Claudio Borgarelli, nipote di Albano Crocco, l’uomo decapitato e trovato cadavere a Lumarzo, in provincia di Genova, sarebbe al momento il solo ad essere stato iscritto nei giorni scorsi nel registro degli indagati, ma non l’unico sospettato. A rivelarlo è il sito Today.it, secondo il quale gli inquirenti che indagano sul caso di Crocco si stanno concentrando anche su altri due soggetti ritenuti sospettati e che in passato, al pari del nipote, avrebbero avuto alcune liti con la vittima. Non solo: i sospettati avrebbero anche un profilo compatibile con quello dell’assassino che avrebbe prima sparato alcuni colpi di fucine ad Albano Crocco, colpendolo alla nuca e successivamente decapitato con grosso coltello quando l’uomo era ancora vivo, tagliando la testa con pochi ma decisi colpi netti. I sospettati, tutti compreso il nipote Claudio Borganelli, avrebbero dimestichezza con grosse armi da taglio. Non è un caso se nell’abitazione del solo indagato sono stati rinvenuti coltelli, armi da fuoco e un machete, ritenuti subito molto sospetti.
Non è ancora risolto il caso di Albano Crocco, l’infermiere in pensione di Lumarzo, nel genovese, letteralmente decapitato nei giorni scorsi mentre era nei boschi per funghi. L’uomo era scomparso misteriosamente lo scorso martedì, quando la sua famiglia aveva manifestato una certa preoccupazione in seguito al suo mancato rientro a casa. Le ricerche si erano concluse con la scoperta macabra: il cadavere di Albano Crocco privo della testa, decapitato con alcuni tagli netti, probabilmente con un grosso coltello simile ad un machete. Nelle passate ore sono emersi ulteriori dettagli in merito alla sua tragica fine, resi noti dai risultati dell’autopsia. In base a quanto rivelato dal sito Today.it, il 68enne sarebbe stato decapitato quando era ancora vivo. Nel dettaglio, il suo killer lo avrebbe ucciso con un’arma da taglio affilatissima che gli ha letteralmente tranciato via la testa mentre la vittima tentava invano di difendersi dall’aggressione violenta. Sempre dall’autopsia era emersa la presenza di pallettoni alla nuca, a testimonianza che Albano Crocco era stato colpito anche da un fucile. Questi colpi, tuttavia, sarebbero avvenuti prima della sua decapitazione ma non lo avrebbero ucciso. A quel punto l’ex infermiere in pensione aveva cercato di dimenarsi ma l’aggressore – probabilmente lo stesso che lo aveva prima colpito con i colpi di fucile – lo avrebbe ferito anche alla mano destra. Sono serviti due, forse tre colpi al suo assassino prima di decapitare Crocco e trascinarlo successivamente per alcune centinaia di metri e gettare il suo corpo in un dirupo. Gli investigatori avrebbero confermato questa tragica ricostruzione anche alla luce delle tracce di sangue della vittima lungo il percorso e del ritrovamento del suo cellulare e del portafogli. Per l’omicidio di Albano Crocco sarebbe stato indagato il nipote Claudio Borgarelli, con il quale la vittima in passato aveva avuto alcune liti in merito allo smaltimento di detriti nei rispettivi terreni. L’auto di Crocco era stata parcheggiata proprio nei pressi dell’abitazione dell’indagato la stessa mattina in cui è scomparso. Per ora la sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbe da considerare un atto dovuto alla luce di alcune armi da sparo (regolarmente detenute) e da taglio nella sua abitazione ed ora soggetti alle analisi dei Ris.