NEW YORK — Ancora sparatorie, ancora violenza, ancora morti innocenti. Questa volta la tragedia è avvenuta in una clinica di Colorado Springs, una delle centinaia affiliate alla Planned Parenthood, un’organizzazione non profit che offre servizi di “salute riproduttiva”. Autore del crimine tale Robert L. Dear, un cinquantasettenne del quale al momento non si sa praticamente nulla. Per gli americani, che sanno bene cosa sia la Planned Parenthood, è inevitabile che il primo pensiero che viene alla mente sia quello del gesto folle di un giustiziere antiabortista. Planned Parenthood è appena uscita, un po’ malconcia, da una violenta polemica in merito al presunto utilizzo di feti abortivi venduti per vil denaro.
Non che l’America avesse bisogno di altra benzina sul fuoco di uno dei temi che più la dividono, l’aborto. Da oltre quarant’anni l’aborto rappresenta lo spartiacque ideologico più insormontabile della nostra società, il motivo sufficiente ed adeguato per sostenere un politico e maledirne un altro, dal rappresentante comunale fino al presidente degli Stati Uniti. E poco importa che su mille altre questioni costui si trovi agli antipodi di una concezione cristiana della vita. Certo, non c’è nulla di più centrale della sacralità della vita, il dono più grande che riceviamo. Troppo spesso però questa difesa della vita si manifesta in forme tutt’altro che amorevoli nei confronti di chi la pensa diversamente. È successo in passato e, chissà, magari anche ieri a Colorado Springs.
Obama, sempre più incerto e titubante, ieri non se l’è proprio sentita di ventilare l’ipotesi di un’azione antiabortista. Ha preferito rilanciare il suo appello per una normativa che regolamenti, limiti l’accesso alle armi da fuoco. Un appello legittimo, ma fiacco, inadeguato. Oggi tutti i tentativi di risposta alle tante tragedie e sofferenze che ci affliggono appaiono inadeguati. L’aborto è un male, prendere un’arma da fuoco e uccidere chi capita è un male, ma “il male” è qualcosa che viene prima. E non è qualcosa presente solo negli altri. C’è chi impedisce al dono della vita di fiorire su questa terra, ma c’è anche chi uccide in nome della legge e della giustizia. C’è infine chi pensa di poter rimanere fuori da tutto questo.
La scia di sangue che copre il nostro paese da una costa all’altra ci chiede un amore alla vita di cui non siamo capaci. Ne abbiamo un infinito bisogno ma non ne siamo capaci.
Non possiamo più fare a meno di chiederci chi ci libera dal male.