Deve esserci dentro veramente di tutto nei quasi 3000 file resi pubblici in questi giorni, secondo quanto aveva stabilito una legge del 1992 che indicava nell’ottobre 2017 il momento in cui aprire tutto l’archivio tenuto segreto relativo al caso dell’omicidio del presidente John F. Kennedy del novembre 1963. Un caso risolto ufficialmente con la sentenza della commissione Warren in cui si indicava in Lee Oswald, ucciso pochi gironi dopo l’attentato quasi per chiudergli la bocca, l’unica mente ed esecutore dell’assassinio, ma mai accettata come buona da moltissimi esperti. Troppe le contraddizioni che invece dimostrerebbero come gli attentatori fossero più di uno e che dietro ci fosse una regia precisa. Ma nei circa 2800 documenti messi per adesso online non c’è altro che quanto pronunciato dalla commissione Warren, mentre altri 300 file saranno resi noti tra circa sei mesi, ha deciso Donald Trump, perché al momento si pensa siano troppo destabilizzanti per la sicurezza nazionale. Secondo gli esperti si vuole verificare che gli agenti della Cia che apparirebbero in quei documenti siano oggi tutti morti. L’ombra dei servizi segreti americani è infatti pesantemente presente in tutto il caso.
Ma che tra i documenti ce ne sia anche uno che riguarda Adolf Hitler sta suscitando interesse anche perché non si capisca come sia finito lì in mezzo, un documento che proverebbe una teoria sostenuta nei decenni da moltissimi studiosi. Che Adolf Hitler cioè non si fosse suicidato nel bunker di Berlino, ma che fosse fuggito in Sudamerica, dove, e questo è provato, esisteva una rete di sostenitori nazisti con lo scopo di accogliere tutti quei gerarchi che scapparono dalla Germania a guerra perduta. In Argentina esiste addirittura una cittadina ormai coperta dalla giungla costruita in perfetto stile bavarese dove molti nazisti avrebbero trovato rifugio. Nel documento in questione un agente della Cia in Sudamerica comunica di aver avuto notizie quasi sicure da parte di un suo contatto il 29 settembre 1955 che Hitler fosse in Sudamerica, esattamente in Colombia. “L’amico di Cimelody-3” – si legge nel documento – “ha affermato che durante l’ultima parte del settembre 1955, Phillip Citroen, ex ufficiale delle SS, gli ha detto in via confidenziale che Adolph Hitler è ancora vivo. Citroen ha sostenuto di aver avuto un contatto con Hitler in Colombia durante un suo viaggio da Maracaibo verso quel Paese come impiegato della Knsm (Royal Dutch) Shipping Co. Ha poi sostenuto che Hitler ha lasciato la Colombia per l’Argentina introno a gennaio del 1955”. Allegata anche una foto dell’ex leader nazista con questa didascalia: “Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, America del Sud, 1954”. La foto però non sembra convincente: per essere stata scattata 10 anni dopo la sua presunta morte, l’uomo ritratto assomiglia troppo a Hitler quando era ancora in vita. Ma il dubbio rimane. Nel 2009 un archeologo americano esaminando il frammento del teschio di Hitler conservato dai russi, aveva detto che apparteneva a una giovane donna e dunque non poteva essere quello del Fuhrer. E se alla fine si scoprisse che a ordire l’omicidio di Kennedy fosse stato Hitler?
TRA BUFALE E VERITÀ
E come lo stesso Vites avanzava, di Adolf Hitler vivo in Argentina ci sono ben più dubbi di quante “certezze” darebbero i presunti clamorosi nuovi documenti Cia desecretati da Trump: dopo che la notizia ha fatto il giro del mondo, ben in pochi si sono posti la domanda sull’effettiva veridicità dello scoop e hanno riportato come onesti “lavoranti” l’intera “bomba” della Cia. Ben in pochi però hanno voluto lo sforzo anche solo di mettere in discussione quanto riportato: questo lo diciamo non solo per plauso al nostro collega di qui sopra ma anche riportare precisamente quanto sostenuto dalla stessa Cia in quel documento. Come ha giustamente riportato Paolo Attivissimo nel suo blog anti-Bufale, emerge che la dichiarazione di Citroen, comproprietario del Maracaibo Times, era la seguente: «”met an individual who strongly resembled and claimed to be Adolf Hitler”, ovvero ha visto uno che somigliava molto a Hitler e diceva di essere lui». Da qui a dire che Hitler fosse proprio quel “individuo” come capite bene ne passa: «non hanno letto il terzo paragrafo del documento, quello che dice che la CIA stessa liquidò la segnalazione come una “apparent fantasy”, ossia “evidente fantasia”», spiega ancora Attivissimo. (agg. di Niccolò Magnani)