C’è qualcosa che non quadra nelle politiche riguardanti il terremoto. Si avverte una sorta di scollamento tra quello che decide il Parlamento e quello che pensa il premier Gentiloni. Settimana scorsa il presidente del Consiglio ha annunciato che nel decreto che verrà fatto a metà aprile verrà inserito un fondo per la ricostruzione che sarà molto rilevante: oltre un miliardo di euro all’anno per i prossimi tre anni per la ricostruzione delle aree colpite da terremoto, una priorità, ha ripetuto anche ieri a Cernobbio. Ma Gentiloni percorre un terreno, il decreto terremoto, che i parlamentari di maggioranza, quelli che lo appoggiano, hanno minato e distrutto a suon di emendamenti. Eppure Gentiloni ha detto: “Stanzieremo almeno un miliardo all’anno e per tre anni, ma stiamo lavorando per avere risorse più ingenti possibili. Le modalità con cui questo fondo sarà utilizzato saranno rese note dal governo ad aprile”.
E dire che sarebbe bastato ascoltare i sindaci, sentire le loro esigenze, creare quelle zone franche a carattere fiscale. Le voci dei sindaci non hanno avuto un interlocutore serio e univoco, hanno trovato troppe orecchie e poca determinatezza.
Ben venga la pioggia di soldi promessa, ma si diano indirizzi precisi, si recuperi l’economia, si ricostruiscano paesi dove le comunità hanno radici, si rilanci il turismo, si salvaguardi la storia e la cultura dei luoghi terremotati.
Che fossero argomenti e richieste avanzate a suo tempo lo ha ribadito sempre la scorsa settimana il sindaco di Amatrice. Sergio Pirozzi ha sottolineato che queste misure erano state sollecitate da tempo e che riguardano sia il fronte fiscale che quello contributivo. Pirozzi si è detto fiducioso e soddisfatto dell’impegno preso da Gentiloni. I sindaci in più occasioni avevano indicato il modello della zona franca urbana dove favorire lo sviluppo di specifici programmi fiscali e contributivi, un modo nuovo mai sperimentato prima per le zone terremotate. Adesso si tratta di capire quali soluzioni proporrà il governo ai politici locali, chi li seguirà, chi eviterà che gran parte di questo denaro venga speso nel peggiore dei modi.
I comuni di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria che sono entrati a far parte del cratere sismico sono 140, mentre i danni che le scosse di terremoto, da agosto a oggi, hanno causato ammonterebbero a circa 23 miliardi e mezzo di euro. Più di quanto comunque verrà stanziato dal Governo. Tutto quello che Gentiloni ha annunciato in parte rifà il verso a quanto avevano presentato e richiesto gli amministratori locali al governo stesso in commissione Ambiente. Lì addirittura c’era stato un progetto di legge elaborato dall’Università di Camerino che è stato demolito con gli emendamenti. Ieri i manifestanti hanno bloccato la Salaria con i trattori. E domani?