Sindrome della Rassegnazione, di cosa si tratta? Nel 2016 sono stati ben 169 i casi in cui i figli dei rifiugiati sono stati colpiti da questa sorta di disconnessione dal mondo reale. Casi riscontrati tutti e 169 in Svezia. Questa sindrome, chiamata dai medici Resignation Syndrome, colpisce i bambini e le bambine figli di rifugiati: smettono di giocare, camminare e parlare, fino a non aprire la bocca e dover essere nutriti attraverso un tubo attaccato al naso. La BBC ha raccontato la storia di Sophie, bambina di nove anni che si muove grazie ad una sedia a rotelle: una bambina disconnessa dal mondo nonostante l’apparente benessere. Da quasi 20 mesi è nutrita attraverso il tubo trasparente collegato al naso e, sotto la sua tuta, indossa un pannolino. Lei e la sua famiglia sono richiedenti asilo dall’ex Unione Sovietica e sono arrivati in Svezia nel dicembre 2015, dove abitano negli alloggi destinati ai rifugiati. E la sua storia ha colpito il mondo: “La pressione sanguisna è abbastanza normale, ma ha un’elevata frequenza di polso: forse sta reagendo alle tante persone che le fanno visita”, le parole di Elisabeth Hultcrantz, volontaria dei Doctors of the World.
SINDROME DELLA RASSEGNAZIONE, LA STORIA DI SOPHIE
Una situazione che preoccupa la dottoressa, con Sophie che non apre mai la bocca: qualora ci fosse un problema con il tubo di alimentazione, la bambina potrebbe soffocare. “Quando spiego ai suoi genitori cosa è accaduto, gli racconto che il mondo è stato così terribile che Sophie si è scontrata e disconnessa con la parte cosciente del suo cervello”, le parole della dottoressa Hultcrantz. Una malattia, un trauma che porta questi bambini a ‘ritirarsi’ dal mondo: bambini che, essendo i più vulnerabili, hanno assistito ad una violenza estrema, in particolare nei confronti dei genitori, o che sono fuggiti da un ambiente insicuro. E la storia della famiglia di Sophie rientra in queste categorie, con i suoi genitori perseguitati dalla mafia locale dell’ex URSS. Nel settembre 2015 la loro macchina è stata bloccata da uomini con l’uniforme da poliziotti e, come racconta il padre, “siamo stati trascinati fuori, Sophie era in macchina ed ha assistito alla scena in cui io e la madre venivamo picchiati”. Successivamente, la madre riuscì a scappare portando con sé Sophie, mentre il padre non riuscì a darsela a gambe: “Mi hanno portato via e non mi ricordo più nulla del fatto”.
“CASI RISCONTRATI SOLO IN SVEZIA”
Giunta con la madre a casa di un amico, Sophie sconvolta disse: “Per favore, andate a recuperare mio padre”. Dopo giorni, il padre le contattò e si nascosero fino al trasferimento in Svezia. E la condizione di Sophie deteriorò: “Dopo un paio di giorni non giocava con la sorella come suo solito”, la confessione della madre della piccola. Successivamente, venne comunicato alla famiglia che non poteva rimanere in Svezia e, avvertendo la possibilità di un nuovo trasferimento, Sophie smise di parlare e di mangiare. Questa è una delle numerose storie della Sindrome della Rassegnazione: più di 400 i casi riscontrati dal 2003 al 2005. Negli ultimi anni il numero è diminuito, anche se il Consiglio nazionale della Svezia ha rivelato che sono in totale 169 i casi tra 2015 e 2016. E solo in Svezia si sono manifestate problematiche legate a questa misteriosa malattia: “A nostra conoscenza, non è stato riscontrato alcun caso al di fuori della Svezia”, le parole del pediatra Karl Sallini. Medici e specialisti al lavoro per individuare cause e rimedi, un dramma che colpisce centinaia di bambini rifugiati.