Ricorre oggi, 27 gennaio, la Giornata della Memoria 2018 per le vittime della Shoah. Ma perché questa ricorrenza cade proprio in questa data? Il richiamo è al 27 gennaio del 1945, giorno in cui le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, arrivando nelle vicinanze della polacca Auschwitz si trovarono dinanzi all’enorme campo di concentramento che i nazisti avevano utilizzato per compiere lo sterminio degli ebrei. Verso mezzogiorno di quel giorno le prime truppe sovietiche, guidate dal generale Viktor Kurockin, fecero il loro ingresso ad Auschwitz trovando circa 7.000 prigionieri lasciati nel campo di concentramento. Molti di questi erano bambini, di cui una 50ina di età inferiore agli otto anni. I nazisti non li avevano risparmiati per un improvviso senso d’umanità. Semplicemente erano sopravvissuti agli esperimenti che li avevano visti protagonisti come cavie. Finì così il più grande omicidio di massa della storia: come riporta Il Post, l’US Holocaust Memorial Museum ha calcolato che le SS tedesche ad Auschwitz uccisero “almeno 960mila ebrei, 74 mila polacchi, 21mila rom, 15mila prigionieri di guerra sovietici e 10 mila persone di altre nazionalità”. (agg. di Dario D’Angelo)
SCHINDLER’S LIST
Si celebra oggi la grande Giornata della Memoria per le vittime della Shoah: «Ci saranno altre generazioni per quello che lei ha fatto. – Non ho fatto abbastanza. – Ha fatto tanto, invece». Questo è il celebre dialogo, ricostruito dai testimoni ebrei appena salvati dalla sua “Lista”, tra Oskar Schindler e Isaak Stern. L’imprenditore che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò migliaia di ebrei facendoli assumere nella sua fabbrica di pentole, è uno dei tanti “Giusti tra le nazioni” che ogni anno durante la Giornata della Memoria vengono ricordati in Israele e in tutto il mondo. Il dramma della Shoah ha lasciato per sempre il segno del male nel Novecento; un male purtroppo non limitato a quegli anni ma, dalle politiche genocidiarie dell’Unione Sovietica, ai drammi nei Paesi Balcanici fino al terrorismo annientante dell’Isis, che si riverbera ogni volta nella storia sotto “forme” e “ideologie” diverse. Ma al centro vi è la stessa azione criminale dei nazifascisti: l’annientamento totale e aberrante dell’umana vita, considerata inferiore e non più degna di poter vivere. Oggi 27 gennaio si celebra di nuovo la Giornata della Memoria che ogni scandisce il ricordo e il racconto di quell’azione orrenda perpetrata contro il popolo ebraico, a simbolo di tutti i mali emersi nel Secondo conflitto Mondiale.
GLI “ALTRI” SCHINDLER
«Ci temono perché abbiamo il potere di uccidere arbitrariamente. Un uomo commette un reato, doveva pensarci, lo facciamo uccidere e ci sentiamo in pace. O lo uccidiamo noi stessi e ci sentiamo ancora meglio. Questo non è il potere però! Questa è giustizia, è una cosa diversa dal potere. Il potere è quando abbiamo ogni giustificazione per uccidere e non lo facciamo. […] L’avevano gli imperatori questo. Un uomo ruba qualcosa, viene portato davanti all’imperatore e si lascia cadere per terra tremante, implora per avere pietà. E’ conscio che sta per andarsene. E l’imperatore lo perdona, invece. Quell’uomo, immeritevole, lo lascia libero. […] Questo è il potere». A parlare è ancora Schindler, nel dialogo riportato dal film di Steven Spielberg “Schindler’s List” con il gerarca nazista. E ad emergere è il senso del perdono: su questo punto il bene ha resistito e, seppur sovrastato dalla potenza del male ideologico e aberrante del nazismo antisemita, ha potuto “farsi valere” nel mentre della Shoah in figure eroiche e straordinarie di uomini “comuni”, dediti alla causa umana di solidarietà e attiva azione verso i fratelli ebrei. Come Schindler tanti altri, silenziosamente, hanno contribuito a far rimanere accesa la luce della speranza anche nel sottosuolo più buio di quegli anni nefasti: come Raoul Wallenberg, che salvò la famiglia del leggendario Ernö Erbstein (ex campione di calcio e storico allenatore del Grande Torino) e tantissimi altri ebrei con dei semplici passaporti svedesi falsi con i quali li fece espatriare dall’Ungheria occupata (per scoprire la sua storia e quella di Erbstein ecco lo splendido “Buongiorno” di Mattia Feltri di qualche giorno fa, ndr).
LA “SORPRESA” DI WINTON
O come la straordinaria figura di Nicholas Winton: lo “Schindler britannico” durante la Seconda Guerra Mondiale decise di recarsi a Praga dove salvò quasi 700 bambini dalla Cecoslovacchia nazista organizzando viaggi speciali verso il Regno Unito e trovando alloggio per loro una volta arrivati Oltre Manica. Le sue azioni rimasero nel silenzio più totale fino al 1988 perché lui non volle mai raccontare a nessuno di quanto aveva fatto: fu sua moglie Greta che scoprì un vecchio album di ritagli che documentavano i salvataggi e iniziò a ricostruire tutto, bambino dopo bambino, fino alla sorpresa incredibile qualche anno più tardi. «Durante la trasmissione della BBC That’s Life!, nella quale Nicholas era presente tra il pubblico, fu mostrato il suo album e fu finalmente rivelata la sua coraggiosa impresa. Winton, ignaro di tutto, restò sorpreso e con commozione constatò che molti dei signori che erano seduti accanto a lui in trasmissione (che poi si alzarono in piedi per salutarlo), erano proprio alcuni di quei bambini, oramai adulti, che egli aveva salvato. Nel 2009 un treno speciale lasciò la stazione di Praga con a bordo 22 dei 669 bambini che Winton aveva salvato. In questo treno c’erano anche i figli e i nipoti dei bambini che Winton aveva salvato», racconta la fondazione nata in suo nome dopo la morte nel 2015. La forza della vita e l’umiltà del silenzio, con in testa un valore fondante: cosa può realmente distinguerci dai nazisti e da quella banalità del male ideologico? Nulla, se non la grazia di una libertà donata dall’amore per la vita umana, sopra ogni cosa. La capacità di perdonare ed essere perdonati: “questo è il più grande dei poteri”.