Laura Cesaretti, firma de Il Giornale descritta come vicina all’area renziana, nei giorni scorsi si era protagonista di un’uscita molto infelice su Twitter, avente come protagonista il figlio appena nato del parlamentare M5s Alessandro Di Battista. La giornalista ha infatti commentato:”Ma hanno fatto l’amniocentesi?”. Una battuta di cattivo gusto, in cui la Cesaretti lasciava intuire che visto il patrimonio genetico di almeno uno dei genitori (in questo caso Di Battista), il bambino sarebbe potuto nascere con qualche handicap. Dapprima un’allusione, dunque. Seguita poco dopo da un chiarimento che non ha fatto altro che aggravare la situazione:”Del resto, con quel patrimonio genetico non poteva che essere un orrore, pora creatura”. Inutile dire che questo attacco gratuito nei confronti prima di tutto di un neonato non sia stato digerito né dal popolo grillino né da qualsiasi persona di buon senso. Ha deciso di rispondere a tono su Facebook anche il papà di Di Battista, nonché neo-nonno, Vittorio, che ha commentato:” Prego ai miei amici di comunicare a Laura Cesaretti queste mie due righe, accompagnate dal più profondo disprezzo nei suoi confronti, nei suoi ascendenti e nei suoi discendenti“. Finita qui? Macché. La Cesaretti, non paga, ha rincarato la dose:”Manco il papà di Dibba le aveva fatte, le analisi preventive”.
LE SCUSE POCO CONVINTE
Il polverone mediatico scaturito dalle sue stesse affermazioni, ha convinto Laura Cesaretti, dopo un turbillon di polemiche, che era arrivato il momento di fare retromarcia. Per questo motivo, dal suo profilo Facebook ha spiegato:”Allora, mi dispiace per quelli che, in buona fede, si sono sentiti feriti e offesi da quella che era solo una battutaccia. Probabilmente di pessimo gusto (d’altronde le battute politically correct solitamente non sono battute), sicuramente trascurabile, ma solo una battutaccia. E ovviamente non c’entrava nulla l’innocente creatura di Dibba, cui auguriamo ogni bene e felicità, se mai c’entravano le vergognose campagne antiscientifiche portate avanti dal partito del genitore”. Scuse insomma non convintissime, come si è evinto dal post successivo:”Ciò detto, e chiesto venia per il turbamento arrecato al mondo social, è stato interessante e anche inquietante vedere all’opera la spaventosa macchina del linciaggio a Cinque Stelle, che ha pilotato per ore ed ore fiumi di insulti e di minacce, tramite decine di account più o meno fasulli, contro la sottoscritta e chiunque si azzardasse a dire che la reazione apocalittica alla minchiata detta era un filo esagerata, e degna forse di miglior causa. Una macchina che, segnalerei anche ai colleghi indignati che chiedono la mia espulsione dalle scuole del Regno o il mio abbattimento, dovrebbe preoccupare un po’ più delle battute cretine del primo che passa. Ma ognuno si indigna come può e vuole, per carità”.