A volte i ruoli si ribaltano: se, qualche tempo fa, si era sollevato un gran polverone dopo che il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli aveva dato dell’”orango” al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, adesso la vittima di uno sfottò a tema è proprio il controverso leghista. Sulla porta dell’ufficio in Comune del gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà è infatti apparsa una vignetta che ritrae una ragazza di colore che parla ad una scimmia dicendo: “Dai scherzo, non ti arrabbiare, non volevo chiamarti Calderoli”. Una battuta simpatica per sdrammatizzare l’infelice uscita di Calderoli e dimostrare sostegno alla Kyenge, ma che non è stata presa bene dalla Lega Nord. Il capogruppo leghista in Emilia Romagna Manes Bernardini ha infatti annunciato che riunirà il consiglio comunale e chiederà le dimissioni dei quattro consiglieri comunali di Sel a Bologna responsabili del manifesto, parlando di un “gravissimo episodio di razzismo al contrario”, e i capogruppo della commissione giustizia di Camera e Senato della Lega Nord, Nicola Molteni e Erika Stefani hanno persino invocato l’intervento di Laura Boldrini e Nichi Vendola, massimi esponenti di Sel, affinché i “quattro consiglieri bolognesi di sinistra ecologia e libertà non solo si dimettano ma siano anche espulsi dal partito, oltre che per l’offesa a Calderoli anche perché dimostrano di svolgere il loro incarico come momento di svago e non di tutela della cosa pubblica”. Ma da Rupert Colville, portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, è arrivata invece una nuova e severa condanna nei confronti di Calderoli, il cui insulto al ministro Kyenge è “assolutamente scioccante”.