RIO DE JANEIRO – Ma l’avete visto con quella Madonna in braccio? Passeggiare sui marmi del Santuario di Aparecida, come se avesse tra le mani il tesoro più prezioso, guardarsi in giro circondato da sacerdoti in camici candidi, al centro di quella croce di mattoni, edificata con il sudore e la fatica di milioni di pellegrini, resa sacra dalla cera di centinaia di migliaia di candele. Stringerla come le anziane del popolo quando portano la statue acquistate sulle bancarelle a farle benedire, per poi issarle come trofei sugli altari casalinghi, Regine e Patrone verso cui alzare gli occhi nei momenti di sconforto.
La statua nera affogava nel bianco di quell’omone di 76 anni, dondolante sui piedi piatti, spiccio nella liturgia solenne del luogo, catturato dalle facce belle e segnate dei fedeli, innamorati come lui di Maria. L’aveva voluta lui quella tappa, fortemente. Ha sfidato il mal tempo, affrontato due trasbordi e poi raggiunto la Basilica assediata dai pellegrini, nel bagno di folla che è un rito obbligato tra le chiese sotto l’equatore. E poi si è inginocchiato nella cappella dei dodici Apostoli davanti all’immagine di Nossa Senhora da Conceicao, per pronunciare una nuova preghiera.
È un pontefice ben educato, Bergoglio, esordisce sempre con un “Buongiorno” e un “Buonasera” e poi bussa prima di entrare. Lo ha fatto con il cuore dei brasiliani, lo fa a casa della Madre di Dio, prima di mettere i giovani del mondo e il popolo latino americano sotto la sua protezione. Bussa e Lei apre per mostrare il Figlio. Bussa per dire “Mostraci Gesù”. Bussa per dire “Io ci sono, guarda un po’ chi ti ho portato”. Che la Madonna lo ascolti è indubbio. Eppure c’è ancora in questa Chiesa in missione, qualcuno che non si fida, che tentenna, che cede al pessimismo.
Ed ecco il programma, sempre in tre gesuitici punti, pensato da Francesco: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio e vivere nella gioia. Speranza perché se anche il Drago torna all’attacco, insidia e minaccia la Chiesa, Dio è più forte. Una certezza che Bergoglio vuole consegnare ai ragazzi della Gmg, quei giovani più esposti all’insidia degli idoli della modernità, prede facili della solitudine e del vuoto. “Fidiamoci di Dio – ha detto – in mezzo alla difficoltà agisce e ci sorprende”. E toglietevi quella faccia da funerale, ha aggiunto, il cristiano non è mai triste. E bastava guardare lui, quando finalmente è riuscito ad infrangere la distanza creata dagli spazi immensi della Basilica di Aparecida e si è affacciato per sorridere alla folla. Scoppiava di contentezza quando additava la statua della Madonna, chiedendo preghiere e impartendo benedizioni. Lui e il popolo, il pastore con l’odore delle pecore addosso e la povera gente che viene a chiedere grazie, il devoto tra i devoti, sotto lo sguardo della Vergine: l’ha applaudita come un bambino, quando l’ha innalzata sopra un podio.
È venuta fuori quella fede semplice e profonda che accompagna le grandi vicende della storia ecclesiale, intrecciando i rosari sciorinati tra i banchi dalle vecchie contadine alle riflessioni dei teologi. Una fede popolare. Anzi popolarissima. Ma autentica. Un Papa che sa cosa vuol dire fidarsi di qualcuno, della Madonna, di Gesù, di Dio, ma anche del proprio cuore tenero e appassionato. E ovvio che conquisti: che stringa la statua di Maria al petto affannato, con una intimità che non perde in venerazione, o stritoli in un abbraccio un tossico sulla via della redenzione, come è accaduto nell’ospedale di Sao Francisco, a Rio, nel pomeriggio di ieri, esibisce una umanità piena, avvolgente, attraente. Tanto più affascinante quando rivela l’origine popolare, l’umiltà connaturata, l’assoluta fedeltà alla propria indole.
E pensare che solo sette anni fa, quell’uomo in bianco era stato il relatore di uno degli appuntamenti più complessi e discussi dell’episcopato latino americano. Rigoroso e attento nell’esaltare la “modalità legittima” di vivere la fede attraverso la pietà popolare, le tradizioni, la sintesi culturale tra cristianesimo e identità storica. Ma anche nell’invitare la Chiesa a farsi “prossima”, per riempire di Dio la vita dell’uomo. È la Chiesa che abbiamo visto ad Aparecida. La Madonna sotto il braccio e il cuore contento.