Cane assassino, la colpa è del padrone che diventa autore di omicidio colposo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, una sentenza che si spera possa far pensare e agire diversamente molti proprietari di cani potenzialmente pericolosi lasciati liberi di girare e autori spesso di terribili uccisioni. L’episodio in particolare che ha motivato la sentenza dell’alta corte è quello a carico di un uomo di 40 anni, pugliese, G.M., i cui due pitbull il 15 aprile del 2002 avevano aggredito e ucciso ben due persone. All’uomo è stata convalidata e confermata la sentenza che lo puniva per omicidio colposo: la pena non è specificata, ma si legge nella sentenza il riferimento all’articolo 589 che prevede anche dodici anni di reclusione. La colpa della persona è di non aver adeguatamente custodito i due animali lasciati liberi in campagna e autori del terribile assalto mortale. L’uomo si è difeso, ricorrendo alla Corte d’appello, sostenendo che nella notte precedente l’assalto alcuni ignoti tentando di rubargli l’automobile avevano lasciato aperto il cancello della sua abitazione, facendo così uscire all’aperto i due pitbull. Dunque la responsabilità di quanto accaduto non era a lui imputabile, secondo la difesa, ma per la Cassazione non è così. La sentenza della Cassazione apre un precedente: d’ora in avanti i proprietari di animali che uccidono sono da considerarsi responsabili di omicidio. Un precedente che forse farà sì che i proprietari di animali molto pericolosi come appunto i pitbull rispettino la legge che prevede attenzione e cura costante dei loro cani. Sono infatti non pochi i casi analoghi che si verificano in tale senso, quelli più terribili coinvolgono spesso piccoli bambini o addirittura neonati lasciati nelle vicinanze di cani di proprietà della stessa famiglia. In particolare il cosiddetto american pitbull terrier, è considerato il più temibile in quanto cane allevato da decenni come animale da combattimento. Discende dagli antichi molossi che i romani usavano nei loro combattimenti sanguinari e nonostante le leggi che lo vietano, viene tutt’oggi usato in combattimenti illegali nei quali si fanno scommesse.
L’animale ha la particolarità di affezionarsi a un sola persona nel corso della sua vita, anche se appartiene a famiglie composte da più persone, e alla difesa di questa unica persona ha la tendenza a dedicare tutta la sua esistenza.