«Più affetti. Meno affettati». È una provocazione a ripensare l’impostazione di cena della Vigilia, pranzo di Natale e cenone di San Silvestro. La proposta? Stop ad abbuffate e a bevute smodate. Largo a un modo nuovo di far festa. Tra i suggerimenti, mettere in tavola più cose buone, lasciando libero ciascuno di gustare ciò che preferisce. Abolire la sequenza interminabile di portate, che mortifica il gusto, rovina la giornata a chi lavora in cucina, e sfinisce i più piccoli che non ne possono più di stare seduti. Dare spazio a musica, canto, gioco. È un invito quindi a sostituire una volta per tutte il classico menu delle feste che prevede più portate con antipasti, primo, secondo e dessert (con formaggi e dolci) con un pasto o una cena che preveda in un primo momento antipasti e assaggi vari di cui ognuno possa servirsi a piacimento e in quantità desiderata. E un secondo momento, con zuppe, insalate e specialità più “robuste”.
Durante i festeggiamenti poi, che il piatto importante sia uno solo, una “perla” che segni quella festa. Il resto siano solo assaggi di contorno. Nel caso ci si orienti su una faraona ripiena, ad esempio, si celebri la faraona con i contorni rinfrescanti di almeno tre verdure (una cotta e due fresche), ed i vini adeguati. Ma non si ceda a far diventare importante anche il primo, che forse è un piatto in più nell’economia del menu natalizio. Soprattutto si aboliscano le paste ripiene. La farcia nasce come recupero del piatto importante della festa, con le carni avanzate che vengono avvolte nella pasta. Quindi, nel caso si volessero gustare agnolotti o tortellini, queste specialità siano invece la golosità del giorno dopo.
Piatto dopo piatto, di solito, subentra la noia? Ebbene che in casa ci sia musica, possibilità di giocare insieme, spazi dove i fumatori possano godersi un sigaro senza dar fastidio agli altri. I vini? A Striscia la Notizia, su Canale 5, domenica scorsa Michelle Hunziker ha presentato L’Ascolto del vino (Comunica Edizioni), dicendo che è libro che può essere elegante regalo di Natale, ma soprattutto guida preziosa alla degustazione, visto che ci sono oltre 1.000 vini suggeriti. Come sequenza? Bollicine per cominciare. Poi, fatta eccezione per chi decide di godersi spumante o champagne a tutto pasto, un vino bianco, quindi un vino rosso.
A chiudere un vino dolce leggero, un Asti, un Fior d’Arancio, una Malvasia, un Brachetto. Al bando i vini passiti. A fine pasto non fanno altro che appesantire ulteriormente un pranzo o una cena già abbondante. Gino Veronelli, non a caso, li definiva “vini da conversazione” o “vini da meditazione”, non da fine pasto, appunto. Ultimo, ma non ultimo, con panettoni, pandori o dolci, non un brut (è un errore, l’abbinamento darebbe al palato sensazioni disarmoniche), ma Asti spumante o Brachetto. E ricordatevi di estrarre il tappo con delicatezza. Il botto mette allegria, è vero, ma attenzione perchè se il tappo scappa di mano e va a colpire qualche commensale la festa è finita. Buon Natale!