Sono giunte nella giornata di ieri le motivazioni sulla sentenza circa la trattativa stato-mafia, emessa il 20 aprile scorso dalla corte d’assise di Palermo. Motivazioni che arrivano tra l’altro nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, quando appunto persero la vita il giudice Borsellino e tutta la sua scorta dopo un terribile attentato. Tutti condannati gli imputati, tranne l’ex ministro dell’interno Nicola Mancino, che come ricorda l’edizione online del quotidiano La Repubblica, è stato l’unico assolto di questo processo, anche se le sue telefonate a Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridico del Quirinale, fatte per chiedere un intervento del presidente della repubblica sulle procure che indagavano sul 1992, sono state ritenute inammissibili e inopportune. «La sollecitazione di Mancino – scrivono i giudici – è rimasta priva di sbocco poiché la presidenza della Repubblica e la procura generale della Cassazione, anche e soprattutto per la chiara e ferma presa di posizione dell’allora capo della Dna Grasso, sono stati attenti a non travalicare i limiti delle proprie competenze». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“BERLUSCONI SAPEVA”
Le motivazioni dei giudici sulla sentenza sul processo per la trattativa Stato-mafia parlano anche di un Silvio Berlusconi che era a conoscenza dei rapporti di Dell’Utri con la mafia: “Se pure non vi è prova diretta dell’inoltro della minaccia mafiosa da Dell’Utri a Berlusconi, perché solo loro sanno i contenuti dei loro colloqui, ci sono ragioni logico-fattuali che inducono a non dubitare che Dell’Utri abbia riferito a Berlusconi quanto di volta in volta emergeva dai suoi rapporti con l’associazione mafiosa Cosa nostra mediati da Vittorio Mangano.” Una questione che è stata spesso affrontata e portata all’attenzione delle cronache, con Berlusconi che secondo i giudici era a conoscenza dell’attività di Dell’Utri, con l’ex senatore che avrebbe avuto dunque un ruolo decisivo nella strategia del capo di Cosa Nostra, Totò Riina, rafforzandola. (agg. di Fabio Belli)
LE ACCUSE DEL FRATELLO SALVATORE
Nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino, ucciso 26 anni fa in un attentato mafioso di Cosa Nostra, tengono banco le motivazioni dei giudici sul processo per la trattativa Stato-mafia. Salvatore Borsellino, fratello del magistrato, ha commentato dal palco di via D’Amelio: “Della rabbia spesso si ha bisogno per stare in piedi, la speranza non basta per tenerti in piedi quando spesso viene spesso disillusa da barlumi di verità che poi scompare. Per anni quella trattativa, che io ritengo essere stata la causa principale della morte di mio fratello, è stata chiamata presunta, ipotetica, come una sceneggiatura costruita da qualcuno: mia fratello è stato ucciso per quella trattativa, è stato sacrificato sull’altare di questa trattativa, è come un soldato che è andato in guerra a combattere un nemico. Il nemico era la mafia, il nemico che mio fratello è andato in guerra per combatterlo: se mio fratello fosse stato ucciso da un nemico io non ci sarei in via D’Amelio, non ci sarebbe nulla, ci sarebbe solo il ricordo di noi familiari”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
TRATTATIVA STATO MAFIA ACCELERO’ MORTE DI BORSELLINO
Paolo Borsellino, “trattativa Stato-Mafia accelerò sua morte”: oggi, 19 luglio 2018, ricorre il ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio e poche ore fa sono giunte le motivazioni della sentenza sulla trattativa tra l’istituzione e Cosa Nostra, con le condanne a Mori, De Donno, Subranni e dell’Utri. E i giudici della corte d’Assise di Palermo hanno evidenziato un passaggio fondamentale che riguarda proprio il celebre magistrato, ucciso insieme a cinque agenti della sua scorta: è stato l’invito al dialogo che i carabinieri fecero arrivare a Salvatore Riina ad indurre l’organizzazione criminale ad accelerare i tempi dell’eliminazione del magistrato. La figlia Fiammetta ha dichiarato nelle ultime ore di voler “sapere chi c’è dietro”, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evidenziato che è necessario “continuare a ricercare la verità” sulla tragica fine di Paolo Borsellino: oggi un altro passo in avanti è stato fatto.
PALERMO, FIACCOLATA PER RICORDARE IL MAGISTRATO
In questi minuti a Palermo è in corso l’annuale fiaccolata in memoria della strage di via D’Amelio, con in testa uno striscione molto chiaro: “depistaggi e tradimenti: 26 anni senza verità”. Iniziata alle 20.30 a Piazza Vittorio Veneto, la manifestazione proseguirà in via Libertà, via Autonomia Siciliana, per arrivare infine in via D’Amelio dove verrà deposto un tricolore e intonato l’inno nazionale. Come riportato da Repubblica, il comitato della fiaccolata, giunta alla ventiduesima edizione, ha sottolineato: “Alla luce dei recenti interventi di Fiammetta Borsellino, la Fiaccolata di quest’anno in ricordo delle vittime della strage di Via D’Amelio sarà molto diversa e carica di significati. Dopo la sentenza del processo ‘Borsellino quater’ appare chiaro che esponenti di primo piano dello Stato ebbero un ruolo determinante nel depistaggio su mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio”.