Conto alla rovescia per scoprire se gli esiti dell’esame DNA di Al Bano e Romina Power sono compatibili in genia con il corpo della ragazza morta in Florida nel 1994 che dunque potrebbe essere davvero Ylenia Carrisi, chiudendo il cerchio di una storia troppo lunga e dall’esito comunque inevitabilmente triste. Spunta però una novità rispetto a quanto ci siamo già detti sulla storia di Ylenia di questi ultimi giorni e riguarda l’eventuale processo per il killer che avrebbe confessato l’uccisione di una donna che somiglia in moltissimi aspetti ad Ylenia, con lo stesso Keith Hunter Jesperson, il pluriomicida reo confesso, che dal carcere avrebbe anche riconosciuto la foto della figlia di Al Bano. Secondo l’agente speciale che ha rintracciato tutta la vicenda, Dennis Haley, «il killer non sarà processato perché il costo sarebbe condannare, anche a livello di costo, chi già sconta centinaia di anni di ergastoli».
Continua l’attesa per la svolta ufficiale nel caso di Ylenia Carrisi, figlia di Romina Power e Al Bano scomparsa come ormai tutti sanno 21 anni fa la notte di capodanno. Con le parole e la grande tenacia dell’agente speciale Dennis Haley che ha riaperto il “cold case” sulla giovane e bella ragazza in questi giorni stiamo apprendendo le varie novità sugli esami del DNA e sulle prossime mosse degli investigatori americani. In una lunghissima intervista al Quotidiano Nazionale, Haley ha riferito come in questi giorni il cranio della ragazza trovata morta nel 1994 ma ancora senza identità «è stato spedito in Texas per l’estrazione del DNA e adesso assieme agli altri resti è conservato nel centro di Pensacola in attesa di venire identificato». Molti esami in queste ore si stanno svolgendo per trovare una chiave, una svolta finale per il caso di Ylenia, con ancora le parole dello sceriffo che puntano dritto sugli esami del teschio: «con tutto quanto trovato e con le potenziali dimensione delle ossa è uscita una immagine molto significativa che può impressionare. Ma Jesperson – il killer – ha riconosciuto Ylenia anche attraverso le foto». Che siamo finalmente in dirittura d’arrivo?
Subiscono i tratti inquieti di un caso complesso le varie ultime novità che fuoriescono in questi giorni di fermento per la vicenda di Ylenia Carrisi. La scoperta dall’America su possibile ritrovamento del corpo – tutti gli aggiornamenti qui sotto nei precedenti paragrafi – ha fatto uscire alla ribalta il ruolo dell’agente speciale americano, Dennis Haley che con la sua tenacia ha portato avanti le indagini in questi anni in cui nessuno ci credeva. Interessante da questo punto di vista quanto lo sceriffo ha raccontato al Quotidiano Nazionale in questi giorni rispetto alla mancanza di collaborazione con le altre forze investigative americane, sentitelo: «Ho avuto pochissima, se non zero collaborazione dalle autorità della Louisiana. Non mi hanno fornito alcun dettaglio sulle loro indagini del tempo, quel nome sembrava perso negli archivi e c’era molta poca voglia di andare e guardare anche i faldoni dell’inchiesta». Importante la dichiarazione e fa capire come mai comunque si è dovuto aspettare 21 anni, con la famiglia Carrisi di Al Bano e Romina Power che hanno anche interrotto il loro matrimonio anche per questa vicenda, per avere qualche vera novità sul triste caso della scomparsa di Ylenia. Un vero peccato dovuto sicuramente non a dolo ma a mancanza di interesse, riferisce Haley, che però ha provocato pià male di quanto già non facesse la perdita di una figlia.
Purtroppo se ne parla ancora, nonostante siano passati 21 anni dalla scomparsa della giovane Ylenia Carrisi: se ne parla ma forse potrebbe essere, dopo mille false piste che hanno illuso la madre Romina Power e il padre Al Bano, la svolta decisiva. Ylenia potrebbe essere morta nel 1994 in Florida e finalmente uno sceriffo (qui sotto trovate tutti i dettagli) ha collegato che il corpo di quella donna ritrovata potesse essere quello della giovane Ylenia. Per verificarlo pochi giorni fa Al Bano e Romina hanno ricevuto visita dalla polizia scientifica per il prelievo del DNA in modo da appurare una volta per tutte se quel corpo trovato 21 anni sia veramente quello della figlia Carrisi. Ma le tempistiche di restituzione? Il Quotidiano Nazionale in un’intervista recente allo sceriffo (clicca qui) che ha riaperto il caso, Dennis Haley, ha posto la domanda allo stesso agente speciale il quale ha risposto in questo modo: «i nostri laboratori sono specializzati, non ci vorrà molto. Penso che in tre o quattro settimane risolveremmo il mistero». Ancora attesa dunque per la famiglia Carrisi ma almeno questo volta l’orizzonte per chiudere la vicenda triste e drammatica una volta per tutte è vicino.
