Il 21 luglio la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Vittore di Marsiglia, ufficiale romano vissuto a cavallo fra il III e il IV secolo, patrono della città francese. San Vittore probabilmente apparteneva a una delle ricche e potenti famiglie senatorie dell’aristocrazia imperiale. Per la sua origine nobile e per la grande abilità con le armi, scalò tutti i gradi dell’esercito romano, venendo ammesso a far parte della Guardia Imperiale, il corpo scelto di truppe che accompagnava il sovrano e lo difendeva da ogni tipo di minaccia. San Vittore giunse a Marsiglia negli ultimi anni del III secolo, accompagnando il sovrano Massimiano durante una visita all’importante città portuale della Gallia. In quegli anni, Marsiglia era sconvolta da una violenta e crudele persecuzione anticristiana, iniziata nel 287. La causa della persecuzione fu un ammutinamento collettivo dei soldati cristiani della guarnigione di Marsiglia. La città era assediata, e i soldati cristiani rifiutarono di combattere, gettando le armi e venendo imprigionati. I soldati cristiani rifiutarono anche di sacrificare agli dei e di onorare l’imperatore, andando incontro al martirio. Il castigo delle autorità fu feroce. L’intera comunità cristiana di Marsiglia venne sottoposta a una durissima persecuzione: i capi della Chiesa locale vennero arrestati, gettati in carcere, torturati e spesso barbaramente trucidati. Le violenze non risparmiarono né donne, né fanciulli.
San Vittore, giunto nella città, animò segretamente i membri della locale comunità cristiana, incitandoli a resistere e ad avere fede. Un delatore lo scoprì e lo denunciò all’imperatore. Interrogato dal sovrano, San Vittore non negò la sua fede, ribadendo di credere in Gesù Cristo e venne immediatamente disarmato, degradato e gettato in carcere. San Vittore non accettò di abiurare: l’imperatore, che ne aveva apprezzato il valore in tanti anni di battaglie, non ebbe pietà e ordinò di torturarlo per far rinnegare al suo antico soldato la Vera Fede. In carcere, durante le lunghe giornate di tortura, San Vittore non abiurò mai la fede in Cristo. Il suo atteggiamento fermo e stoico suscitò l’ammirazione di tre dei suoi carcerieri, che iniziarono a dialogare con San Vittore durante le lunghe notti di veglia. San Vittore, nonostante il dolore causato dalle torture e dalle ferite aperte sul suo corpo, parlò ai suoi carcerieri della vita di Cristo e del messaggio evangelico di fratellanza, pace e amore tra gli uomini. I tre si convertirono al Cristianesimo: scoperti dopo poco tempo, vennero imprigionati. Dopo aver confessato la loro colpa, le tre guardie vennero immediatamente decapitate.
Massimiano, consapevole della pericolosità di San Vittore, capace di ammansire e di far convertire alla fede cristiana anche i suoi carcerieri, di fronte all’impossibilità di fargli abiurare scelse di condannarlo a morte. San Vittore venne decapitato. Il suo corpo e quelli delle tre guardie carcerarie appena convertite vennero gettati nel Mar Mediterraneo da una nave, al largo delle coste di Marsiglia, per impedire a chiunque di recuperarne i resti e di venerarli. I quattro corpi vennero però prodigiosamente trasportati dalle correnti sulle coste marsigliesi, dove vennero trovati e raccolti da alcuni cristiani. Costoro, riconosciuto immediatamente San Vittore, seppellirono i corpi nei pressi della città, all’interno di una grotta. Con il passare degli anni, venuta meno la persecuzione contro i Cristiani, il luogo di sepoltura divenne meta di pellegrinaggi.
Gli archeologi hanno individuato le possibili tombe dei martiri: una datazione le ha fatte risalire agli inizi del IV secolo. Sono state individuate anche tracce archeologiche dell’esistenza di una cappella risalente ai primi anni del V secolo al di sopra del luogo di sepoltura. Agli inizi del nono secolo risale la prima testimonianza scritta della vita di San Vittore. Nel quinto secolo, Giovanni Cassiano fondò un monastero nel luogo della tomba di San Vittore. L’abbazia fu prospera durante il Medioevo: papa Urbano V fu abate del monastero prima di essere eletto pontefice nel 1362, i suoi resti mortali riposano nella chiesa di San Vittore.