“Non si possono mettere sullo stesso piano una donna che allatta un bambino e un uomo”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, intervenendo al vertice internazionale “Donne e giustizia” organizzato a Istanbul dalla Women and Democracy Association, esponendo la sua teoria sulla differenza dei diritti tra uomini e donne. Ha additato le femministe “colpevoli” di “rifiutare il concetto di maternità”. Poi, rifacendosi alla religione, ha aggiunto: “L’Islam ha definito il ruolo delle donne: essere madri. Ed è un concetto che non è possibile spiegare alle femministe”. Un atteggiamento, quello del presidente, che è stato più volte criticato da numerose attiviste. Ma le critiche non si fermano qui: “Le parole di Erdogan sono solo una conferma, per chi ha sempre saputo dove mira. Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne enuncia il suo pensiero radical-talebano: le donne sono inferiori agli uomini e sono delegate solo a far figli. Penso che da oggi in poi, anche se si doveva fare prima, la Convenzione di Istanbul contro la violenza può tranquillamente essere spostata altrove, perché il solo accostamento di un tema così delicato ad un governo come quello di Erdogan è offensivo per tutte le donne. Pongo ancora una volta la domanda cruciale a chi oggi sponsorizza l’entrata della Turchia in Europa: con questa guida è ancora auspicabile avere Ankara nell’Unione? Una leadership che disprezza i diritti delle donne è degna di guidare il Paese verso l’Europa?”, sono le parole di Souad Sbai, giornalista e scrittrice italo – marocchina, che ha commentato l’intervento del premier turco.
“Non vi sarà un reale cambiamento finché non si comprenderà che la sottorappresentazione e la rappresentazione offensiva della donna hanno una dimensione di educazione al rispetto che riguarda in primo luogo gli uomini. Occorre quindi un loro maggiore coinvolgimento senza il quale non si faranno sostanziali progressi”. Lo ha detto oggi in aula a Montecitorio la presidente della Camera Laura Boldrini in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Boldrini ha fatto riferimento ai dati dell’Eures riguardo ai 179 femminicidi compiuti in Italia nel 2013 contro i 157 dell’anno precedente. E 152 sono le morti rosa del 2014 con una diminuzione dell’8 per cento. “Rimangono dati impressionanti. Una strage che prosegue inesorabile, metodica, indisturbata, e che si consuma spesso all’interno di un contesto familiare o affettivo. Una strage che dimostra come il fenomeno della violenza di genere abbia carattere strutturale e dunque culturale che affonda le sue radici in antichi ma persistenti pregiudizi e stereotipi. In mancanza di un profondo cambiamento del nostro modo di pensare, di parlare, di guardare, nulla potrà fare neanche la normativa più repressiva”. La Boldrini parla anche della normativa che è stata adottata dal Parlamento: In questa legislatura il Parlamento si è molto impegnato sul tema: ha ratificato all’unanimità, già nel giugno 2013 la Convenzione di Istanbul, che stabilisce un principio fondamentale secondo cui la violenza di genere è da considerarsi come una violazione dei diritti umani fondamentali e che come tale va trattata. Ciò significa che non è un fatto privato, ma un fatto pubblico che coinvolge l’intera società, un fatto che non può e non deve restare chiuso tra le mura domestiche, un fatto che – come ci mostrano i dati – ha anche un costo economico, perché una donna che subisce violenza, non potrà recarsi sul posto di lavoro, avrà bisogno di cure mediche, di assistenza legale e psicologica”.
Oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre è la data scelta dalle Nazioni Unite nel 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza rosa. “Illumina di arancione la casa, la scuola, il posto di lavoro, le forze armate, i media e un sistema giudiziario che tradisce le donne quando non mette i responsabili sul banco degli imputati”: è il messaggio di UN Women per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La campagna “Orange Your Hood”, illumina il tuo quartiere, prevede iniziative da Mexico City al Kosovo, dalla Cambogia alla Striscia di Gaza. “I diritti delle donne non sono solo un affare delle donne. Uomini e ragazzi stanno finalmente assumendo il loro ruolo di partner in questa battaglia” ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon che oggi è salito sull’Empire State Building per illuminarlo di arancione, colore simbolo contro la violenza rosa. Proprio oggi, a sostegno di UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite per promuovere l’eguaglianza tra sessi e l’emancipazione femminile, è stata diffusa la nuova campagna di United Colors of Benetton, che mostra una donna mentre viene lapidata con petali da uomini di tutte le razze. Un modo per ricordare al mondo che le donne non devono più pagare con il disagio e la vita. La campagna è stata ideata da Fabrica. Intanto le statistiche sono agghiaccianti. Una donna su tre ha subito violenze fisiche o sessuali da parte di partner o di un familiare. “Picchiate in casa, molestate in strada, vittime di bullismo sul web. Questa pandemia di violenza può essere fermata ma non possiamo farlo da soli. Ci servono alleati per creare consapevolezza e a promuovere una cultura di ‘tolleranza zero’. Benetton è uno di questi partner”, ha detto la direttrice di UN Women Phumzile Mlambo-Ngcuka. Il 2013 è stato segnato da 179 donne uccise, in pratica una vittima ogni due giorni. (Serena Marotta)