La delicatezza con cui il papà del piccolo Brandon, Angelo Le, ha risposto alle domande di suo figlio sulla strage di Parigi dice molto dell’amore: “Loro potrebbero avere le armi, ma noi abbiamo i fiori”; indicando i tanti, tantissimi, deposti a dimostrare il volto gentile dell’angoscia che avvolge la città. “Ma i fiori non fanno nulla. Sono per, sono per…” “Certo che fanno – risponde il papà riferendosi alla folla nella piazza –. Guarda. Ognuno lascia dei fiori”. “Così lottano contro le armi”. L’amore non nasconde la verità: Brandon teme di dover lasciare Parigi. Suo padre lo rassicura: “Non ti preoccupare, non abbiamo bisogno di andare via. La Francia è la nostra casa”.
“Ma ci sono i cattivi papà”. “Sì, risponde il padre, ma ci sono cattivi ovunque”. E ancora: “Le candele sono per quelli che da ieri non ci sono più”. Il bambino, stretto al collo del suo papà, gli crede. Non capirà forse tutto, ma per ora gli basta ciò che ha sentito dalla sua voce.
I fiori sono così fragili, possono perdere tutti i petali per un soffio di vento. Che cosa possono davanti alle armi? Possono parlare del dono della vita, spezzata ma non vinta, almeno per chi sa che essa è immortale. I fiori parlano anche della tenerezza piena di pudore, sostituiscono le parole che non si sanno trovare, offrono nel loro silenzio il conforto lieve che solo la grande musica sa dare. La candela è il simbolo della vita che continua oltre il buio della morte e rischiara con una luce non fioca, ma calda, anche se circoscritta a un breve alone di chiarità, oltre il quale l’ombra sembra ancora prevalere.
“Laudato sì mi Signore per frate foco, per lo quale enallumini la nocte”, diceva san Francesco, quando le notti dovevano essere molto nere. La morte non è sconfitta, le armi hanno prevalso in queste notti parigine e siriane ed è proprio vero che non solo qui ci sono i cattivi. I cattivi sono dappertutto, per questo bisogna restare nella propria patria, non come un ripiego o una magra consolazione, ma come una lotta. “Militia est vita hominis super terram”, la vita dell’uomo sulla terra è una milizia, è cosa da soldati. Forse occorrerà rieducare i bambini a questa cosa troppo dimenticata dalla comodità e dal superfluo e dare ragioni per una nuova fortezza ai ragazzi e ai giovani per un impegno non solo personale ma anche civile, come indica questo padre al suo piccolo.
Rimanere nella nostra patria. E non perché essa sia solo fonte di diritti, ma anche perché sia terra da coltivare e da far fruttare con l’impegno e la fatica che non sono risparmiati a nessuno.
E una ragione c’è, per ogni persona che riflette, o semplicemente lavora: per ognuno la vita non è a caso, è data come dono e come compito e di essa ognuno renderà conto. Ogni uomo sa questo nel suo profondo, anche se lo nega o si nasconde dietro esili o corazzate paratie. Noi, che abbiamo la grazia di seguire il Signore e non smettiamo di interrogarlo sulle sue vie talvolta incomprensibili, sappiamo anche nella nostra cattiveria che Lui è la vera luce che illumina il mondo, Lui il fiore sbocciato sulla Croce che vince la morte.