Il Tribunale Penale di Roma, in accoglimento della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha escluso ogni responsabilità di Ettore Gotti Tedeschi nell’operazione che aveva portato nel 2010 la magistratura a sottoporre a sequestro 23 milioni di Euro dello IOR per la violazione della normativa anti riciclaggio. In particolare, come si legge in un comunicato diffuso dagli avvocati Fabio Marzio Palazzo e Stefano Maria Commodo, nei provvedimenti si rileva che l’indagine della Procura della Repubblica non è stata motivata dalla violazione meramente formale alla normativa antiriciclaggio, ma partiva dalla convinzione che il suo mancato rispetto da parte dei responsabili dell’Istituto potesse permettere che lo IOR potesse facilmente divenire un canale per lo svolgimento di operazioni illecite di riciclaggio di somme di denaro provento di reato, attraverso l’azione di correntisti IOR compiacenti.
E’ stato inoltre appurato che “la violazione della normativa da parte dei dirigenti operativi dello IOR non era episodica, ed essi avevano la consapevolezza di quali problemi tale disapplicazione potesse comportare (rischio riciclaggio)”, e anche che Ettore Gotti Tedeschi non solo era totalmente estraneo al modus operandi posto un essere dalla dirigenza operativa dell’Istituto, “ma che ha chiaramente operato per raggiungere un regime giuridico improntato a criteri e regole tali da scongiurare il ripetersi dei comportamenti dei dirigenti dello IOR, omissivi ed ostativi all’adempimento degli obblighi di adeguata verifica rafforzata”. Si legge quindi che “non appaiono riconducibili a Gotti Tedeschi gli sviluppi sul piano normativo, interpretativo ed organizzativo susseguenti all’introduzione della nuova normativa del 2012, che sono stati oggetto, com’è noto, di contrastanti letture, anche in sede di organismi internazionali”.
Quanto è emerso dall’indagine della Magistratura è inoltre “incompatibile con le contestazioni mosse al Presidente Gotti Tedeschi dai Consiglieri di Amministrazione dello IOR apparendo tali addebiti infondati e palesemente strumentali al fine di rimuoverlo dal suo incarico, ricoperto dallo stesso con professionalità e efficacia, tanto da conseguire risultati prestigiosi a livello di riconoscimento da parte di organismi nazionali ed internazionali, tanto è vero che grazie al suo operato ed alla credibilitàche aveva conferito all’Istituto, la stessa Procura della Repubblica di Roma aveva restituito allo IOR i 23 milioni precedentemente sequestrati”.
Anche l’addebito mosso dai Consiglieri a Ettore Gotti Tedeschi di non aver saputo interagire con il Management “appare essere stato, oggi con palese evidenza, frutto di un grave errore di valutazione da parte di coloro che non avevano compreso le buone ragioni per le quali il Presidente non aveva riposto fiducia nelle condotte adottate dalla Direzione dell’Istituto, le cui persone oggi non ricoprono più il loro ruolo per le note vicende”.
Nella richiesta di archiviazione si leggono le motivazioni in base alle quali, in data 4 luglio 2013, la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto l’archiviazione nei confronti dell’ex Presidente dello Ior, mentre ha inteso portare avanti l’accusa nei confronti di altri soggetti, ritenuti gli effettivi autori delle condotte incriminate, in ordine alle quali riteneva di aver acquisito documentazione. In sintesi detto decreto di archiviazione, unitamente a vari fatti che verranno di seguito affrontati, “spiega e sancisce inequivocabilmente che il dottor Gotti Tedeschi, nella sua qualità di Presidente Ior ha ben operato, per il bene della Chiesa e secondo il mandato ricevuto da Benedetto XVI, ma che è stato ostacolato nel perseguimento di tale azione dalla Direzione dell’Istituto, di cui si conferma infatti il coinvolgimento nella prosecuzione dell’indagine”. E’ per questa ragione che Ettore Gotti Tedeschi, “dopo un lungo periodo di silenzio ed attesa, ha incaricato i propri avvocati, ora che la vicenda è stata chiarita da una ineccepibile indagine della magistratura italiana, di prendere una serie di iniziative in sede giudiziaria per reagire ai numerosi attacchi mediatici tesi a denigrare la propria figura umana e professionale, essendo deciso a dimostrare anche per le vie giudiziali l’infondatezza delle accuse che gli sono state mosse dai Consiglieri al momento della sua estromissione”.