Totò Riina voleva far uccidere anche Giulio Andreotti e suo figlio. Lo ha rivelato il pentito Francesco Onorato, chiamato a deporre nel corso del processo sulla trattativa Stato-mafia, secondo cui dovevano occuparsene i capimafia Graviano a Roma, “ma ci furono problemi perché gli fu rinforzata la scorta”. “I politici a Riina prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato – ha aggiunto il pentito -. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa, i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza, i politici si sono andati a nascondere”. E questo, a Riina, non è piaciuto per niente: “Avrebbe ucciso tutti i politici”, ha detto Onorato, elencando poi i nomi di coloro finiti sulla lista nera del boss: “C’erano Vizzini e Mannino, di cui prima in Cosa nostra si parlava bene, i cugini Salvo, Salvo Lima. Per Vizzini avevamo cominciato i pedinamenti”. Il pentito racconta anche che “fare parte del gruppo di fuoco della commissione di Cosa nostra era come fare parte della Nazionale di calcio. Ci entravano persone con capacità particolari. Da componente del gruppo di fuoco ho fatto tra l’altro l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, quello del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, ho partecipato al fallito attentato a Falcone dell’Addaura”. Una volta andato a vuoto l’agguato, “abbiamo messo in giro la voce che la bomba se l’era messa lui per indebolirlo, per farlo passare per bugiardo. Salvatore Biondino mi disse che si trattava di una pressione fatta dai politici per fare passare Falcone per uno di poco conto”.