È stata pubblicata oggi una lettera dal titolo “Correctio Filialis” la cosiddetta correzione “filiale e formale” ad alcuni punti della lettera apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco in cui i firmatari – 62 tra sacerdoti, professori, esperti e studiosi cattolici provenienti da 20 nazioni – accusano il Pontefice di sostenere tesi «eretiche». La lettera di “correzione” con 25 pagine e 7 punti principali di opposizione all’Amoris Laetitia è stata inviata a Papa Francesco lo scorso 11 agosto ma – sostengono i firmatari – non essendo arrivata una risposta diretta del Pontefice, hanno deciso di pubblicarla alla mezzanotte di oggi sul sito creato appositamente CorrectioFilialis.org: i firmatari chiedono al Papa di rivedere/correggere le affermazioni che vengono in maniera molto pesantemente definite come “eretiche”. Tra queste 62 persone non vi sono vescovi o cardinali cattolici che hanno sottoscritto il documento con i presunti errori dell’esortazione post-sinodale scritta da Papa Bergoglio: a differenza di quei “Dubia” che i cardinali Cafarra, Brandmuller, Burke e Meisner (il primo e l’ultimo purtroppo mancati recentemente, ndr) avevano espresso proprio in seguito all’Amoris Laetitia e in cui venivano espressi “dubbi” e domande al Pontefice, questo documento non viene sottoscritto da membri ufficiali della Chiesa Cattolica. Nonostante questo, arriva come un attacco diretto ad alcune tesi del Pontefice in materia di peccato, di comunione per i divorziati, nel rapporto tra Fede e Morale e nella generale ricezione dei Sacramenti.
Tra gli esponenti più celebri nei 62 firmatari troviamo il banchiere piacentino Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR) e dimissionato nel 2012; tra gli altri anche Bernard Fellay, l’unica firma vescovile per il Superiore della Fraternità San Pio X, i cosiddetti lefebvriani. Nel pomeriggio è arrivata la precisazione dell’ex Ior che all’Ansa spiega come la Correzione Filiale non è un’accusa al Papa ma «una supplica scritta da teologi, non parla di eresie ma dice che indirettamente potrebbe facilitare eresie. Sia chiaro: io non accuso il Papa, io gli voglio bene. Io sono per la Chiesa e per il Papa e non mi distaccherò mai né dalla Chiesa né dal Papa. Il documento è un atto devoto, un invito alla riflessione».
LE ACCUSE DEI 62 FIRMATARI
Il documento – disponibile integralmente a questo indirizzo ufficiale – riporta «una lista di passaggi di Amoris laetitia in cui si insinuano o si incoraggiano posizioni eretiche»: non solo, ad inizio del documento i sacerdoti e teologici firmatari spiegano che «Per mezzo di parole, atti e omissioni e per mezzo di passaggi del documento “Amoris laetitia”, Vostra Santità ha sostenuto, in modo diretto o indiretto (con quale e quanta consapevolezza non lo sappiamo né vogliamo giudicarlo), le seguenti proposizioni false ed eretiche, propagate nella Chiesa tanto con il pubblico ufficio quanto con atto privato». L’atto, va detto, non ha alcuna validità formale all’interno della Chiesa Cattolica anche perché non è stata firmata né sigillata da qualche cardinale, ma riflette un forte senso di distanza da alcune posizioni espresse dal Papa in questi anni di Pontificato. In particolare, i firmatari non vanno certo per la linea «morbida» e aggiungono, «di conseguenza, si sono diffusi eresie e altri errori nella Chiesa; mentre alcuni vescovi e cardinali hanno continuato a difendere le verità divinamente rivelate circa il matrimonio, la legge morale e la recezione dei sacramenti, altri hanno negato queste verità e da Vostra Santità non hanno ricevuto un rimprovero ma un favore».
LE 7 PROPOSIZIONI PRESUNTE ‘ERETICHE’ DI PAPA FRANCESCO
Come riportato da Vatican Insider oggi con un articolo di Andrea Tornielli, ecco i principali 7 punti affrontati dalla Correctio Filialis con le 7 proposizioni di Papa Francesco che “rischiano di condurre a posizioni eretiche”: «Una persona giustificata non ha la forza con la grazia di Dio di adempiere i comandamenti oggettivi della legge divina, come se alcuni dei comandamenti fossero impossibili da osservare per colui che è giustificato; o come se la grazia di Dio, producendo la giustificazione in un individuo, non producesse invariabilmente e di sua natura la conversione da ogni peccato grave, o che non fosse sufficiente alla conversione da ogni peccato grave». In secondo luogo, una delle più discusse, «I cristiani che hanno ottenuto il divorzio civile dal coniuge con il quale erano validamente sposati e hanno contratto un matrimonio civile con un’altra persona (mentre il coniuge era in vita); i quali vivono ‘more uxorio’ con il loro partner civile e hanno scelto di rimanere in questo stato con piena consapevolezza della natura della loro azione e con il pieno consenso della volontà di rimanere in questo stato, non sono necessariamente nello stato di peccato mortale, possono ricevere la grazia santificante e crescere nella carità». La terza proposizione riguarda la piena conoscenza di una legge divina che «un cristiano può volontariamente scegliere di violarla in una materia grave, ma non essere in stato di peccato mortale come risultato di quell’azione». Il quarto punto segnalato dalla “correzione” vede, «Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza».
È polemica anche quando il Papa scrive della coscienza in grado di giudicare che talvolta «gli atti sessuali tra persone che hanno contratto tra loro matrimonio civile, quantunque uno dei due o entrambi siano sacramentalmente sposati con un’altra persona, sono moralmente buoni, richiesti o comandati da Dio». Le ultime due proposizioni riguardano invece i principi morali della Rivelazione Divina – «non includono proibizioni negative che vietano assolutamente particolari generi di azioni che per il loro oggetto sono sempre gravemente illecite» – e la centrale questione della ricezione dei Sacramenti, «Nostro Signore Gesù Cristo vuole che la Chiesa abbandoni la sua perenne disciplina di rifiutare l’Eucaristia ai divorziati risposati e di rifiutare l’assoluzione ai divorziati risposati che non manifestano la contrizione per il loro stato di vita e un fermo proposito di emendarsi». Secondo i firmatari tutte queste proporzioni contraddirebbero le verità divinamente rivelate che i cattolici invece dovrebbero credere con assenso di fede divina.