Sembra di essere tornati agli anni 80, quando il dispiegamento di missili nucleari da una parte all’altra del muro, Italia compresa, generò una paura di massa, almeno per l’occidente, perché quello che succedeva dall’altra parte della cortina di ferro non lo sapeva nessuno. Nacquero, anzi rinacquero i movimenti pacifisti e con essi le dimostrazioni di piazza. Per i più anziani di allora si trattava di una replica di quanto già visto negli anni 50, la stessa paura di una guerra nucleare che con la crisi dei missili di Cuba nel 1962 toccò il suo punto più alto. Adesso, in questo terzo millennio, ci siamo dentro di nuovo anche se i belligeranti sono diversi. L’ultimo regime comunista assoluto rimasto in piedi, la sanguinaria dittatura della Corea del nord, si misura con il nemico di sempre e di tutti, gli Stati Uniti.
A tutto questo naturalmente si aggiunge la paura che i terroristi islamisti possano mettere le mani su ordigni nucleari e usarli per attentati che avrebbero conseguenze catastrofiche. In America la tensione è altissima e la George Mason University ha addirittura vinto un finanziamento governativo per aver preparato uno studio su come reagirebbero gli abitanti di New York nei primi 30 giorni successivi a una esplosione nucleare. Esistono infatti diversi tipi di bombe atomiche, da quelle definite di “defettrenza”, cioè per spaventare il nemico e sconsigliarlo dal fare uso di armi nucleari, che sono quelle più potenti e in mano a Stati Uniti e Russia. Ma si può arrivare anche alla bomba da 10 chilotoni, più piccola di quella usata per Hiroshima ma 5mila volte più potente di quella usata per la strage di Oklahoma City nel 1995, che costò la vita 168 persone ferendone 680. La bomba era piazzata dentro un camion parcheggiato ed era stata fabbricata usando 2300 chilogrammi di fertilizzante a base di nitrato di ammonio miscelato con 540 chili di intrometano liquido e 160 chili di Tovex, un esplosivo che si usa nell’industria estrattiva. Sul sito Vice è stato ricostruito l’effetto di una bomba di questo tipo.
Secondo quanto scritto, una bomba al chilitone di questo tipo causa morte e distruzione nell’arco di circa 2 chilometri dall’esplosione. Se piazzata nel centro di una grande metropoli può dunque causare dai 75mila ai 100mila morti distruggendo quasi del tutto ogni edificio in quell’area. Ma fino a 5,6 chilometri di distanza gli edifici subiscono comunque danni gravissimi che possono causare altri morti e feriti. Tutti coloro che si trovano a due chilometri di distanza dall’esplosione hanno tra i dieci e i quindici minuti per trovare riparo: rimanere per strada significa infatti rimanere colpiti dai detriti degli edifici, scissi in seguito all’esplosione in particelle radioattive piccole come granelli di sale, come una pioggia, la famosa “hard rain” di cui cantava Bob Dylan nell’omonima canzone degli anni 60.
Le radiazioni diffuse sono infatti il secondo grave problema: oltre a portare la morte, provocano scuoiamento della pelle, danni al midollo osseo, embolie polmonari e a lungo termine anche la leucemia. I consigli? Non entrare in macchina perché le particcelle penetrano dai finestrini o dalle lamiere; non stare sui tetti, ma cercare rifugio nei piani bassi per proteggersi grazie al cemento. Meglio di tutto un garage. e la metropolitana. Una volta che si è trovato un nascondiglio, basta circa un’ora perché le radiazioni comincino a diminuire. Nel giro di 24 ore perdono circa l’80% della loro dannosità. Dimenticavamo: se invece a colpire sarà una delle bombe atomiche dell’esercito americano, lasciate perdere tutto quanto. Non si salverà nessuno.