Nel gergo giuridico si chiama “imputazione coatta” quella decisa oggi dal gip di Milano per Marco Cappato, leader dei Radicali che lo scorso febbraio ha accompagnato in Svizzera Dj Fabo (Fabiano Antoniani) per il suicidio assistito. L’ultimo viaggio verso la morte del dj che per anni è stato malato in seguito ad un incidente gravissimo in moto è stato accompagnato da settimane di durissime discussioni e polemiche con il Paese diviso a metà sulla possibilità o meno di concedere l’eutanasia o quantomeno il suicidio assistito nel nostro ordinamento costituzionale. Marco Cappato si è fatto promotore della richiesta di una legge sul Fine Vita, ben prima del caso Dj Fabo, e quando il ragazzo si è rivolto all’associazione Luca Coscioni ha deciso di portarlo personalmente nella clinica svizzera dove è stato fornito di farmaco letale per potersi dare la dose mortale di fatto addormentandosi. Di ritorno dalla clinica “Dignitas”, in quei giorni di profondo sconvolgimento in tutta Italia, Cappato è andato a consegnarsi alle autorità italiane per quanto aveva fatto: obiettivo mai nascosto del politico radicale è quello di contestare in sede processuale l’articolo 580 del nostro codice penale, quello che punisce chiunque agevoli “in qualsiasi modo” il suicidio.
Oggi è arrivata la richiesta del gip Luigi Gargiulo di imputazione coatta per Cappato: non si tratta di un rinvio a giudizio ma è una ordinanza del giudice che dispone e richiede alla Procura – che aveva chiesto l’archiviazione per Cappato – un rinvio a giudizio per l’indagato. «A stretto giro viene nominato un nuovo gup che fissa una udienza preliminare», si legge nell’ordinamento giuridico. Così avverrà anche per il caso Dj Fabo, con il gip di Milano che ha deciso di respingere la richiesta di archiviazione presentata dai pm Siciliano e Arduini di circa un mese fa. Come testè spiegato, il giudice impone alla Procura di formulare un’imputazione a carico di Cappato in vista della richiesta di rinvio a giudizio. Il motivo? Eccolo spiegato nell’ordinanza del gip: «il principio della dignità umana impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani, e in conseguenza a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni, di un vero e proprio ‘diritto al suicidio», questa richiesta dell’accusa non è stata accettata dal giudice per le indagini preliminari che ribadisce come l’articolo del codice penale italiano non si deve modificare.
Il caso strano vede per una volta accusa e difesa concordi nel voler discutere quell’articolo: in sostanza, si ritiene che vi siano alcuni casi, proprio come Dj Fabo, per cui la legislazione attuale sul suicidio non ne tenga conto. Il gip invece ritiene che l’articolo 580 va benissimo così e che non vi siano dubbi sulla legittimità costituzionale, rispedendo al mittente chi spera di ottenere nuove frontiere per i diritti di autodeterminazione ed eutanasia. Ora si attende la decisione della Procura e soprattutto la reazione di Marco Cappato nella sua persistente battaglia verso l’ottenimento del suicidio assistito legalizzato anche in Italia.