Suzanne, un nome che ritorna spesso in questo triste caso di cronaca che coinvolge ancora Yari Carrisi a 21 anni dalla scomparsa e dopo le ultime news dalla Florida che potete leggere nel dettaglio nelle righe più sotto. Ma il nome Suzanne rimane il nodo chiave della vicenda: il serial killer Jesperson che avrebbe riconosciuto dal carcere la foto della figlia di Al Bano Carrisi e Romina Power come una delle sue vittime della strada per cui sta scontando 6 ergastoli, ha affermato che il nome della giovane che aveva abbordato e poi ucciso quel 6 gennaio 1994 era proprio Suzanne, come riporta oggi l’Unione Sarda. Ma questo era anche lo pseudonimo che usava Ylenia quando non voleva farsi riconoscere sia in Italia che negli Stati Uniti, oltre tutto Suzanne è proprio il nome dell’unica delle otto donne uccise da Keith Jesperson s non avere ancora una vera identità. Gli identikit si avvicinano molto a lei e quindi questo ha fatto scattare definitivamente il prelievo del DNA ai genitori di Ylenia per mettere la parola fine ad una vicenda che ha sconvolto tutti gli osservatori, figuriamoci i cari e la famiglia legata alla bella Ylenia. Sarà davvero finita questa volta?
In un altro passaggio della lunga e interessante intervista sul caso di Ylenia Carrisi che l’esperto criminologo Luca Steffenoni ha tenuto presso i nostri microfoni nella giornata di oggi, rispunta un elemento poco trattata nelle ricostruzioni del brutto caso riguardante la scomparsa e la presunta morte della figlia di Al Bano e Romina Power, che ha segnato e notevolmente la famiglia Carrisi in questi lunghi 21 anni di storia. I problemi di questa triste vicenda che ora sembra arrivata al capolinea con il ritrovamento, forse, del corpo di Ylenia identificato con una donna trucidata da un serial killer del 1994, sono cominciati, per chi ricorda l’intero sviluppo delle indagini fin dall’origine. Per chi invece non mastica il caso, Steffenoni ci viene in aiuto: «C’è stata sicuramente grande confusione dopo la scomparsa e i motivi sono da imputare anche e non solo alla famiglia di Ylenia. Ricordo che rifiutarono a lungo l’ipotesi di un possibile omicidio, si parlò litigi tra figlia e genitori, si tirò fuori l’ipotesi dell’uso di stupefacenti da parte di Ylenia, ma i famigliari inizialmente collaborarono poco e questo danneggiò le indagini». Importante rilevazione dato che in quei primi mesi la famiglia Carrisi non voleva accettare l’ipotesi di un allentamento volontario, ed è comprensibile perché molto difficile da ammettere, e questo rallentò in effetti alcune indagini che comunque non furono condotte in modo impeccabile con parecchie sviste e sbagli.
Raggiunto telefonicamente dal Quotidiano Nazionale, ha parlato Al Bano riguarda alla possibile svolta sul caso Ylenia Carrisi, l’ennesima di questi lunghissimi 21 anni di ricerche finora vane: «Potrei scrivere un libro su tutte le piste che si sono seguite in questi anni». In effetti, l’0ennesima svolta paventata sul caso di Ylenia per la famiglia Carrisi e anche per la ex moglie Romina Power c’è il timore che sia l’ennesima beffa in una già triste storia. Eppure gli elementi per un dato di realtà, almeno questa volta, ci sono e grazie allo sceriffo di cui parliamo qualche riga qui sotto. Non certo come nelle piste passate, dove la realtà era spesso mistificata da teorie un po’ confuse: pensiamo sopratutto a Masakela Alexander, un trombettista di strada che aveva avuto una relazione con Ylenia. Un uomo particolare e adombrato da accuse brutte, come l’abbordaggio di ragazze, con tanto di bevande drogate e poi ipotesi di stupri a condire il tutto. Ovviamente nelle ore successive alla scomparsa di Ylenia, i genitori e le autorità sospettarono tutti di lui: era l’ultimo ad averla vista viva ma poi fu rilasciato perché non c’erano prove su di lui, come racconta nella ricostruzione eseguita oggi il sito online Bergamo Post. Romina POwer sospettò sempre di lui per via di quelle accuse che si portava dietro ma le autorità verificarono notevolmente i pochi elementi in mano e fu del tutto scagionato. Ora arriva la notizia del possibile serial killer della Folrida che avrebbe fornito identikit delle sue vittime e Ylenia sembra tra queste. Purtroppo, il caso è ancora aperto.
