Mariano Bella sembra quasi infastidito dalle notizie che circolano sul crollo dei consumi di Natale degli italiani: «Hanno sparato un mucchio di balle e non capisco in base a quali dati, a quali fonti». Mariano Bella è il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio e quindi può considerarsi un’autorità in materia, un competente che guarda attentamente i comportamenti degli italiani che stanno attraversando un periodo di crisi economica e finanziaria che non ha precedenti.
C’è chi ha parlato di un 40% in meno per le spese di Natale. Si dice che abbiano tenuto il settore alimentare e quello dei giocattoli, ma sembrano precipitati i consumi dell’abbigliamento. Cosa ne pensa?
Sono stime fatte a casaccio che, divulgate in questo modo, non hanno alcun senso e, a mio parere dovrebbero pure essere punite. Sa quando si potrà sapere il risultato dei consumi di Natale? Un dato preciso si potrà avere verso la fine febbraio. E allora si potrà ritrovare anche sui nostri resoconti e pure sull’Agcom, l’Authority che al momento non ha comunicato nulla, perché non può comunicare assolutamente nulla.
Sta dicendo che al momento non esiste una statistica ufficiale da cui trarre delle conclusioni?
Esattamente, non esiste alcuna statistica fatta con criteri scientifici e quindi che si possa definire ufficiale. Noi abbiamo fatto solo un sondaggio a fine novembre sulle intenzioni di acquisto per le feste natalizie. È un sondaggio abbastanza sofisticato, che interroga un campione di italiani rilevante, ma è pur sempre un sondaggio sulle intenzioni di acquisto.
Che indicazioni vi ha dato questo sondaggio?
Il campione di italiani che abbiamo interpellato indicava che nel settore degli alimentari e dei giocattoli ad esempio c’era una sostanziale tenuta. Mentre è vero che in altri settori, come quello dell’abbigliamento in genere, c’era chi stavolta si è preoccupato di risparmiare. Del resto è evidente che con la crisi economica e con la manovra che è stata fatta, anche il Natale non può sfuggire alla constatazione che con un reddito decrescente non si spende in alcuni beni di più lunga durata, oppure non ci si concede un regalo ritenuto più sofisticato.
Siete arrivati a una prima stima complessiva?
Sì, tenendo in considerazione tutto quello che le ho detto, l’indicazione finale approssimativa considerava una contrazione dei consumi intorno all’1%. Realisticamente, io credo che la contrazione dei consumi possa essere compresa, tenendo conto dei vari comparti di spesa, tra l’1% e il 4%.
In genere quando si concentrano le spese per le feste di Natale e di Capodanno?
Quella che si deve ben esaminare è la seconda settimana di dicembre. Quello è uno “spaccato” significativo”. È in quel momento, in quel periodo, che si vede la disponibilità ad acquistare, a fare regali, insomma a consumare per prepararsi alle feste.
In base al sondaggio di fine novembre, quando già lo spread, la crisi economica e la successiva manovra del Governo, consigliavano di fare bene i conti nelle proprie tasche, che atteggiamento avevano gli italiani?
Sembravano certamente preoccupati, ma erano anche reattivi, per nulla rassegnati. Fatto che, per esperienza, ho rilevato anche in altre circostanze simili. È una caratteristica degli italiani quella di saper risparmiare al momento giusto, di usare la necessaria prudenza in alcune circostanze, di avere molto realismo e di sapersi adattare. Non ho trovato, in base al sondaggio di fine novembre, un popolo di “depressi”. Piuttosto di persone responsabili che sanno di attraversare un momento difficile, ma che ugualmente si adattano a festeggiare, magari in modo più sobrio, Natale e Capodanno.
Quindi nessun disastro annunciato o da annunciare?
No, quello che si dice in giro al momento è pura fantasia. È evidente che ci sia un trend decrescente per i consumi. Ma questa non è una scoperta di oggi.
(Gianluigi Da Rold)