Presentato oggi in Vaticano e già disponibile nelle librerie il nuovo libro di Papa Benedetto, “Gesù di Nazaret, dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione”. Si tratta del secondo volume della storia della vita di Gesù scritto da questo Pontefice che ha dichiarato che, se ne avrà la forza, si dedicherà a un terzo libro sull’infanzia del figlio di Dio.
Molti i punti al suo interno che hanno destato interesse, ad esempio quello degli ebrei definiti “popolo santo” e non colpevoli della morte di Gesù. Il ruolo della Chiesa, poi: “Gesù ha separato religione e politica, spesso si ha l’impressione che la Chiesa navighi col vento contrario della Storia, ma il Signore è presente”. Le parole su religione e politica si ritrovano nel settimo capitolo del libro. Il Pontefice sottolinea che nell’ordine in vigore ai tempi di Gesù “le due dimensioni – quella politica e quella religiosa – erano, appunto, assolutamente inseparabili l’una dall’altra”. Su questo terreno si innesta “lo specifico interesse per il potere della dinastia di Anna e Caifa”, i sommi sacerdoti. E nella decisione di mettere a morte Gesù, non pesò solo una preoccupazione politica, legata alla “legittima preoccupazione di tutelare il tempio e il popolo”, ma anche “l’egoistica smania di potere da parte del gruppo dominante”. Fermo restando questo punto, “Gesù nel suo annuncio e con tutto il suo operare, aveva inaugurato un regno non politico del Messia e aveva cominciato a staccare l’una dall’altra le due realtà, fino ad allora inscindibili. Ma questa separazione di politica e fede, di popolo di Dio e politica appartenente all’essenza del suo messaggio, era possibile, in definitiva, solo attraverso la croce”.
Il Papa precisa inoltre che Gesù non può essere considerato “un rivoluzionario” come certa teologia della liberazione che è poi sfociata in violenza ha sostenuto per lungo tempo. Il mistero della resurrezione, altro argomento trattato. Un “paradosso” che va oltre la scienza. La resurrezione di Gesù non contrasta con il dato scientifico della realtà ma è qualcosa che va oltre la scienza, qualcosa che ci dice che “esiste un’ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo”, scrive. Le testimonianze bibliche sulla resurrezione, che il Papa definisce “storicamente credibili”, raccontano di “qualcosa che non rientra nel mondo della nostra esperienza. Si parla di qualcosa di nuovo, di qualcosa fino a quel momento unico – si parla di una nuova dimensione della realtà che si manifesta”.
Quindi, “non si contesta la realtà esistente” ma si apre “un’ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo”, si legge nel libro. E ancora: Gesù risorto “non è un cadavere rianimato” destinato in “un tempo più o meno breve” a tornare nella vita di prima e ad un certo punto “morire definitivamente”. La sua resurrezione “è stata l’evasione verso un genere di vita totalmente nuovo, verso una vita non più soggetta alla legge del morire e del divenire, ma posta al di là di ciò – una vita che ha inaugurato una nuova dimensione dell’essere uomini”. Il cristianesimo infine non è solo una visione morale, dice il Papa. “L’esegesi liberale ha detto che Gesù avrebbe sostituito la concezione rituale della purità con quella morale: al posto del culto e del suo mondo subentrerebbe la morale. Allora il cristianesimo sarebbe essenzialmente una morale, una specie di ‘riarmo’ etico. Ma con ciò non si rende giustizia alla novità del nuovo testamento”, chiarisce il Papa.
“Al posto della purezza rituale non è semplicemente subentrata la morale, ma il dono dell’incontro con Dio in Gesù Cristo”, scrive Ratzinger, chesottolinea come “la devozione dell’Ottocento ha poi di nuovo reso unilaterale il concetto di purezza, l’ha ridotto sempre più alla questione dell’ordine nell’ambito sessuale, inquinandolo così anche nuovamente col sospetto nei confronti della sfera materiale, del corpo”.