La vicenda tra Usa e Corea del Nord assomiglia sempre più sinistramente a gravi crisi diplomatiche del passato – vengono in mente Iran e Vietnam tra le primissime – dove un anticipo di guerra mondiale veniva accompagnata dalla “strategia” di arresto preventivo di alcuni cittadini americani, in modo da poter “fare sentire” la propria voce diplomatica. È di oggi la notizia del terzo cittadino americano in poche settimane arrestato a Pyongyang con l’accusa di aver commesso atti ostili contro il paese di Kim Jong-un. Si tratta di un professore americano con origini sudcoreane ed è stato fermato mentre stava per tenere un ciclo di lezioni di finanza internazionale all’Università della Nord Corea. «L’uomo ha compiuto atti criminali di ostilità contro la Corea del Nord allo scopo di rovesciarne il governo non solo in passato ma anche durante l’ultima permanenza nel Paese», sono le accuse ufficiali partire dalla KCNA, agenzia statale del regime. Purtroppo è il terzo prigioniero Usa che Pyongyang tiene in ostaggio, dopo Otto Warmbier (condannato a 15 anni di lavori forzati per aver cercato di togliere un cartellone di propaganda da un albergo) e dopo un presunto spionaggio comminato contro un altro cittadino con passaporto americano. Il regime e la propaganda colpiscono ancora, Trump dovrà reagire per cercare quantomeno di arrivare ad una soluzione “pacifica” su questi tre prigionieri. L’impressione di una impresa quasi impossibile purtroppo è assai reale.. (agg. di Niccolò Magnani)
Una indiscrezione, per di più pervenuta tramite il canale Sputnik Italia, vicino alle posizioni della Russia, riporta possibili clamorose novità sul fronte Usa-Corea del Nord nel Pacifico, e riguarda questa volta direttamente la Cina. Stando al report del colleghi di Sputnik, il candidato ambasciatore Usa in Cina, Terry Branstad, ha rilasciato alcune dichiarazioni importanti riguardo una domanda pervenuta sulla possibilità di colpire con sanzioni secondarie la Repubblica Popolare cinese. Il motivo? Se Pechino non dovesse rispettare la politica di mediazione sulla Corea del Nord e dovesse in sostanza prendere tempo per guardare ai propri interessi in campo, Trump potrebbe muovere qualche sanzione. «Credo che potrebbero esserci. Ovviamente questa decisione sarà fatta dall’amministrazione», ha detto il candidato ambasciatore Usa. Va ricordato come però Trump finora ha trattato molto bene il presidente Xi Jinping, ritenendolo l’unico davvero in grado di provvedere ad una distensione tra Washington-Pyangyang. Ecco, ma se dovesse fallire questo “piano-B” potrebbe a quel punto entrare effettivamente in campo, con però il problema che si aprirà direttamente verso lo sconto totale visto che nessuno sarebbe più in grado di mediare con il regime nordcoreano. (agg. di Niccolò Magnani)
Prima chiamata distensiva tra Donald Trump e Vladimir Putin dopo l’attacco degli Usa contro la base siriana di Assad. E il tema, oltre al terrorismo internazionale dove è stata ribadita linea comune contro Isis e terroristi, è stata anche la crisi in Corea del Nord. Fa strano vedere dei prodromi di terza guerra mondiale con Usa e Russia che paradossalmente sembrano stare questa volta dalla stessa parte; questo si evince dai primi report sulla chiamata avuta ieri tra gli Usa e la Russia con i loro primi cittadini: «è stata una conversazione molto buona», fanno sapere dalla Casa Bianca, anche se Putin ha chiaramente e con forza invitato il presidente Usa a notevole moderazione nei confronti di Pyongyang, unito a fermezza contro la minaccia nucleare che il regime di Kim Jong-un rappresenta. Dopo la Cina, la Russia dunque interviene a sua volta proponendo un ruolo di distensione e moderazione, non certo un fattore usuale alle allarmanti porte di una gravissima terza guerra mondiale. (agg. di Niccolò Magnani)
Dopo le parole di Donald Trump, che a nome degli Usa si era detto “onorato” di poter avere un incontro con il capo di stato della Corea del Nord, Kim Jong-un, è stata la Casa Bianca a rigettare il Pianeta sull’orlo di una Terza Guerra Mondiale specificando che non ci sono ancora le condizioni per un incontro tra i due leader. Nel frattempo, come riferisce La Stampa, vanno avanti le manovre americane volte a scongiurare i rischi di un attacco improvviso di Pyongyang nei confronti della vicina Seul. Per questo motivo, come annunciato dal portavoce delle forze americane in Corea, il colonnello Rob Manning, è stato installato con successo il sistema antimissile statunitense Thaad nel territorio sudcoreano. Il Thaad, come spiegato da Manning, “ha la capacità di intercettare i missili nordcoreani e di difendere la Repubblica di Corea”. Acronimo di Terminal High Altitude Area Defence, la sua installazione era iniziata la scorsa settimana in un ex campo di golf a Seongju, nella provincia di Gyeongsang, nonostante le proteste degli abitanti del posto che temono di diventare obiettivo privilegiato di un eventuale attacco nordcoreano.
I tentativi di mediazione posti in essere dalla Cina per evitare un’escalation pericolosa tra Usa e Corea del Nord non sono finora andati a buon fine, ma lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale può ancora essere scongiurato. Vanno interpretate come un invito al buon senso, dunque, le dichiarazioni del portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, che ha detto che Usa e Corea del Nord “devono assumersi le loro responsabilità, muoversi verso la stessa direzione nella ricerca di una svolta per ristabilire i negoziati di pace al più presto possibile”. Come riportato da Il Giornale, secondo la Cina, Washington e Pyongyang devono perciò “adottare decisioni politiche al più presto possibile in qualità di parti dirette nella questione nucleare, intraprendere azioni con sincerità e fare sforzi costruttivi per alleggerire la tensione nella penisola, riavviare il processo del dialogo e finalmente realizzare la denuclearizzazione della penisola”.