primo maggio di 3 anni fa, da Ca’ Raffaello spariva per sempre Guerrina Piscaglia, casalinga 50enne per il cui omicidio e soppressione di cadavere è stato condannato Padre Graziano, sua ex guida spirituale. Il frate congolese e la sua difesa hanno già presentato appello al fine di ribaltare la pesante condanna a 27 anni di reclusione giunta al termine di un complesso quanto doloroso processo di primo grado. Ora però, come rivela l’edizione online del quotidiano Corriere di Arezzo, sarebbe giunta la contromossa del pm Marco Dioni, alla vigilia dell’inizio del secondo grado. Il magistrato, in un documento di 40 pagine ha infatti formulato un “appello incidentale” nel quale affronta i punti sollevati dalla difesa chiedendo di rivalutare al tempo stesso l’aggravante dei futili motivi, precedentemente scartata dallo stesso nel corso del primo grado. Il successivo capitolo della vicenda giudiziaria che vede protagonista Padre Graziano, presunto assassino di Guerrina Piscaglia, potrebbe aprirsi ufficialmente dopo l’estate, ma già la macchina del secondo grado sembra essere ampiamente in funzione. Lo stesso Dioni ha avanzato alla procura la richiesta affinché possa essere incaricato per sostenere la pubblica accusa nell’ambito del nuovo processo.
Intanto, a distanza di tre anni dalla misteriosa scomparsa di Guerrina Piscaglia, il cui corpo non è mai più stato trovato, il prete condannato, attualmente ai domiciliari con braccialetto elettronico presso il convento dei Premostratensi a Roma, continua a ribadire con forza – come ha sempre fatto – la sua innocenza, certo di poterla dimostrare in Appello. Nel convento romano, a due passi dalle Terme di Caracalla, il religioso congolese conduce una vita quasi normale: pur non potendo uscire dalla struttura, il può comunque celebrare la messa, incontrare chi vuole ed usare il computer senza limiti.
Attende con trepidazione l’inizio del processo di secondo grado, quello della sua rivincita. Dopo la condanna a 27 anni per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, continua a definirsi innocente e ad asserire di non sapere cosa sia successo alla casalinga 50enne, sparita nel nulla il primo maggio 2014. “Ma io non ho sequestrato, non ho ammazzato, non ho fatto mandare via nessuno”, ha chiarito il prete in una recente intervista per il Corriere di Arezzo. Cosciente di non aver fatto del male a nessuno, il prete di origine congolese confida nella speranza. “Non possono dire la verità. Tutti sanno che padre Graziano non c’entra per niente, ma il paese è piccolo e preferiscono stare zitti”, rilancia Gratien, che non ha mai smesso di denunciare l’ipocrisia e l’omertà del paese in provincia di Arezzo. L’uomo ha asserito che dopo la sua sentenza di condanna, le stesse sorelle di Guerrina avevano riferito la presenza di altre presunte persone che non avrebbero ancora raccontato tutta la verità. “Chi sono?”, si domanda oggi il prete. Graziano rimprovera anche il comportamento del marito della vittima, Mirco: “Cosa hanno fatto concretamente per cercarla? Ricordo che mi dicevano: ‘se Guerrina torna non la riprendiamo a casa’. E io, dopo la scomparsa, sgridavo Mirco: ‘ma è tua moglie… hai fatto un matrimonio con lei!'”.
Ma perché sarebbe stato condannato? Secondo il frate non sarebbe stato ascoltato, ma in lui è emersa negli anni una consapevolezza: “Il colore della mia pelle, il fatto che io sia nero, del Congo, ha influito moltissimo in questa storia. C’è tanto pregiudizio. Anche tra gli uomini di legge”. A ferirlo di più è stata la parola “carnefice” usata nei suoi confronti: “La scrissero i giudici nella fase ancora delle indagini preliminari. Come può dire una cosa del genere? Ma i giudici, si sa, sono intoccabili…”. L’uomo è oggi più che mai convinto del complotto nei suoi confronti, tanto da ribadire di aver voluto con forza che le telecamere riprendessero il processo. Ora intanto si pensa all’Appello e ci si domanda se ci saranno davvero colpi di scena: “Non so, vedremo, difficile dire. Io sono prete e certe cose che riguardano il mio ministero non possono essere rivelate”, ha chiosato.