Dal 25 maggio scorso gli irlandesi hanno scelto al 66% di riformare la legge sull’aborto abrogando l’articolo 8 della Costituzione che poneva il principio di equiparazione fra diritto alla vita della madre e del nascituro. Le interruzioni di gravidanza ora saranno maggiormente possibili e opzionabili nelle strutture ospedaliere irlandesi: «una rivoluzione silenziosa», l’aveva chiamata nei giorni immediati dopo il voto il premier liberale Leo Varadkar che oggi torna a far discutere sulla vicenda imponendo a tutti gli ospedali di ispirazioni cattolica di non potere avere obiezione di coscienza a carattere generale. «Gli ospedali cattolici irlandesi dovranno eseguire gli aborti appena entreranno in vigore le nuove leggi sull’interruzione di gravidanza post referendum», ha spiegato il Primo Ministro di Dublino. Ha ricordato come non verrà lesa l’obiezione di coscienza “personale” di medici, infermieri e personale sanitario, ma «le intere istituzioni non avranno questa possibilità di obiezione di coscienza». Il governo sta elaborando una legislazione che consentirà a qualsiasi donna di richiedere un aborto fino a 12 settimane, e con un “periodo di riflessione” consentirà l’aborto in casi estremi tra le 12 e le 24 settimane. «Non sarà, tuttavia, possibile per gli ospedali finanziati con fondi pubblici, non importa chi sia il loro mecenate o proprietario, di scegliere di non fornire questi servizi necessari che saranno legali in questo stato una volta che questa legislazione è approvata dal Dail (Parlamento) e Seanad (Senato)», ha concluso il Primo Ministro Varadkar.
ALTON (CAMERA DEI LORD), “IRLANDA SI PENTIRÀ”
Il Governo legittima un cambio di passo, una “rivoluzione” che fa emergere il non più grado di “cattolicissima” Irlanda come poteva essere fino ad una decina di anni fa. Il referendum ha sancito che la nuova legislazione potrà consentire alle persone addette negli ospedali di poter scegliere sull’aborto in base alla loro coscienza e convinzione religiosa, ma non potranno farlo le istituzioni private o pubbliche che siano. «Così, come è il caso ora nella legislazione per la protezione della vita durante la gravidanza legge 2013, ospedali come per esempio Holles Street, che è un ospedale cattolico, la Mater, St Vincent e altri saranno tenuti, e ci si aspetta che svolgano qualsiasi procedura che è legale in questo stato e che è il modello che seguiremo», ha spiegato ancora alla Bbc il premier irlandese. Qualche giorno fa dall’Inghilterra, maestra nella secolarizzazione in termini di questioni etiche, ha tuonato un esponente di spicco della Camera dei Lord, David Alton parlando davanti a centinaia di persone a Clitheroe in occasione della marcia per la vita in quelle località. «Chiunque ama l’Irlanda e il suo popolo oggi si sente a disagio. Ogni aborto è una tragedia. L’Irlanda si pentirà di avere seguito l’esempio inglese, dove ogni tre minuti si verifica un aborto e il 90 per cento dei bambini con Sindrome di Down vengono abortiti». Vedere persone in strada che festeggiano ed esultano per il referendum sull’aborto è qualcosa di triste secondo Alton che denuncia, «Rasenta l’oscenità che delle persone festeggino un evento che porterà a porre fine a vite innocenti. Lo spettacolo della folla riunita nel castello di Dublino, dove una volta le masse si riunivano per assistere alle esecuzioni pubbliche dei prigionieri, è stato disgustoso».