Dentro alle novità del caso della giovane Ylenia Carrisi, scomparsa nel 1994, portano alla luce, in questi giorni di concitate notizie dall’America sulla possibile identificazione della figlia di Al Bano e Romina Power con una donna uccisa da un serial killer in Florida, una figura particolare decisiva per questa svolta probabile. È Dennis Haley, ovvero lo sceriffo/agente speciale della Florida che in questi 21 anni non ha mai smesso di capire chi fosse quella donna uccisa in maniera orribile da Keith Hunter Jesperson, condannato ora a sei ergastoli per sei omicidi. Questo poliziotto ha dimostrato una tenacia incredibile, non arrendendosi alla mancata identificazione di quella donna e alla conseguente ricerca del corpo di Ylenia. Un esperto di cold case, come afferma anche il noto criminologo Luca Steffenoni, raggiunto al Sussidiario per un’intervista completa per il caso di Ylenia Carrisi (clicca qui per leggere il testo integrale). Ma il commento di Steffenoni si spinge oltre provando a capire cosa ha spinto davvero Haley in tutti questi anni: «Ali di là delle dichiarazioni del camionista serial killer, hanno fatto ottime ricostruzioni su quanto fossero attendibili le sue parole e il ritrovamento dei resti, hanno lavorato sull’identikit e hanno visto che poteva esserci della attendibilità in tutto questo». Arrivare ad Ylenia non è stato facile ma ora potremmo essere alla vera svolta anche se purtroppo rimane il fatto, macabro, della sua morte.
Ylenia Carrisi, il caso è riscoppiato: dopo la scomparsa 21 anni fa e migliaia di segnalazioni e false piste in questi anni che avevano portato alla dichiarazione di morte presunta l’anno scorso con il Tribunale di Brindisi, ora con le notizie che arrivano dall’America, come spiegato qui sotto, potrebbero mostrare la vera e a questo punto ultima svolta. La ragazza uccisa da un camionista serial killer in Florida nel 1994 è dunque la figlia di Al Bano e Romina Power? Solo il Dna darà la vera risposta, ma per questo ci vorranno almeno due settimane, nel frattempo si studia a fondo l’identikit prodotto dalle indagini dello sceriffo americano Dennis Haley, colui a cui si deve questa forse decisiva svolta nella scomparsa della bella Ylenia. L’identikit che effettivamente sembrerebbe portare molti punti in comune con la figlia di Al Bano, è stato prodotto da un noto perito americano nei casi di “cold case” come questo: si chiama Paul Moody e negli States è un’autentica autorità nel campo (clicca qui per vederlo). Il ritratto è prodotto anche dalle immagini fornite direttamente dal serial killer che in carcere ha fornito e disegnato lui stesso per le autorità e si somigliano parecchio con la giovane Ylenia. Certo, per la certezza ci vuole il dna ma la situazione sembra, almeno questa volta, vicino alla soluzione.
Un caso che dura da 21 anni quello di Ylenia Carrisi, la figlia biondissima di Al Bano e Romina Power che scomparve a New Orleans il 31 dicembre 1993 e dichiarata morta dal Tribunale di Brinisi l’anno scorso per mancanza di novità dopo 20 anni di inutili ricerche. Forse questa volta non si tratta però di inutili e futili piste fuori strada ma potrebbe esserci stata la svolta con la notizia dei giorni scorsi per cui uno sceriffo di Palm Beach in Florida chiede il dna dei due ex coniugi e degli altri figli perché potrebbero aver capito che una donna uccisa dopo un autostop nel 1994 potrebbe proprio essere la cara Ylenia cercata da così tanto tempo. Intanto durante la puntata di Chi l’ha visto? di ieri andata in onda su Rai 3 in prima serata, Al Bano è stato chiamato al telefono da una giornalista della redazione, Maria Lucia Monticelli, per avere un commento dal cantante di Cellino San Marco ma si è rivelata molto breve per la prevedibile reazione di fastidio del cantante che ha solo detto «Confermo che mi hanno prelevato il DNA, i carabinieri me lo hanno chiesto e io l’ho fatto. Non so se lo hanno prelevato anche a Romina, lo chieda a lei» ha tagliato corto Al Bano. Sconvolto, scosso e con poca voglia di parlare. Assolutamente comprensibile per una vicenda che rischia di rimettere di nuovo tutto sotto sopra e con sopratutto la falsa speranza, come rischio, di vedere la stessa fine delle altre e numerose volte. Anche se forse questa volta qualche elemento potrebbe esserci e l’esame DNA dirà tutto.