Tra i tanti indizi emersi nel corso degli ultimi giorni in riferimento al giallo sulla scomparsa di Roberta Ragusa, il giornalista Fabrizio Peronaci, tramite la sua aggiornata pagina Facebook aveva esposto anche quello relativo alla tomba con croce. Il rudimentale sepolcro era stato rinvenuto nei giorni scorsi ai margini del celebre boschetto nel quale divampò un incendio nei mesi successivi alla scomparsa della donna di Gello di San Giuliano Terme. La presunta tomba viene descritta dal giornalista accompagnata da “una croce in legno e un basamento di terreno rialzato, lungo un paio di metri e compattato da sassi e ghiaietta”. Nelle vicinanze del sepolcro sarebbero state rinvenute anche le due tronchesi, messe a disposizione delle autorità. “Il dubbio che inquieta molti residenti della zona e appassionati del caso Ragusa è angosciante: e se fosse la beffa finale dell’assassino?”, si è domandato il giornalista del Corriere della Sera. “Non è che quella croce tanto visibile è stata collocata lì a bella posta, per indicare la presenza dei resti di Roberta?”, ha proseguito, sottolineando però come gli inquirenti abbiano al momento escluso ciò. Ad oggi, infatti, pare che nonostante la segnalazione tutto sia rimasto come prima.
Con il passare delle ore i pezzi attorno al giallo di Roberta Ragusa sembrano incastrarsi alla perfezione riportando nuova speranza in vista di una possibile e – si auspica – imminente svolta. A fornire le ultime novità è come sempre il giornalista del Corriere della Sera che grazie alle sue intuizioni ed alle testimonianze, dopo mesi di lavoro ha stilato di recente una lista di punti dietro i quali si celerebbe la soluzione del caso. Il primo, importantissimo, è legato al giallo dell’incendio avvenuto nel marzo del 2012 in un boschetto poco distante dalla stazione di San Giuliano e dall’abitazione di Antonio Logli, marito della donna scomparsa. Oggi, Fabrizio Peronaci rivela come già il 18 aprile di quattro anni fa la trasmissione Chi l’ha visto avesse sottolineato un evento avvenuto qualche settimana prima. Siamo alla fine di marzo 2012, il giorno precedente alla ripresa delle ricerche di Roberta Ragusa e proprio nella zona interessata alle operazioni si era sviluppato un incendio molto sospetto. “La collega Rai ne parlò espressamente ipotizzando anche che il rogo fosse servito a far sparire delle prove”, scrive il giornalista. “Oggi, alla luce delle nuove testimonianze della vigilessa e della volontaria della Protezione civile, bersaglio di gravi minacce proprio in quanto a conoscenza dell’incendio, quello scoop del programma Rai risulta confermato e per molti versi rilanciato”, ha poi aggiunto.
Il giallo sulla scomparsa di Roberta Ragusa, la donna di Gello di San Giuliano Terme che fece perdere le sue tracce dalla provincia di Pisa nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio di quattro anni fa, potrebbe contemplare la sua soluzione in 13 mosse. Ne sarebbe convinto il giornalista del Corriere della Sera, Fabrizio Peronaci, che con professionalità e dedizione nelle ultime settimane ha raccolto e reso noto una serie di testimonianze arricchite da nuovi indizi, possibili prove e piste ancora inesplorate. Nelle passate ore il giornalista ha voluto fare il punto della situazione indicando le tappe più importanti che la scomparsa di Roberta Ragusa ha attraversato negli ultimi mesi, esattamente dallo scorso 18 aprile quando emerse per la prima volta la pista del boschetto, tramite il sito del Corriere. Una vigilessa rivelò ad una fonte confidenziale dell’Arma, Luigi Murò, di aver assistito a “movimenti sospetti” proprio in quel boschetto, distante poche centinaia di metri dalla stazione di San Giuliano Terme e dall’abitazione di Antonio Logli, marito della povera Roberta Ragusa. La vigilessa rivelò a Murò di essere convinta del fatto che la donna scomparsa potesse essere stata sepolta proprio in quel boschetto, indicandone all’uomo il punto preciso. Qui, la stessa vigilessa tentò di estrarre dal terreno alcuni lembi di buste bianche molto simili a quelle utilizzate per le operazioni di tumulazione dei cadaveri. Nella vicenda sulla sparizione di Roberta Ragusa sarebbe entrata anche l’ipotesi della Massoneria, sulla base di un simbolo che secondo una fonte apparterrebbe ad una organizzazione della quale farebbero parte anche alcune persone vicine alla donna scomparsa. Di recente è poi emersa una seconda supertestimone, volontaria della protezione civile (intervenuta anche nel corso della trasmissione Pomeriggio 5), che rivelò come nel medesimo boschetto indicato dalla vigilessa, pochi mesi dopo la scomparsa di Roberta Ragusa vi fu un incendio. Di fronte alla richiesta di maggiori spiegazioni, la stessa volontaria fu minacciata di fare la stesa fine di Roberta Ragusa, ma la prova del rogo, come spiega Peronaci, è visibile tramite immagini di Google Earth. Nel boschetto intervennero per primi i vigili del fuoco – mai sentiti dagli inquirenti – e successivamente la Protezione civile. Nei giorni scorsi il giornalista Peronaci, sempre tramite il suo profilo Facebook, ha portato alla luce per la prima volta alcuni elementi chiave mai emersi prima tra cui un anello appartenuto alla donna scomparsa e rinvenuto sul lato destro della casa di Antonio Logli e due tronchesi, queste ultime rinvenute ai margini del celebre boschetto. Oltre alla pista del boschetto sarebbe poi emersa una seconda ipotesi, legata questa volta al cimitero Orzignano e relativa ad una tomba senza lapide intestata a tale Emilia Vanni. Secondo alcune testimonianze, la defunta, senza parenti, inizialmente era stata sepolta in un settore diverso del cimitero. “Il dubbio è che la scritta tipo graffito sia in realtà di copertura e che il loculo sia stato oggetto di manipolazioni, come potrebbe dimostrare la presenza di mattoncini ai lati e di un’area centrale in cemento che pare successiva”, scrive Peronaci in merito al dodicesimo punto. In ultimo, l’inquietante tomba con una piccola croce in legno ai margini del boschetto e che secondo i residenti della zona potrebbe rappresentare “la beffa finale dell’assassino”. La soluzione dell’intricato giallo potrebbe realmente essere cercata nei tredici punti indicati dal giornalista?