Hanno fatto irruzione nella sua villa sulle colline di Lerici e l’hanno portato via. Un gruppo di rapinatori ha fatto un’ incursione, ieri sera, nella casa di uno dei giovani imprenditori più noti della zona spezzina, il trentunenne Andrea Calevo, e l’ha rapito. Erede di un gruppo specializzato in commercio e consulenza nel settore dell’edilizia, il ragazzo e la sua famiglia erano molto conosciuti nella provincia di La Spezia. Per ora non sono giunte rivendicazioni o richieste di riscatto. La dinamica è quella che ha raccontato la madre di Andrea, in casa al momento dell’irruzione. Verso le 22.00 di ieri sera, un gruppo di malviventi è entrato nell’abitazione dei Calevo e hanno chiesto, a pistole spianate, alla madre sessantacinquenne di aprire la cassaforte. Il caveau conteneva solo tremila euro in contanti e alcuni gioielli. Un bottino che forse non li ha soddisfatti. Per questo, gli uomini (pare tre o quattro secondo le varie versioni) con il volto coperto da maschere e passamontagna, si sono rivolti alla donna dicendo : “Tuo figlio ce lo portiamo via noi, per sicurezza, ma non ti preoccupare poi lo liberiamo”. Pare che l’accento dei rapitori non fosse italiano. I malviventi sono fuggiti a bordo dell’auto di Calevo, un Audi A3 parcheggiata fuori dalla villa e ritrovata semi sommersa dall’acqua poche ore dopo nel fiume Magra. “La rapina era sicuramente preventivata – dice il criminologo Francesco Bruno, contattato da ilsussidiario.net- ma non sarei così certo che lo fosse anche il sequestro. Sebbene, penso che ne avessero vagliata l’ipotesi, qualora la refurtiva non fosse stata sufficiente. Ciò che è quasi certo è che non sono entrati nella villa con lo scopo di rapire Calevo: questa era una delle opzioni che avrebbero vagliato sul momento”. La modalità segue per Bruno, quella dei sequestri che vengono attuati oggi: “Oggigiorno, la maggior parte dei rapimenti viene svolta con le stesse modalità. Sono veloci e, quindi, per i rapitori più “sicuri”: insomma, si tratta per la maggior parte di sequestri-lampo”. Non mancano, d’altra parte, alcune anomalie. “A mio parere non si tratta di professionisti.
Se i malviventi avessero avuto come obiettivo preciso il sequestro e fossero stati dei veri esperti, avrebbero tenuto in ostaggio Calevo in casa sua e non l’avrebbero portato via con loro. Solitamente, i rapinatori compiono un blitz nell’abitazione del bersaglio e tengono in ostaggio la persona in casa propria magari insieme alla moglie e ai figli, o ad altri componenti della famiglia: la mossa successiva è quella di inviare un emissario a prendere i soldi del riscatto e fuggire con il bottino, lasciando l’ostaggio, o gli ostaggi, in casa”. Un gesto, dunque, che fa trasparire una certa disorganizzazione da parte dei malviventi: “Non mi sembrano persone ben organizzate- afferma ancora Bruno – E questo mi fa pensare che sia gente pronta a tutto che, magari, ha improvvisato un rapimento sull’onda del momento. Tutto questo li rende ancora più pericolosi”. Teme che i rapitori, sentendosi braccati, possano spaventarsi e magari compiere atti impropri? “Esatto- dice ancora Bruno- potrebbero sbarazzarsi di Calevo, qualora sentissero avvicinarsi gli investigatori”. Del caso si stanno occupando i carabinieri del Ros che hanno lasciata aperta ogni pista ma che propendono per l’ipotesi di un sequestro di persona a scopo estorsivo dopo una rapina degenerata. Una situazione delicatissima, fanno sapere gli inquirenti. ore di angoscia per la famiglia, in attesa di avere notizie di Andrea o anche solo una telefonata in cui si espliciti un riscatto: “ I casi sono due- aggiunge Bruno- o si fanno sentire fra tre o quattro giorni, oppure, lo devono lasciare andare….O la terza ipotesi è che sia successo qualcosa di veramente grave”.