Una fortissima scossa di terremoto ha sconvolto nelle prime ore di questa mattina l’Emilia-Romagna. Il bilancio provvisorio parla di almeno sei vittime, una cinquantina di feriti e ingenti danni a numerosi edifici. Le vittime sono quattro uomini e due donne: due operai sono rimasti schiacciati sotto il crollo del tetto della fabbrica Sant’Agostino Ceramiche, un altro ha perso la vita dopo il crollo di un capannone industriale a Ponte Rodoni di Bondeno, mentre il corpo della quarta vittima è stato trovato sotto le macerie della fonderia Tecopress di Sant’Agostino. Le due donne sono invece morte in seguito a un malore, probabilmente causato dallo spavento: si tratta di una donna tedesca di 37 anni e di una anziana ultracentenaria. Il terremoto più forte, di magnitudo 5.9 sulla scala Richter, è stato registrato alle 4.04 di questa mattina nel Modenese, con epicentro localizzato tra i comuni di Finale Emilia e San Felice sul Panaro. Il movimento di tipo sussultorio, durato una ventina di secondi, è stato distintamente avvertito anche in Toscana, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Tantissime persone hanno abbandonato la propria abitazione al momento della scossa, come la dottoressa Adriana Tassi, residente di Ferrara, che ha raccontato a IlSussidiario.net quegli attimi di paura: «Stavo dormendo, mi sono alzata», ci ha detto, «vestita, preso il kit di sopravvivenza e la Madonnina di Lourdes che mi sono trovata davanti in terra perché era caduta, e sono uscita subito». Secondo la testimone dell’evento si tratta del «più forte terremoto della storia a Ferrara e Modena. Non si era mai verificato un evento in questa zona così violento». IlSussidiario.net ha quindi contattato Gianluca Valensise, sismologo e dirigente di ricerca dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per avere maggiori dettagli di quanto accaduto: «Si tratta certamente di un terremoto di rara intensità ma non insolito, avvenuto in una zona nota per la sua sismicità. Il fatto che la scossa principale, di magnitudo 5.9, sia stata preceduta e seguita da numerose altre repliche più o meno forti è considerato del tutto normale. Tutti i terremoti di queste dimensioni sono seguiti da altre scosse, quindi è molto probabile che assisteremo ad altre scosse nelle prossime ore». Valensise ci spiega quindi la causa principale dei numerosi eventi sismici di oggi che hanno ucciso almeno sei persone: «Lo sciame sismico è avvenuto nella zona della Pianura padana che, anche se apparentemente può sembrare un’area pianeggiante, in realtà nasconde al di sotto una vera e propria catena montuosa che è il proseguimento sotterraneo dell’Appennino settentrionale.
In particolare, nella zona in cui è avvenuto il terremoto, c’è una struttura sepolta che si chiama Dorsale ferrarese, una catena , è proprio questa Dorsale la responsabile di quanto accaduto, ed è il suo movimento verso Nord-Nordest ad aver determinato questa attività». E’ quindi probabile, continua a spiegarci Valensise, che «la zona verrà colpita da altre scosse,come avviene normalmente quando assistiamo a terremoti di tale intensità, ma ovviamente non è possibile prevedere quanto saranno forti. In assenza quindi di previsioni precise, quello che un cittadino può fare è consultare dei tecnici per sapere qual è il livello di sismicità della zona in cui vive e capire quanto l’abitazione sia a prova di eventuali forti scosse. E’ poi una scelta i individuale quella di ristrutturare la casa per aumentarne la robustezza ma credo sia molto importante rivolgere la propria attenzione a questo aspetto, anche perché è praticamente l’unico modo per proteggersi in caso di sisma. Gli studi progrediscono e siamo sempre più in grado di capire dove potranno avvenire dei terremoti e che effetti potranno avere, ma non saremo facilmente in grado di prevedere quando questi avverranno». Ecco perché, conclude Valensise, «prima della prevenzione deve assolutamente esserci l’informazione, perché i cittadini devono sapere con che tipo di territorio hanno a che fare e quanto è resistente la propria abitazione».
(Claudio Perlini)