A distanza di quasi due anni e mezzo dagli attacchi terroristici di Parigi, il nome di Salah Abdeslam torna al centro della cronaca internazionale. Il motivo è legato ad un altro attentato realizzato in Francia in nome di Allah nella giornata odierna, in un supermercato di Trebes, nel corso del quale oltre a dire di aver agito per l’Isis ha gridato “Allah Akbar”, aprendo il fuoco, uccidendo tre persone e prendendo degli ostaggi. L’assalitore, prima di essere ucciso, ha chiesto la liberazione di Salah Abdeslam, ma di chi si tratta ed a cosa sarebbe stata legata la sua richiesta? Salah Abdeslam altro non è che un terrorista 28enne francese naturalizzato belga, membro dell’Isis nonché unico superstite degli attentati parigini del 13 novembre 2015. Con lui, nel corso degli attacchi di Parigi c’era anche il fratello Brahim, morto suicida. Salah, in particolare, fu definito il colpevole della drammatica sparatoria nei pressi del Café Bonne Bière e della pizzeria Casa Nostra. Dopo i due assalti tentò la fuga insieme ad altri due terroristi. Ad una settimana dagli attacchi fu avvistato nei pressi di Bruxelles dove, grazie ad un radicale cambio di look tentò di depistare le indagini che tuttavia proseguirono fino al suo arresto, avvenuto solo il 18 marzo dell’anno seguente nella città di Molenbeek al culmine di un’operazione della polizia. Il terrorista, rimasto ferito ad una gamba, dopo gli attacchi terroristici si era rifugiato in un appartamento insieme ad altri insieme ad altri attentatori.
IL CARCERE E IL PROCESSO
In seguito al suo arresto per le stragi del novembre 2015 a Parigi, Salah Abdeslam fu estradato in Francia dove è detenuto nel carcere di Fleury-Mérogis, alla periferia di Parigi. Rimasto in silenzio dal giorno del suo arresto, lo scorso febbraio Salah è tornato a Bruxelles, in un’aula di tribunale, dove si è svolto il suo processo per il tentato omicidio di alcuni agenti di polizia. L’uomo, pur rifiutandosi di rispondere ai magistrati ha così rotto il silenzio asserendo, come rammenta Huffingtonpost: “Quello che constato è che i musulmani sono trattati nel peggiore dei modi, non c’è presunzione d’innocenza”, ma “non ho paura di voi né dei vostri alleati, ho fiducia in Allah”. L’attentatore ed unico superstite ha quindi motivato il suo silenzio spiegando come questo non farebbe di lui “né un criminale né un colpevole, vorrei che ci si basasse su prove scientifiche, non fare dell’ostentazione come i media”. Nonostante le sue parole, la procuratrice federale belga, al termine della sua requisitoria, ha chiesto il massimo della pena pari a 20 anni di reclusione e alla privazione dei diritti civili e politici, al pari del suo complice Sofien Ayari.