La difesa di Massimo Bossetti torna in aula in occasione della terza udienza del processo d’Appello sul delitto di Yara Gambirasio. Ultima occasione, per i suoi avvocati, di dimostrare la sua totale innocenza rispetto a uno dei più gravi fatti di cronaca nel nostro Paese. L’obiettivo centrale resta quello di evitare la conferma dell’ergastolo già inflitta al termine del primo grado, in questo finale di arringhe accesissimo e che vedrà l’avvocato Salvagni prendere per primo la parola. Oggi sarà riservata particolare attenzione al Dna ed alla ricostruzione medico legale del delitto di Yara. In merito, la difesa ha fatto ricorso al parere di uno dei luminari della genetica forense, Peter Gill e, come anticipa Il Giorno, i due legali insisteranno sull’impossibilità che una traccia biologica ricondotta poi a Massimo Bossetti possa essersi conservata intatta per tre mesi sul corpo della ragazzina uccisa, in un ambiente come quello di Chignolo d’Isola, dove fu ritrovato il cadavere, ricco di intemperie. Per questo è stata chiesta l’audizione del professore inglese.
Al termine dell’udienza di oggi, dunque, sarà chiesta l’assoluzione in favore di Massimo Bossetti o una nuova perizia sul Dna, puntando quindi su quella che hanno già definito una “scelta coraggiosa” della Corte. Lo stesso Bossetti ha in più occasioni manifestato l’intento di sottoporsi a nuova perizia anche in assenza di contraddittorio: “L’imputato la chiede, la invoca: perché non ha paura”, aveva asserito Salvagni in merito.
E’ atteso per il 17 luglio il verdetto della Corte d’Assise d’Appello di Brescia su Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Le prime due udienze del secondo grado sono state intense ma avrebbero già delineato il clima convulso che si respira in aula. Nell’ultimo appuntamento a parlare è stata la difesa dell’imputato, formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, i quali hanno fatto una infarinatura generale dei principali temi affrontati nel primo grado. Dal Dna (per il quale si chiede ora la superperizia) al corpo della giovane vittima, che secondo la difesa di Bossetti sarebbe stato “rimaneggiato” al fine di “depistare le indagini”. Si è fatta luce anche sulla vita senza ombre dell’imputato, già condannato all’ergastolo in primo grado e a tal proposito i suoi difensori hanno contestato l’immagine che ne è sorta nel precedente processo e che andrebbe a scontrarsi con la reale esistenza del muratore di Mapello, definita quasi “monacale, piatta e regolarissima”, tra casa, famiglia e lavoro. A detta dell’avvocato Camporini, la sola colpa di Massimo Bossetti sarebbe quella di essere un “caccia balle”, ma nulla a che vedere con il “perverso sessuale sadico” che si sarebbe “divertito a giocare” con il corpo di Yara Gambirasio.
Su un punto, tuttavia, accusa e difesa si sono trovati in accordo, ovvero quando quest’ultima ha definito l’assassino della 13enne di Brembate un soggetto con “serissimi problemi”, il quale avrebbe agito sul corpo di Yara infierendo in modo non casuale. Prima delle arringhe della difesa, erano intervenuti anche i legali della famiglia Gambirasio che, come ricorda Affariitaliani.it, avevano ribadito come le ferite sul corpo della ragazzina mostrassero “una violenza gratuita che va oltre l’intenzione di uccidere. Era per far soffrire la vittima prima di ucciderla”. L’ardua impresa della difesa di convincere la Corte dell’innocenza del proprio assistito terminerà nella giornata odierna, con la nuova udienza con la quale si completeranno le arringhe.
Quello di oggi sarà un appuntamento decisivo per la difesa di Massimo Bossetti che si giocherà le ultime carte prima della sentenza. Nel precedente appuntamento con la giustizia, l’avvocato Paolo Camporini proprio rivolgendosi ai giudici della Corte aveva insistito sulla necessità di “avere coraggio, ce ne vuole tantissimo per una sentenza assolutoria”. A sua detta, “la presunzione di non colpevolezza vale anche per Bossetti”, nonostante il grande “circo mediatico a cui ha dato inizio l’accusa” e che non aiuterebbe affatto. Quindi erano giunte nuovamente le critiche sulla sentenza di primo grado che aveva condannato Massimo Bossetti all’ergastolo, definita “assolutista e autoritaria”. Ancora una volta, dunque, si è fatto leva sulla mancanza di prove concrete (perché per la difesa il Dna, “prova regina” per l’accusa, non basterebbe) della colpevolezza del proprio assistito ed in merito Camporini ha chiosato. “O è stato lui e merita la condanna altrimenti merita non so cosa, il risarcimento, perché’ è stato rovinato lui, i suoi figli, tutta la sua famiglia”. Anche il collega Salvagni ha insistito su questo aspetto asserendo: “Dobbiamo essere sicuri che è colpevole. Se permangono dei dubbi dovete assolvere. Questo è il nostro ordinamento”.
La prossima udienza è già stata fissata al 14 luglio dedicata alle repliche del sostituto procuratore generale di Brescia, Marco Martani, e alle controrepliche dei difensori. Attesissime infine le dichiarazioni spontanee di Bossetti per il 17 luglio, sebbene non si escluda che possano giungere anche prima) per poi lasciare spazio alla camera di consiglio che, come preannunciato dal presidente della Corte sarà tutt’altro che breve: “Serviranno diverse ore per questo vogliamo entrarci presto. Senza ansia”, ha spiegato.