La Santa Romana Chiesa commemora e festeggia il 14 marzo di ogni anno Beato Arnaldo che nel corso della propria vita terrena è stato abate di San Giustina in Padova e che si è distinto per il proprio animo caritatevole. Arnaldo è nato ne1 185 anche se non se ne conosce con precisione il giorno, a Limena, piccolo centro abitato posto nell’attuale provincia di Padova, in una famiglia abbastanza benestante di origini nobili: i Cattanei.
Dell’infanzia di Arnaldo si sa veramente pochissimo se non che sai cresciuto in un ambiente marcatamente indirizzato verso la fede nella religione cattolica. Il suo profondo senso di umanità e l’intento di voler dare una mano a quanti ne avessero bisogno lo portarono a prendere la decisione di entrare poco più che adolescente nel monastero di San Giustina a Padova. Il suo impatto con il mondo monastico è davvero straordinario giacché Arnoldo si distinse per il grande senso caritatevole, per come portasse avanti la propria vita seguendo i crismi della cristianità e per il profondo sentimento di pietà che era presente nel proprio animo. Tutte queste doti innate, lo portarono a essere preso in grande considerazione in tutto il monastero tant’è che, praticamente all’umanità, venne eletto abate dello stesso Monastero a soli 24 anni.
La scelta fu azzeccatissima in quanto il suo impegno nell’adempiere il ruolo che gli venne assegnato fu sempre massimo tant’è che riportò il Monastero ad antichi splendori sotto diversi punti di vista. Nello specifico riuscì ad ottenere il restauro della struttura architetturale del Monastero; fece riavere antichi e ormai persi privilegi come ad esempio quello che permetteva allo stesso abate di poter esprimere un importante giudizio per la nomina del vescovo della città di Padova; fece effettuare alcune opere tese a rendere migliore il terreno nei dintorni del Monastero e tanto altro ancora. Insomma, riuscì a governare il monastero in maniera straordinaria per un periodo di grande serenità che tuttavia fu interrotto nel 1237, quando Ezzelino III con la forza del proprio esercito ottenne la meglio rispetto alle difese tutt’altro che insormontabili della città di Padova, impadronendosene e mettendo sotto chiave Giordano Forzatè che era l’abate dell’altro grande monastero presente sul territorio padovano.
In ragione di ciò Arnaldo decise di scappare da Padova per ottenere rifugio presso la città di Ferrara, presso la corte degli Estensi. Il suo esilio forzato durò circa un anno, il tempo necessario all’imperatore Federico II che entrato nella città di Padova fece in modo di ristabilire la pace consentendo ad Arnaldo di ritornare nel suo monastero di San Giustina. Tuttavia, non appena Federico II abbandonò la città di Padova, Ezzelino incominciò nuovamente a mostrare grande spavalderia nelle proprie azione e sfruttando la lontananza dello stesso imperatore, nel 1246 sfruttando una futile scusa fece arrestare e quindi imprigionare, ad Asolo, Arnaldo.
Resterà in prigione per oltre otto lunghissimi e durissimi anni. Per lui sarà un calvario che terminerà con la morte il 10 febbraio 1255. Vi sono racconti dell’epoca che parlano di come nella notte in cui Arnaldo spirò, in cielo si manifestarono degli strani eventi. Il suo corpo in un primo momento venne sepolto ad Asolo nella chiesa dei Frati Minori mentre in seguito, e per la precisione nel momento in cui il tiranno Ezzelino morì, venne spostato a Padova, a San Giustina.