E’ stato un Giosuè Ruotolo clamoroso, oggi in aula, nell’ambito del processo sul duplice delitto di Trifone e Teresa e attualmente in corso. Il presunto assassino della coppia ha parlato a lungo confessando per la prima volta di aver creato lui il profilo Facebook anonimo e inviato i messaggi a Teresa in accordo con i due suoi coinquilini. L’imputato, incalzato dalle domande del pubblico ministero Vallerin, come rivela il sito Leggo.it, ha anche negato le liti con una delle vittime, suo ex coinquilino e commilitone: “Io con Trifone non ho mai litigato”, ha ammesso. Nel corso dell’udienza importantissima che si è tenuta oggi e che potrebbe riprendere la prossima settimana, il pm ha anche domandato a Ruotolo la natura dei suoi rapporti con le vittime e come sono evoluti con il passare del tempo, chiarendo anche i motivi della fine dei messaggi e delle conversazioni dalla fine del 2013 e che ha anticipato anche l’incrinarsi della loro amicizia. In aula erano presenti anche i genitori delle vittime, che hanno ascoltato con estrema rabbia le parole di Ruotolo, soprattutto quando ha parlato con tranquillità della creazione del profilo Facebook “Anonimo anonimo”.
Si è svolta oggi una nuova importante udienza del processo per il duplice delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza, nel corso della quale a prendere la parola è stato l’imputato Giosuè Ruotolo. Come rivela il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione online, al cospetto della Corte d’Assise di Udine e incalzato dalle domande del pm Vallerin, l’ex militare di Somma Vesuviana ha finalmente vuotato il sacco ed ammesso: “Si quei messaggi li ho scritti io, d’accordo con i coinquilini Daniele Renna e Sergio Romano”. Il riferimento è chiaramente alla creazione del profilo Facebook “Anonimo anonimo” dal quale sono partiti i messaggi molesti nei confronti di Teresa. Ma quale sarebbe stato lo scopo? E’ sempre Ruotolo a spiegarlo in aula: “Fare sapere che Trifone la tradiva con altre donne”. Ribadito il motivo puramente scherzoso per il quale era nato il profilo anonimo sul social. Giosuè Ruotolo ha quindi ammesso come tutto sarebbe nato in accordo con gli altri due coinquilini Renna e Romano, con i quali aveva deciso di fingersi una ex fiamma del militare pugliese ucciso, Annalisa Martino. A detta dell’indagato, Trifone l’aveva frequentata anche dopo il suo fidanzamento con Teresa. Eppure, nonostante le pesanti parole e le offese rivolte via Facebook in modo anonima a Teresa, dopo l’intervento di Trifone il quale diceva al mittente di come tale intrusione stesse consolidando ancora di più la coppia, Ruotolo in aula ha commentato oggi: “Abbiamo pensato, ecco li stiamo aiutando a rinsaldare il rapporto”. Ma perché arrivare a realizzare un profilo per mettere in cattiva luce l’amico ed ex commilitone’ A spiegarlo è sempre stato il presunto assassino della coppia, che ha aggiunto alla Corte d’Assise: “Volevamo fare a Trifone un dispetto per quello che ci aveva fatto passare durante la convivenza in appartamento”. Il riferimento è ai presunti ritardi nei pagamenti, alla presenza di numerose donne in casa e alle discussioni sulla divisione di spese, rimborsi della caparra ed altri aspetti legati alla convivenza. Secondo la difesa, in merito all’omicidio di Trifone e Teresa, Ruotolo non poteva essere presente sul luogo del delitto.