Il 19 luglio la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Simmaco, 51° pontefice, vissuto a cavallo fra il V e il VI secolo. Le notizie riguardanti la vita giovanile di San Simmaco sono scarse e frammentarie. Si sa con certezza che nacque in Sardegna. Secondo alcuni storici, Simmaco potrebbe essere nato nel piccolo borgo di Simaxis, nell’attuale provincia di Oristano. A sostegno di questa teoria, gli storici opinano che il nome del Papa, “Simmaco”, derivi dal suo luogo di origine. San Simmaco giunse a Roma verso la fine del V secolo e proprio nell’Urbe venne battezzato. Durante il pontificato di Anastasio II (24 novembre 496 – 19 novembre 498) Simmaco divenne diacono, distinguendosi negli ambienti romani per la sua fede, il suo zelo e la sua devozione. Il 22 novembre del 498, poco dopo la morte di papa Anastasio II, Simmaco venne acclamato pontefice dalla maggioranza del clero e da alcuni senatori romani capeggiati dal ricco Anicio Probo Fausto, riuniti presso la basilica del Laterano. Poche ore dopo la sua nomina a Papa, un gruppo di oppositori e dissidenti si riunì nella chiesa di Santa Maria Maggiore, eleggendo un proprio pontefice, Lorenzo.
In quegli anni, la situazione della penisola italiana era estremamente precaria e caotica. Dopo la deposizione dell’ultimo imperatore romano d’occidente, Romolo Augustolo, nel settembre dell’anno 476, l’Italia era stata governata dal generale erulo Odoacre. Nel 489, la penisola venne invasa dagli Ostrogoti di Teodorico. Dopo quasi quattro anni di durissima lotta, di devastazioni e saccheggi, Teodorico sconfisse il rivale e lo uccise, assumendo il controllo della penisola. I Bizantini, appoggiati da parte della ricca aristocrazia senatoria latifondista, cercavano di influenzare la politica ostrogota e di destabilizzare la situazione per poter poi intervenire militarmente per conquistare l’Italia. Il senatore Festo, corrotto dai Bizantini, riuscì a far eleggere l’antipapa Lorenzo. La volontà dei Bizantini era quella di insediare un pontefice di scarso carisma, che potesse prendere decisioni in loro favore. A risolvere la situazione dovette intervenire personalmente il re Teodorico. Il sovrano, cristiano ma appartenente all’eresia ariana come gran parte del suo popolo, convocò Simmaco e Lorenzo nella sua capitale Ravenna. Teodorico, che aveva fama di uomo giusto, dopo aver ascoltato Simmaco e Lorenzo, decise di confermare l’elezione del primo basandosi essenzialmente sul fatto che la decisione in suo favore era stata presa anteriormente. Lorenzo si sottomise alla decisione del sovrano ostrogoto. Per la sua lealtà, papa Simmaco lo premiò investendolo della diocesi campana di Nocera. Per evitare che simili episodi potessero ripetersi, Simmaco proibì a qualunque religioso, pena la deposizione immediata e la privazione di tutti i beni assegnati, di cercare voti per eleggere un nuovo pontefice quando quello anteriore era ancora in vita. Inoltre, Simmaco stabilì che un pontefice poteva caldeggiare la candidatura di un successore, proponendola ai futuri elettori del Papa.
Il partito filo-bizantino continuò a ordire trame e tranelli per cercare di deporre Simmaco. Il pontefice resistette con fermezza anche dopo il cambio della politica di re Teodorico, divenutogli ostile. Nel 505, dopo alcuni anni turbolenti, la situazione venne risolta e Papa Simmaco venne riconosciuto anche dal partito filo-bizantino. Da quell’anno, Simmaco si dedicò alla moralizzazione dei costumi ecclesiastici, alla propagazione della fede nelle zone montagnose e selvagge della penisola italiana e alla preghiera.
Durante questi anni Simmaco fece costruire nuovi edifici religiosi e restaurò quelli più antichi, distrutti durante i turbolenti eventi che avevano accompagnato la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Il pontefice Simmaco stanziò inoltre importanti somme di denaro a favore dei cristiani che vivevano dell’Africa Settentrionale e nella Sardegna, perseguitati dai feroci Vandali. Dopo molte sofferenze e una lunga malattia, papa Simmaco si spense a Roma il 19 luglio del 514.