Quanta ipocrisia intorno al disegno di legge Cirinnà ovverosia il testo sulle unioni civili o matrimoni omosessuali che dir si voglia. Fermo restando che il compito della politica è produrre compromessi accettabili, lo stop che si registra al momento in commissione giustizia del Senato e che si riflette nella mancata (per il momento) calendarizzazione in aula del provvedimento, è legato non tanto ad un problema di schieramenti ma di merito.
Il testo della relatrice infatti gode in ipotesi di una larga maggioranza cui si sottraggono solo tre partiti: Ncd, Lega e Popolari per l’Italia. E non sono certo i quasi duemila emendamenti presentati a spaventare Renzi, che tiene invece all’approvazione di un provvedimento che gli restituisca la patente di uomo di sinistra persa nella subordinazione ad Angela Merkel su scala continentale e nel conflitto sulla scuola nelle questioni nostrane.
Il problema è che la giurisprudenza delle corti europee nel merito è incontrovertibile. L’Unione Europea non obbliga alcuno degli Stati membri a votare leggi su istituti giuridici denominati matrimonio omosessuale o unioni civili che in ipotesi ampliano i diritti. Ma una volta approvati giocoforza portano con sé le conseguenze delle teorie di non discriminazione che sono un pilastro della costruzione della Ue. In concreto, l’ala cattolica del Pd e coloro che spingono per un istituto giuridico detto “unioni civili” perché pur riconoscendo alcuni diritti alle convivenze omosessuali non si confonda detto istituto col matrimonio eterosessuale, sono destinati a soccombere: non nel voto parlamentare ma di fronte al giudice europeo, che altro non potrà fare che legare reversibilità delle pensioni o adozioni a quel nuovo istituto sulla base di un numero certo e significativo di sentenze.
Di più, Renzi ha sempre detto di avere tra le priorità questa legge ma Ncd ed Alfano, pur mostrando contrarietà, fanno finta di non poter coinvolgere, non si sa bene perché, il destino del governo nella discussione, adducendo come motivazione la natura parlamentare del provvedimento. A parte che Camera e Senato votano ormai per prassi solo ciò che il governo propone, il che succede solo in italia e da anni, questo testo ancorché nato dal Parlamento è sbandierato dal segretario del Pd come una riforma che cambierà l’Italia in meglio, unita alle altre riforme del governo di natura economica ed istituzionale. Proprio per questo sarebbe più coerente e meno ipocrita che, invece di limitarsi ad un’opposizione di facciata, Ncd si spingesse a porre come condizione per una mediazione accettabile che ci si limiti a riconoscere un ampliamento dei diritti delle persone omosessuali nelle convivenze (per esempio la possibilità di vicinanza al partner in ospedale, eccetera) senza stravolgere l’istituto del matrimonio, peggio ancora generando pericolosi ibridi ingestibili in primis sul piano della finanza pubblica.
Ma la sensazione è che il compromesso cui si ambisce sia non quello che fa nascere una buona legge ma quello che salva i posti al governo, preservando le tuniche da crociati della domenica. Cin cin nà!