Si sono finalmente chiuse le indagini sul caso dell’Ilva di Taranto, un caso che si protrae da mesi mettendo in crisi il lavoro di migliaia di operai. Come si sa, l’accusa è quella di inquinamento tale da procurare tumori mortali nella cittadinanza e nei lavoratori. A conclusione delle indagini, sono partiti gli inevitabili avvisi di garanzia: 53 in tutto, tra cui uno destinato anche al governatore della Puglia Nichi Vendola. Secondo quanto è trapelato dalle indagini, il leader di Sel si sarebbe opposto al direttore dell’Arpa, l’agenzia ambientale, chiedendo di non essere troppo duri con l’azienda, cioè di non esagerare con le accuse di inquinamento. Ci sarebbero intercettazioni telefoniche a provare questo comportamento: sia Vendola che Giorgio Assennato, direttore di Arpa Puglia, negano i fatti contestati. Altri nomi eccellenti coinvolti nell’inchiesta: il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, il parlamentare di Sel, Nicola Fratoianni (che all’epoca dei fatti contestati era assessore regionale), l’attuale assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia. Intanto, a sottolineare come l’emergenza continua, si segnalano quindici operai della fabbrica intossicati per i fumi prodotti.